politica e istruzione Scuola, classi d'accesso per immigrati
Vicenza ancora laboratorio: chi non sa
l'italiano di Elfrida Ragazzo da Il Corriere del Veneto, 20.1.2010 VICENZA — Classi di accesso per adolescenti stranieri appena arrivati in Italia o comunque con una conoscenza dell’italiano limitata. Che siano cinesi, romeni, marocchini o bengalesi, indiani o di qualsiasi altra nazionalità, l’importante è che al più presto imparino a comunicare e a capire l’italiano per continuare gli studi e le relazioni. E’ questo il nuovo modello pedagogico veneto ed è ancora una volta Vicenza ad assumere il ruolo di laboratorio sperimentale per l’inserimento degli stranieri a scuola. Progetto pilota Non è (o non sembra) una questione di colore politico. Se, infatti, le quote stranieri del 30 per cento per classe (recentemente promosse e rese obbligatorie per tutti dal ministero dell’Istruzione) portano la firma del vicesindaco di centrosinistra del Comune di Vicenza Alessandra Moretti, le «classi di accesso» sono un’idea a lungo pensata da Morena Martini, rappresentante locale del Pdl, che in Provincia guida l’assessorato all’Istruzione e al Lavoro. Nel territorio vicentino il tema legato alla presenza di stranieri nella scuola, come nei luoghi di lavoro, è all’ordine del giorno vista la massiccia percentuale, in crescita negli ultimi anni, di nuove etnie che continuano a trasferirsi qui nella speranza di cominciare una vita migliore. Basti pensare che gli istituti superiori, secondo i dati dell’ufficio scolastico regionale del Veneto aggiornati a luglio 2009, accolgono 2904 alunni stranieri (seconda solo a Treviso dove se ne contano poco meno di 3200) e di questi una parte arriva nel corso dell’anno, spesso non conoscendo nulla della lingua italiana. Da questo punto, scottante, che non ha lesinato polemiche anche per quanto riguarda l’ipotetico rallentamento dell’apprendimento degli italiani, parte il progetto pilota lanciato ieri dalla Provincia di Vicenza e sostenuto economicamente in toto dalla Regione con 195 mila euro. Il modello I soggetti sono i ragazzi stranieri da poco arrivati in Italia frequentanti le classi di istituti superiori (molto spesso i professionali) a seconda dell’età anagrafica, cinque scuole sparse nella provincia e alcuni insegnanti specialisti del dipartimento di Scienze del Linguaggio dell’università Ca’ Foscari di Venezia. La ricetta, invece, si compone di una serie di laboratori di italiano, insegnato come seconda lingua, da frequentare per tre giorni alla settimana, al posto delle consuete lezioni. Insomma, quello che l’assessore Martini ha messo in piedi è la cosiddetta «L2» che per i ragazzini veneti solitamente è l’inglese, il tedesco o il francese. «Non chiamiamole classi ponte – si affretta a precisare la diretta interessata – voglio ricordare che per questa idea sono stata tacciata di razzismo, meglio dire classi aperte». O classi d’accesso, come le ha coniugate la Regione. Proprio da Venezia, infatti, il progetto è stato benedetto, finanziato e sostenuto con forza. Ad annunciarlo, con Morena Martini, è la collega regionale Elena Donazzan che ha scelto Vicenza per «dare un senso all’integrazione e per fare, ancora una volta, il laboratorio per l’Italia». In attesa che Roma percepisca l’innovazione, intanto la provincia berica è già ai blocchi di partenza. Gli istituti Sono state individuate le scuole che faranno da «testa di ponte», si tratta degli istituti «Da Schio» di Vicenza, «Remondini» di Bassano del Grappa, «Garbin» di Schio, «Montecchio Maggiore» e «Lonigo» dei rispettivi Comuni. Qui affluiranno per tre mattine alla settimana quegli studenti da poco inseriti che necessitano di imparare l’italiano (come qualsiasi straniero che si trova improvvisamente a dover comunicare necessariamente in una lingua nuova) allontanandosi, momentaneamente, dalle classi dove sono iscritti. Potranno accedere, secondo le indicazioni dei consigli di classe, gli iscritti di tutta la provincia. Ognuna delle cinque scuole-polo potrà formare due gruppi in grado di contenere dai 6 ai 16 ragazzi, per arrivare ad un massimo di 160 stranieri coinvolti. I laboratori saranno attivi da febbraio fino a giugno e gli alunni stranieri potranno frequentarli, in modalità flessibile a seconda delle necessità. L’assessore Dopo la pausa estiva, verrà proposto un ulteriore laboratorio nel quale gli studenti saranno accolti durante l’ultima settimana di agosto e le prime due di settembre per un sostegno nell’avvio del prossimo anno scolastico. «Quando un ragazzo straniero arriva in Italia – conclude l’assessore Martini – viene automaticamente inserito nella classe corrispondente al suo anno di età, perlopiù in un istituto professionale, senza tenere conto delle sue capacità e delle sue inclinazioni. Le difficoltà di comprensione della lingua lo limitano e creano quelle barriere che sono quanto di più lontano ci sia dall’integrazione. Anzi, io la definirei discriminazione. Questo strumento servirà anche a fargli capire cosa realmente vuole fare». |