Riforma della sucola superiore

Trento. Ricorso straordinario
al presidente della Repubblica

 10.1.2010

A fronte della delibera 2220 della Giunta Provinciale dello scorso 11 settembre e di un “conchiuso” di Giunta del 3 dicembre scorso al quale è stato negato l’accesso poiché considerato “atto riservato”, docenti e genitori hanno presentato tramite l’Avvocato Maria Cristina Osele, un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.

Dopo un primo ricorso al TRGA di Trento presentato da parte di 140 docenti, vista la pervicace volontà di proseguire con un’imposizione di una riforma della scuola, non condivisa, che ignora le contestazioni di docenti, genitori e studenti, un altro gruppo di cittadini, (docenti, genitori e datori di lavoro) a vario titolo coinvolti nelle decisioni in materia di istruzione dell'Esecutivo locale, ha deciso di chiedere l'intervento del Presidente della Repubblica.

Il ricorso oltre a chiedere la sospensione e l’annullamento delle decisioni assunte a livello provinciale, ha valore di testimonianza, anche con lo scopo di investire, attraverso il Capo dello Stato, la stessa Corte Costituzionale. In particolare viene contestata la decisione di sopprimere l’istruzione professionale di Stato, con la quale la Provincia di Trento invade illegittimamente una sfera di competenza legislativa esclusiva dello Stato. Lo Statuto di autonomia, infatti prevede che la Provincia può emanare norme legislative anche in tema di istruzione elementare e secondaria nei limiti dei principi stabiliti dalle leggi dello Stato e lo stesso art. 1 della L.P. 5/2006 “legge Salvaterra” dispone che “le finalità e funzioni del sistema educativo” come delineate dalla legge stessa devono rispettare “l’ambito del sistema educativo nazionale”. La Provincia può intervenire nel rispetto dei principi generali e dei livelli essenziali dell’istruzione, assicurando agli studenti trentini un trattamento analogo a quello riservato agli altri studenti del resto d’Italia.

E’ evidente infatti che, se la decisione della PAT di abolire gli Istituti Professionali fosse attuata, fin dall’a.s. 2010/2011, con iscrizioni in scadenza entro il prossimo 27 febbraio, si verificherebbe una grave disparità di trattamento nel riconoscimento e nella tutela del fondamentale diritto civile e sociale all’istruzione che risulterebbe ingiustificatamente compromesso per gli studenti della provincia rispetto agli altri studenti italiani: in tutta Italia uno studente conserverebbe il diritto di iscriversi in un Istituto Professionale di durata quinquennale, conseguendo un diploma di Stato, mentre in Trentino si troverebbe negata questa possibilità, dovendo accedere a scuole di formazione di durata quadriennale e con impossibilità di acquisire un diploma idoneo all’accesso agli studi universitari.

Il ricorso pertanto, coniugando diverse posizioni personali nel contesto del sistema educativo trentino, risponde all’esigenza di evidenziare con forza l’interesse collettivo di tutti i cittadini a garantire i valori costituzionali dell'eguaglianza, della libertà di circolazione dei lavoratori e degli studenti sul territorio dello Stato, anche in considerazione della eguale spendibilità dei titoli di studio in ambito nazionale. I ricorrenti chiedono al Presidente della Repubblica di sospendere questa decisione, scongiurando in tal modo che la riforma investa le iscrizioni programmate a febbraio, salvando – almeno per ora – l’anno scolastico di prossimo avvio e confidando che nel frattempo siano trovate soluzioni più consone alla tutela del diritto all’istruzione che è un valore da salvaguardare con la forza di tutti coloro che a vario titolo accedono a tale pubblico servizio e ne sono fruitori.