INTERVISTA
"Ragazzi, andate via presto da casa Raffaello Masci, La Stampa 18.1.2010
ROMA
«Il mio impegno è quello di rendere l’università italiana più
moderna e capace di laureare gli studenti nei tempi giusti, affinché
possano accedere al mercato del lavoro e competere con gli altri
colleghi europei. In questo quadro credo che una emancipazione
tempestiva dalla famiglia sia un bene».
«Quanto dice la Banca d’Italia lo sapevamo già: la presenza di
bambini non italiani può rallentare la didattica. Per questo abbiamo
posto un tetto del 30% di immigrati per classe. Non c’entra il
razzismo, ovviamente, ma non c’entra nemmeno la politica. E’ una
scelta meramente didattica che rende l’insegnamento migliore per
tutti, italiani e non».
«Ho trovato molto interessante il lavoro di Italia Futura. Quello
che ho detto all’avvocato Montezemolo è che sui temi sollevati dalla
ricerca la nostra scuola non è all’anno zero. Stiamo lavorando.
Ribadisco: non stiamo pensando e basta. Stiamo agendo. Ma la scuola
è una struttura complessa in cui si procede concordando le scelte
con molti soggetti tecnici ma anche politici, quindi, a volte, i
risultati arrivano lentamente. Ma arrivano».
«I programmi davano una scaletta di contenuti dalla quale non si
poteva derogare. Le indicazioni fissano invece degli obiettivi dando
facoltà agli insegnanti di ottenerli come meglio credono. Ma gli
obiettivi non sono meno stringenti dei programmi: per ogni classe
vengono fissate delle competenze che i ragazzi devono raggiungere.
E’ così in tutta Europa. Poi è vero che molti arrivano in terza
media con forti lacune, ma il sistema di valutazione che stiamo
allestendo consentirà di vedere, nel dettaglio, chi fa bene e chi
invece deve correggere il tiro».
«E’ vero. Il reclutamento è un problema, ma lo è anche il precariato
che non può non essere considerato. Entro l’anno prossimo le
graduatorie saranno esaurite e il nuovo reclutamento avverrà
attraverso i percorsi universitari a numero chiuso. Su questo tema,
comunque, sta per uscire un regolamento ministeriale».
«L’autonomia ha permesso di allargare l’offerta formativa dando
risposte molto importanti alle esigenze del territorio, specie
nell’istruzione tecnica e professionale».
«Indubbiamente. E questo è stato il limite dell’autonomia. In certe
scuole ci sono fino a 60 progetti e progettini in atto. Senza dire
delle sperimentazioni infinite e mai concluse. Basti pensare - per
esempio - che è attiva ancora una sperimentazione del piano
nazionale per l’informatica che risale all’85, ai tempi di Franca
Falcucci. Un progetto di 25 anni, in campo informatico, vuol dire un
pezzo di antiquariato». «Per questo ho varato un riordino degli indirizzi didattici che mette fine a questo progettificio a getto continuo. Tuttavia l’autonomia è, in sé, una esperienza positiva. Con molti o alcuni eccessi. Ma appena il sistema di valutazione sarà a regime si capirà cosa funziona e cosa no. La scuola si sta dando un sistema di autoregolamentazione molto rigoroso e mi auguro efficace». |