27 gennaio 2010, da TuttoscuolaNews N. 425, 25 gennaio 2010 “Eravamo d'estate quando è uscita la legge che obbligava gli alunni ebrei a lasciare la scuola. Io avevo finito la terza elementare, sarei dovuta andare in quarta. Non me l'hanno fatto capire subito per non darmi dei dispiaceri. Però verso l'autunno mamma un giorno m'ha detto, col tono di quella che racconta una cosa senza importanza: ‘Sai, il prossimo anno non puoi più andare nella tua scuola e andrai in un'altra scuola dove ci saranno tutti bambini ebrei’. Per me è stata una doccia fredda: lasciare la maestra, lasciare i compagni. Così è stato. L'inizio è stato abbastanza difficile, però ho fatto amicizia coi nuovi compagni, poco per volta ho poi voluto bene alla maestra. Ad ogni modo io aspettavo con grandissima ansia il giorno in cui ci sarebbe stata la premiazione dei bambini alla scuola pubblica dov'ero andata. Perché io in terza avevo avuto il “premio di secondo grado”. Avevo meritato un premio, perché ero brava a scuola, di secondo grado perché ce n'era una più brava di me. Ma ero contentissima. La premiazione avveniva a metà dell'anno dopo e io aspettavo il giorno in cui sarei andata a ritirare il mio premio e a rivedere la mia maestra e i miei compagni. Il giorno prima di quello della premiazione suonarono alla porta di casa. Driin… chi sarà? Mia mamma va ad aprire. Era la bidella della scuola Mignon, che portava un pacchetto contenente un libro, e ha detto - potrei descrivervela, piccola e grassa -: “La signora direttrice manda questo premio per la bambina Elena O.; non deve venire domani alla premiazione per non profanare le scuole del Regno d'Italia”. È stato il primo dispiacere folle della mia vita. Ho pianto, ho urlato e… quel libro oltretutto era anche brutto, un libro di mitologia greca, fascistissimo. E ho pianto e urlato. Allora la mia mamma ha cercato di consolarmi dicendomi: “Faremo una bella festa noi in casa, faremo la premiazione”. Ha fatto venire tutte le zie che fingevano di essere le patronesse e tutti i cuginetti piccoli che erano piccolissimi e non capivano; ognuno ha avuto un piccolo premio, la mamma s'è messa al piano e così abbiamo fatto una gran bella festa a casa.
Ma quello è stato
il più grande dispiacere, il mio primo grande dispiacere”. Tratto da “C'era una volta la guerra” a cura di Sonia Brunetti e Fabio Levi” |