Il Diario di Anna Frank? Ora si scopre
che in quarta elementare è scabroso

di A.G. La Tecnica della Scuola, 15.1.2010

A sostenerlo è l’on. Paolo Grimoldi (Lega Nord) che ha presentato un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Istruzione perché in una pagina del libro, uno dei dieci più letti nel mondo ed introdotto nel programma di una classe primaria di un istituto della provincia di Monza, la giovane ebrea descrive in modo minuzioso le proprie parti intime: ciò potrebbe "suscitare inevitabilmente turbamento". Ma la dirigenza della scuola primaria difende la scelta.

Il Diario di Anna Frank? Fino alla quarta elementare i bambini farebbero bene a non leggerlo. La proposta di impedire l’accesso agli scolari più piccoli di uno dei dieci libri più letti nel mondo ed inserito nel registro Memorie del Mondo dell’Unesco assieme ad altri 34 ”beni”, proviene dall’on. della Lega Nord Paolo Grimoldi: il 15 gennaio il deputato ha presentato, dopo essere stato contattato a suo dire da alcuni genitori, un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini perché nel Diario della piccola Frank, morta poco prima del termine della seconda guerra mondiale in un campo di concentramento dove era stata deportata dai soldati tedeschi, si ravviserebbero delle pagine nelle quali la giovane ebrea descrive in modo particolareggiato le proprie parti intime. Un particolare che per il rappresentante della Lega potrebbe "suscitare inevitabilmente turbamento".

La decisione del deputato leghista è giunta a seguito della decisione di una docente, sostenuta anche dalla preside, dell’istituto “Lina Mandelli” di Usmate Velate, in provincia di Monza-Brianza, di introdurre all'interno del programma scolastico di una delle classi quarte, la lettura del libro in versione integrale. Una lettura seguita, peraltro, dalla riproduzione dell'omonimo film.

Alla base della scelta del testo vi sarebbe la finalità di far leggere ai bambini il valore della pace. Ma l’acquisizione del valore, almeno secondo Grimoldi, rischia di essere pagata a caro prezzo: la versione completa del testo conterrebbe "un passo – dice il leghista - nel quale Anna Frank descrive in modo minuzioso e approfondito le proprie parti intime". Una descrizione che secondo il parlamentare del Carroccio il libro "non è inerente al programma di storia che la classe sta trattando".

La pagina “incriminata” è quella riguardante una lettera datata 24 marzo 1944, stampata a  pagina 220 dell'edizione italiana Einaudi a cura di Frediano Sessi. "La suddetta motivazione - secondo quanto scritto nel documento inviato alla Gelmini - non giustifica per nulla la lettura della versione integrale, in particolare modo la parte relativa ai contenuti a carattere sessuale". Grimoldi chiede quindi un intervento del responsabile del Miur "nei confronti dei soggetti competenti, anche per proporre programmi e letture più consone all'età degli alunni".

A Usmate Velate la forte presa di posizione del deputato della Lega non è stata bene accolta. Secondo la preside della scuola elementare, la docente "avrà fatto di tutto per guidare i bambini nella lettura: l'insegnante non doveva certo chiedere la nostra autorizzazione per la lettura del diario, che è un testo da anni in vendita e disponibile presso tutte le biblioteche per ragazzi". Dello stesso avviso è Claudio Redaelli, dirigente vicario della scuola primaria: "credo che il ministro dell'Istruzione abbia cose più importanti di cui occuparsi".  Le descrizioni sotto accusa, continua, riguardano "termini talmente ingenui, come logico attendersi da una dodicenne degli anni Quaranta, da non destare, soprattutto se mediate dall'intervento dell'insegnante, particolare turbamento in bambini del ventunesimo secolo che in Tv vedono e sentono di peggio". Più diplomatico il sindaco e assessore all'Istruzione, Marilena Riva, che ha dichiarato di ignorare l'episodio in questione: "commenterò solo dopo aver verificato con la scuola quanto accaduto". Ma è possibile, commentiamo noi, che milioni di persone, quelle che hanno letto il Diario di Anna Frank negli ultimi decenni, non si siano rese conto di frasi tanto osé.