Insegnanti di religione cattolica.
Gli scatti biennali della discordia

da Tuttoscuola, 18.1.2010

Quando i docenti incaricati dell'insegnamento della religione cattolica non avevano prospettive di carriera come gli insegnanti di ruolo, perché non c'era ancora la legge istitutiva del ruolo per i docenti di RC (n. 186/2003), una legge (n. 831/1961) riconobbe loro il diritto di fruire di scatti biennali di stipendio (2,50% per biennio), diversamente da quanto previsto per gli altri docenti con contratto annuale: un diritto sancito poi dal CCNL 95-98 che ha consentito complessivamente di mantenere un surrogato di carriera, in assenza di sviluppi di carriera di cui fruivano tutti i docenti di ruolo.

Quella norma è rimasta anche quando è arrivata la legge 186/2003, ma dal 2003, con il conglobamento della indennità integrativa speciale nello stipendio, gli scatti anzianità (2,50% per biennio) sono stati calcolati solo sullo stipendio. Da quel momento, però, ci sono state divergenze di vedute anche in campo sindacale: da una parte c'era chi rivendicava il diritto dei docenti incaricati di RC a calcolare lo scatto del 2,50% sull'intera retribuzione (compresa l'indennità integrativa speciale); dall'altra c'era chi richiedeva un trattamento identico per tutti gli altri docenti con nomina annuale, invocando anche una particolare disposizione UE che, equiparando la carriera dei docenti con contratto a tempo determinato con quelli a tempo indeterminato, dovrebbe consentire uno sviluppo di carriera per i docenti non di ruolo, come già avviene per i docenti incaricati di RC (non di ruolo).

A ravvivare la polemica per questo trattamento differenziato che violerebbe il principio di uguaglianza, è venuta ora una nota del ministero dell'economia (informativa n. 166 del 28.12.2009) che prevede, a decorrere dal 2003, il riconoscimento a favore dei docenti incaricati di RC del calcolo del 2,50% sull'intera retribuzione, comprensiva, quindi, di stipendio (come già avveniva) e anche della indennità integrativa speciale.

Il trattamento, giuridicamente ineccepibile, non mancherà di riaprire aspre polemiche, anche perché, a quanto sembra, lo stesso MEF non sembra intenzionato ad applicare la norma europea per sviluppi di carriera dei docenti con contratto a tempo determinato. Se CCNL o leggi ad hoc non riusciranno a stabilire il principio di equità, potrebbero pensarci i giudici, come già avvenuto in alcuni casi.