SCUOLA

In pensione a 61 anni,
più danneggiate maestre infanzia

Quasi metà 3.500 donne coinvolte nella 'stretta' sono insegnanti

  ApCOM, 3.1.2010

Roma, 3 gen. (Apcom) - Sono in prevalenza insegnanti della scuola, in particolare maestre d'infanzia e delle elementari, le 3.500 dipendenti statali che nel 2010, in coincidenza con il compimento dei 60 anni, avrebbero potuto accedere alla pensione di anzianità e che invece, per effetto della legge n. 102/09, rimarranno 'bloccate' in servizio per un altro anno: il dato si evince applicando alla stima pubblicata ieri dall'Istituto di previdenza dei dipendenti pubblici le percentuali delle Ragioneria generale dello Stato, rese note a metà dicembre, secondo cui risulta che nel 2008 il 48% delle donne dipendenti della Pa apparteneva alla scuola.

Ciò significa, considerando anche eventuali discrepanze tra medie e numeri reali, che almeno 1.500 dei previsti 3.500 dipendenti di sesso femminile rimasti coinvolti nella 'stretta' (sui 6.000 complessivi che ne avrebbero beneficiato se non fosse entrata in vigore la nuova legge voluta in tempi record dal ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta) saranno unità di personale Ata - amministrativo, tecnico ed ausiliario - che operano nell'ambito scolastico, ma soprattutto docenti.

In prevalenza lo slittamento pensionistico al 2011 riguarderà le maestre delle scuola per l'infanzia, dove solo lo 0,5% è rappresentato da insegnanti uomini, e della scuola primaria, dove il 96% dei docenti sono donne. Sempre sbilanciato, ma con percentuali meno macroscopiche, il rapporto negli istituti secondari di primo grado (dove il 77,8% degli insegnanti è di sesso femminile) ed in quelli di secondo grado (62,3% contro il 37,7% di sesso maschile).

Come tradizione, la presenza femminile nel settore scolastico, dove l'età media dei docenti di ruolo risulta essere di 53 anni, è particolarmente accentuata: a fronte di una percentuale media di donne, sul totale dei dipendenti di ruolo nella pubblica amministrazione, pari al 55%, il dato nella scuola si eleva di quasi 30 punti (sfiorando l'84%).

Considerando, poi, che nel comparto istruzione (dalla materna alle superiori) operano quasi un terzo di tutti i dipendenti della Pa (1 milione e 100mila su circa 3,5 milioni), si evince che il numero di donne lavoratrici della scuola supera oggi la considerevole cifra di 900mila unità.

 

Nel 2011 sale anche soglia accesso anzianità: 60 anni e quota 96

La legge n. 102/09, introdotta a seguito della sentenza della Corte di Giustizia Europea, del 13 novembre 2008, che ha condannato i paesi come l'Italia per l'iniquità della legge che permette alle donne di accedere alla pensione cinque anni prima degli uomini, prevede che dal 1° gennaio 2010 l'età anagrafica richiesta alle lavoratrici iscritte all'Inpdap per il pensionamento di vecchiaia passi da 60 da 61 anni.

Lo stesso istituti nazionale della previdenza ha anche precisato che "il personale femminile a tempo indeterminato che entro fine 2010 compie 61 anni di età matura il diritto alla pensione di vecchiaia dal 1° settembre, a condizione che il requisito minimo contributivo sia comunque raggiunto entro il 31 agosto".

La nuova legge prevede, inoltre, un graduale innalzamento dell'età minima per la pensione di vecchiaia delle donne in servizio presso una delle amministrazioni dello Stato: ogni due anni, a partire sempre dal 1° gennaio 2010, si incrementerà la soglia di un anno fino a raggiungere l'equiparazione con gli uomini nel 2018. Continuerà a mantenere il requisito dei 60 anni solo personale femminile delle forze armate.

Come rimangono inalterate le norme che regolano le pensioni di anzianità: sulla base della legge di riforma n. 247/07, cosiddetta Damiano-Prodi, i requisiti prevedono che fino al 31 dicembre 2010 per i dipendenti pubblici la quota complessiva minima (somma degli anni di servizio e di età) sia a quota 95, con un'età anagrafica non inferiore a 59 anni (per gli autonomi quota 96 con minino 60 anni di età).

Nel biennio successivo entrerà in vigore quota 96: per i lavoratori dipendenti l'età anagrafica non dovrà esser inferiore a 60 anni (mentre per gli autonomi quota 97 con almeno 61 anni). Dal 2013 i dipendenti statali che vorranno lasciare il servizio precocemente dovranno aver accumulato 97 anni (minimo 61 anni di età e un anno ancora in più sarà richiesto agli autonomi), con addirittura uno slittamento di un anno, sia per la parte contributiva e sia per quella di anzianità anagrafica.

Gli unici che potranno prescindere da tali vincoli saranno i lavoratori con 40 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica, e quelli che hanno svolto attività usuranti (quindi scuola esclusa), ai quali continueranno a bastare 57 anni di età e 35 di contributi.