SCUOLA

Col 2010 arrivano nuovi licei,
tecnici e professionali

Parere decisivo commissione Cultura, ma riforma solo primo anno

  ApCOM, 3.1.2010

Roma, 3 gen. (Apcom) - La riforma delle superiori è in dirittura di arrivo: se, come tutto fa supporre, per metà gennaio la commissione Cultura della Camera (la prima seduta è fissata per il giorno 12) dovesse dare l'ok alle norme contenute nei tre schemi di regolamento il futuro dei nuovi licei, tecnici e professionali sarà praticamente segnato. Perché a quel punto dovrà solo tornare in aula per l'approvazione finale e poi seguire gli ultimi atti formali: passare al Quirinale per la firma del Capo dello Stato ed approdare in gazzetta ufficiale.

Il ministero dell'Istruzione ha già fatto i calcoli sui tempi prevedendo lo slittamento delle iscrizioni (cui sono interessati più di mezzo milioni di alunni attualmente iscritti in terza media inferiore) a fine marzo. La decisione di far slittare di sessanta giorni il termine per decidere il corso superiore cui iscriversi appare essere anche una risposta alle richieste, in particolare di Flc-Cgil e Gilda, di posticipo della riforma al 2011: il Miur ha già comunicato che appena i nuovi programmi saranno leggi dello Stato verranno ampiamente divulgati e i diretti interessati avranno almeno un mese di tempo per comprenderne portata ed effetti.

Per preparare l'applicazione dei nuovi regolamenti, sempre il ministero ha previsto misure di accompagnamento con attività di informazione e formazione del personale scolastico sui contenuti della riforma e con una campagna di informazione in relazione alle scelte per gli studenti e le famiglie per l'anno scolastico 2010/2011. L'attuazione dal prossimo settembre permetterebbe al governo in carica di verificare eventuali 'storture' dei nuovi regolamenti delle superiori e correggerle in corsa durante il proprio mandato.

Negli ultimi tempi sull'introduzione della riforma sembrano essersi fatta una ragione anche i sindacati: dopo le ferme contestazioni degli ultimi mesi le organizzazioni più concertative (Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals) hanno fatto sapere ai lavoratori di aver almeno ottenuto l'introduzione dei nuovi programmi solo al primo superiore e, parallelamente, cominciato a incontrato i tecnici ministeriali per limitare gli effetti negativi sul personale.

LICEI - Le tipologie dei corsi diventeranno principalmente sei: artistico, classico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico e delle scienze umane. Salvo improbabili modifiche dell'ultimo momento, le novità riguardano più aspetti: la prima che si riscontra un monte orario settimanale ridotto.

Al nuovo liceo classico sono previste 27 ore nel biennio e 31 nel triennio. Per i licei linguistico, musicale e coreutico, scientifico e delle scienze umane, sono previste 27 ore nel biennio e 30 nel triennio. Più articolato l'orario del liceo artistico in base ai diversi indirizzi previsti.

Molti cambiamenti in vista anche sul fronte dei contenuti dell'offerta formativa: ad esempio, al liceo scientifico viene previsto anche un indirizzo tecnologico e al liceo delle scienze umane si introdurrà un indirizzo economico sociale. Si prevedono, poi, 40 licei musicali sparsi per tutto il territorio nazionale; altri potranno essere attivati attraverso convenzioni con i conservatori.

Il nuovo regolamento fissa, inoltre, che nell'ultimo anno di liceo una delle materie di ordinamento venga insegnata in lingua straniera. Previste anche delle ore opzionali-facoltative, attivabili sulla base del piano dell'offerta formativa, che saranno parte dell'organico di diritto. In tutti i licei per definire il quadro delle lezioni servirà la decisione del collegio dei docenti: il Miur riserva, infatti, una flessibilità oraria pari al 20% del monte settimanale nel biennio, che passerà al 30% nelle terze e quarte e ritornerà al 20% nelle quinte classi.

Questi gli insegnamenti caratterizzanti i nuovi licei: approfondimenti nelle discipline obbligatorie (ove non previsti tra le attività e gli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti), diritto e economia, musica, seconda lingua straniera, latino, greco, discipline audiovisive, tecnologia e disegno, storia dell'arte, pedagogia, psicologia, sociologia, legislazione sociale, statistica, informatica, scienze sociali e metodologia della ricerca.

 

Si va verso sensibile riduzione di ore ed indirizzi di studio

La riforma della scuola superiore, in via di approvazione presso le commissioni parlamentari, non prevede solo l'attuazione dei nuovi corsi del primo anno dei licei, ma anche dei percorsi formativi riguardanti gli istituti tecnici e professionali: si tratta di percorsi, alternativi ai licei, che oggi raccolgono circa 1 milione e 400mila studenti, pari ai due terzi degli iscritti all'istruzione superiore.

