Alunni stranieri al 30%: Adriana Bizzarri, Cittadinanza Attiva 16.1.2010 In merito alla recente Circolare emanata l' 8 gennaio dal Miur, “Indicazioni e raccomandazioni per l'integrazione di alunni con cittadinanza non italiana“, riteniamo vada apprezzato lo sforzo di fornire delle indicazioni di carattere nazionale, dotate di una loro coerenza ed organicità ma non possiamo non evidenziare limiti, dubbi ed interrogativi che non trovano risposta pure ad una attenta lettura dell'intero testo e conducono inevitabilmente a considerazioni e questioni di carattere più generale. Un rischio evidente
La Circolare prevede che le iscrizioni
dei minori non italiani per classe dal prossimo anno scolastico non
dovranno superare il 30% degli iscritti. Un limite di fondo
Questa circolare sottolinea diversi aspetti
legati al fatto di favorire il più possibile non solo l'inclusione
degli alunni non italiani ma anche la loro scolarizzazione (almeno
dell'obbligo) anche per prevenire una serie di criticità, quali ad
esempio la dispersione, l'abbandono o l'insuccesso scolastico ma non
ne cita uno, a nostro parere essenziale: il diritto di cittadinanza.
Purtroppo è questo il suo principale limite: non affronta il tema
delle lungaggini e difficoltà per l'acquisizione del diritto della
cittadinanza italiana e non individua delle vie preferenziali, per
ottenerla, come potrebbe essere quello di aver completato il ciclo
di scuola dell'obbligo. Gradualità sì, sperimentazione no: perché? La decisione del Ministro Gelmini di applicare questo limite del 30% in modo graduale, a partire dalle prime classi dei diversi ordini scolastici è sicuramente una modalità prudenziale ma, a nostro avviso, non sufficiente. Sarebbe stato, infatti, preferibile prevedere una introduzione sperimentale di questa norma per la durata di un anno scolastico (così come è stato saggiamente fatto per l'insegnamento Cittadinanza e Costituzione) per verificarne gli effettivi risvolti, i risultati operativi, le buone pratiche (che effettivamente ci sono) ed eventualmente apportare i conseguenti correttivi. Ampliamento delle condizioni per il superamento del limite del 30%
La Circolare prevede già alcune condizioni,
come quella di lasciare fuori dalla percentuale di alunni stranieri
per classe quella riguardante gli alunni stranieri nati in Italia
aventi “una adeguata competenza della lingua italiana”. In parole
povere: il computo degli studenti stranieri nati in Italia (cioè
quelli di seconda generazione) non dovrebbe rientrare nella
percentuale del 30%. Però ci chiediamo: come mai non possono
rientrare nella stessa “categoria” i bambini non nati in Italia ma
arrivati in Italia da piccolissimi e che per questo, nella gran
parte dei casi, conoscono e parlano la lingua italiana perfettamente
e sono anche pienamente integrati? Con quante risorse finanziarie si pensa di sostenere l'applicazione di questa circolare?
Ai finanziamenti necessari per l'avvio di corsi
pomeridiani, di classi “temporanee o di attività di sostegno
linguistico si accenna solamente e in modo molto sfumato mentre ci
sembra che questo aspetto rivesta un'importanza strategica e
chiediamo al Ministro di far conoscere l'entità delle risorse e i
criteri di distribuzione. - agevolazioni economiche per il servizio mensa, il tempo pieno e altri servizi offerti dalle scuole in fascia pomeridiana per favorire un inserimento precoce e intensivo, attraverso un'immersione linguistica ma anche culturale di ogni alunno non italiano, ricca di occasioni di scambio e interazione informali e collettive; - “un'informazione puntuale e mirata alle famiglie degli alunni stranieri” (come prevede la Circolare) non solo nella fase iniziale, quella che precede l'offerta scolastica e l' inserimento dell'alunno nel sistema scolastico italiano, ma anche periodicamente, in tutte le fasi del percorso didattico, allo scopo anche di creare un canale di comunicazione stabile che, attraverso figure specifiche (es. mediatori culturali ma non solo) possano coinvolgere l'intera famiglia nel processo di integrazione; - programmi ed interventi personalizzati nei confronti degli alunni stranieri come il testo prevede, che, a nostro parere sarebbero i più efficaci ed adatti rispetto a corsi o attività collettive anche se in piccoli gruppi. Ma come garantirli in una fase in cui l'organico della scuola italiana, soprattutto quello della scuola primaria e dell'infanzia, risulta fortemente ridotto e impossibilitato a garantire i servizi ordinari? Ma il sostegno e la formazione ai docenti chi la garantisce? Un elemento di debolezza ci sembra quello di non aver previsto neanche l'avvio di un programma formativo e di sostegno rivolto ai docenti e alla produzione di sussidi specifici, soprattutto delle scuole dell'infanzia e primaria, sui quali ricade quotidianamente la gestione didattica, linguistica, culturale ed umana degli alunni italiani e non. Per questo crediamo che utilizzare le buone pratiche già realizzate in altri paesi europei potrebbe rappresentare un buon punto di partenza. |