''Non tagliare la geografia'':
11mila firme contro la Gelmini
L'appello del presidente dell'Aiig: "Una materia
indispensabile per capire il mondo".
Michela Rossetti
Il
Salvagente,
29.1.2010
“Confondere Haiti con Tahiti, non sapere dove sono i Pirenei. La
Patagonia? Non ne parliamo”: Gino De Vecchis (foto sotto),
presidente dell’Associazione italiana insegnanti geografia (Aiig) e
professore presso il dipartimento di Geografia umana de “La
Sapienza”, non fatica a trovare esempi che dimostrino la scarsa
conoscenza dei nostri studenti in materia.
E in futuro sarà sempre peggio.
I nuovi regolamenti della riforma scolastica targati Gelmini - in
via di approvazione definitiva nei prossimi giorni - prevedono
infatti un drastico ridimensionamento, quando non la cancellazione,
della geografia nelle superiori.
Mappe e cartine saranno totalmente eliminate negli istituti
professionali e in alcuni tecnici, come il vecchio nautico. I licei
classici? Sparite le due ore settimanali, peraltro relegate ai soli
primi due anni. In futuro la geografia e la storia (sempre due ore)
saranno “accorpate”, per un totale di 3 ore in tutto.
Ma l’Aiig promette battaglia, e sul suo
sito ha lanciato una
raccolta firme a cui in soli 10 giorni hanno aderito oltre
11mile persone.
“La situazione per la geografia è già drammatica così com’è, con
questa riforma dell’ultima ora – tra l’altro totalmente inaspettata
– sarà sempre peggio”, commenta il presidente.
Professore, ma non basta studiarla alle
medie e le elementari? Sono veramente così importanti le due ore -
per dire – nel biennio del liceo classico?
Non è così semplice. Come dicevo, la situazione già oggi non è
rosea. È migliorata rispetto a decenni fa, certo, ma basta parlare
con qualche studente per capire che così non va.
Noi come associazione ci battiamo da tempo per migliorare lo studio
della geografia nelle nostre scuole. Ma per farlo davvero servirebbe
l’appoggio del Ministero: corsi d’aggiornamento, programmi più
completi.
Peggiora così tanto la situazione con qualche ore in meno? Se la
materia si elimina totalmente e si riduce – in un quadro già carente
– sì.
Con la riforma Moratti la geografia dell’Italia si studia oggi solo
alle elementari, mentre alle medie si lavora sull’Europa e il mondo.
Con la riforma Gelmini i ragazzi usciranno a 18 anni avendo studiato
la geografia del nostro Paese solo prima dei 10 anni.
Vogliamo davvero un futuro così?
Che significa contare su ragazzi che conoscono il territorio in cui
vivono?
Ci sono due tipi di aspetti per cui la geografia è importante. C’è
uno studio di tipo nozionistico, come sapere gli affluenti del Po, o
le capitali.
Non è una parte molto amata dagli studenti. E per alcuni versi è
affrontata in modo eccessivo, e inutile.
Serve però nel complesso a dare un’idea di com’è fatto il nostro
Paese. Ed è una conoscenza fondamentale. Serve a mettere in
relazione i fatti locali, significa conoscere il territorio dove
viviamo.
L’altro aspetto?
Ci dà gli strumenti per interpretare i fenomeni che ci circondano.
Si parla tanto di globalizzazione, di immigrazione, cambiamenti
climatici. Come posso inquadrarli e capirli se non so com’è fatto il
mondo?
La geografia ci aiuta a capire dove viviamo, ed è utile anche nel
quotidiano.
Le faccio un esempio: se devo fare un viaggio da Roma a Milano mi
serve una cartina, ma non basta una qualunque. Mi occorre una con
cui si possa vedere il percorso completo, con la scala di grandezza
corretta. E magari poi devo anche saperla leggere, quella cartina.
Come posso farlo se nessuno me lo ha insegnato?
L'Aiig ha lanciato una raccolta di firme in
rete per salvare la geografia nelle scuole. E già sono nati alcuni
gruppi su Facebook per sostenere l’iniziativa.
Contate di poter modificare la riforma?
Ci speriamo.
Per ora, siamo davvero soddisfatti del riscontro avuto. Nella prima
settimana abbiamo raccolto 10mila firme. Tra cui Ilvo Diamanti, il
rettore dell’università della Calabria Gino Latorre, l’architetto
Paolo Portoghesi.
Ci ha colpito anche l’eterogeneità delle adesioni: dai grandi nomi
alle casalinghe e i pensionati: un successo inaspettato.