Gli uffici scolastici non potranno più trasmettere informazioni alle Prefetture
Niente caccia agli studenti immigrati da ItaliaOggi, 31.1.2010 La Gelmini non ci sta. Sul censimento degli alunni stranieri presenti nelle scuole italiane, l'unico soggetto competente è il ministero dell'istruzione. Nessuna raccolta dati può essere fatta autonomamente a livello locale per rispondere a richieste di altre istituzioni. Come le Prefetture. A vietarlo è una nota inviata ieri ai dirigenti scolastici provinciali e regionali. Una nota, quella di Mariastella Gelmini, che argina un certo tipo di iniziative registrato negli ultimi tempi. Il caso è scoppiato a Caserta. Alla vigilia della visita del ministro dell'interno, Roberto Maroni, avvenuta il 20 gennaio scorso, il locale ufficio scolastico aveva fatto pervenire agli istituti della zona la richiesta urgente di un monitoraggio sulla presenza di alunni immigrati tra i propri banchi (ItaliaOggi se ne è occupato sul numero di martedì scorso). Un censimento motivato dalla necessità di «fornire informazioni alla prefettura di Caserta che ha richiesto con urgenza i dati sulla presenza degli alunni stranieri nelle scuole della provincia e sulla dispersione scolastica». La situazione del casertano è assai delicata, con una forte presenza di stranieri irregolari accompagnata a un alto tasso di degrado. Tanto che Maroni, a margine della riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia e della magistratura delle province di Napoli e Caserta, ha così commentato: «Qui è peggio che a Rosarno, è una Rosarno al cubo». La richiesta perentoria di dati aveva creato scompiglio tra presidi e insegnanti. Perché il diritto allo studio è garantito a tutti i minorenni, anche i figli di immigrati privi del permesso di soggiorno, ma non sarebbe la prima volta che si paventa la responsabilità nel controllo della regolarità delle loro presenze a carico dei docenti (contro i professori spia ha condotto una battaglia personale e politica il presidente della camera, Gianfranco Fini). «È una vicenda quantomeno anomala, si chiedono dati che nulla hanno a che vedere con la dispersione scolastica», attaccava il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, «anche perché non si capisce da quando le Prefetture si interessano di dispersione e di difficoltà di apprendimento degli alunni stranieri». A sgombrare il campo da ogni dubbio e tentazione, a stretto giro è intervenuta la responsabile dell'Istruzione. Con una circolare, dal tono molto tecnico, ha ricordato che per favorire le politiche di integrazione degli alunni privi di cittadinanza non italiana, e per attuare quel tetto del 30% di immigrati per classe, una raccolta dati è stata avviata dallo stesso dicastero. E che per evitare disomogeneità nelle informazioni, e inutili aggravi per le stesse scuole, è opportuno che nessuno ufficio provinciale e regionale proceda «con proprie iniziative di rilevazione e che, anche nei rapporti con altre istituzioni interessate al problema (Prefetture, enti locali...), vengano utilizzati dati trasmessi dalla direzione generale studi e statistica» di viale Trastevere. Come dire, la prossima volta, per notizie sulla scuola, rivolgersi alla padrona di casa. |