I nuovi istituti saranno caratterizzati - attraverso l'eliminazione dei profili in disuso e soprattutto dei titoli simili (non ci sarà più ad esempio l'istituto tecnico commerciale e l'istituto professionale per il commercio oppure l'istituto tecnico industriale per la meccanica e il corrispettivo istituto professionale per la meccanica) - da una sensibile riduzione degli indirizzi: i tecnici passeranno dagli attuali 10 settori e 47 indirizzi ad appena 2 soli settori e 11 indirizzi; i professionali, invece, si ridurranno da 27 a soli 6 indirizzi complessivi. Ma non sono solo queste le novità che caratterizzeranno i nuovi corsi.

Oggi in Italia gli istituti tecnici sono 1.800 e sono frequentati da 873.522 studenti: il nuovo regolamento prevede la limitazione degli indirizzi ed il rafforzamento di ampie aree scientifiche e tecniche di rilevanza nazionale: i nuovi istituti tecnici si divideranno in due settori - economico e tecnologico - ed avranno un orario settimanale corrispondente a 32 ore di lezione, contro le attuali 36 'virtuali' (della durata media di 50 minuti).

Nel settore economico sono stati inseriti due indirizzi: il primo è amministrativo, finanza e marketing; il secondo dedicato al turismo. Nel settore tecnologico invece sono stati definiti nove indirizzi: meccanica, meccatronica ed energia; trasporti e logistica; elettronica ed elettrotecnica; informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali e biotecnologie; sistema moda; agraria e agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio.

Il Miur ha comunicato che con i nuovi programmi verranno introdotte "metodologie innovative basate sulla didattica laboratoriale, ovvero su una metodologia che considera il laboratorio un modo efficace di fare scuola in tutti gli ambiti disciplinari, compresi gli insegnamenti di cultura generale (per esempio. Italiano e storia)". I nuovi istituti tecnici sono inoltre caratterizzati da un'area di istruzione generale comune a tutti e due i percorsi e in distinte aree di indirizzo che potranno essere articolate, sulla base di un elenco nazionale continuamente aggiornato nel confronto con le Regioni e le Parti sociali, in un numero definito di opzioni legate al mondo del lavoro, delle professioni e del territorio.

I nuovi "istituti tecnici avranno a disposizione ampi spazi di flessibilità (30% nel secondo biennio e 35% nel quinto anno) all'interno dell'orario annuale delle lezioni dell'area di indirizzo. Questi spazi di flessibilità si aggiungono alla quota del 20% di autonomia rispetto al monte ore complessivo delle lezioni di cui già godono le scuole. In questo modo possono essere recuperati e valorizzati settori produttivi strategici per l'economia del Paese (come, ad esempio, la plasturgia, la metallurgia, il cartario, le costruzioni aereonautiche)".

Il percorso didattico degli istituti tecnici sarà così strutturato: un primo biennio, dedicato all'acquisizione dei saperi e delle competenze previsti per l'assolvimento dell'obbligo di istruzione e di apprendimenti che introducono progressivamente agli indirizzi in funzione orientativa; un secondo biennio e un quinto anno, che costituiscono un complessivo triennio in cui gli indirizzi possono articolarsi nelle opzioni richieste dal territorio e dal mondo del lavoro e delle professioni; il quinto anno si conclude con l'esame di Stato, le cui commissioni giudicatrici potranno avvalersi anche di esperti (in linea con il rafforzamento del rapporto con il mondo del lavoro e delle professioni).

 

Sui professionali rimangono 'nodi' su paternità organizzazione

Quando si fa riferimento alla riforma della secondaria, quello degli istituti professionali è il segmento formativo di cui si parla meno. Il motivo è puramente tecnico: la sua entrata in vigore (che sulla base della revisione del titolo V della Costituzione prevede il passaggio dell'organizzazione dei corsi dallo Stato alle regioni), necessita di un accordo preliminare con i governatori: è alle giunte regionali, infatti, che verrà affidato l'intero pacchetto formativo, oggi frequentato da oltre mezzo milione di studenti.

Mentre programmi base e gestione del personale rimarranno sotto l'ala dello Stato. Il problema è che la maggior parte delle regioni non si sono dimostrate d'accordo e lo hanno ribadito nell'ultimo incontro svolto presso Conferenza nazionale convocata da Vasco Errani: alcune, come la Lombardia, sono invece già pronte tanto da essere partite già dall'a.s. in corso con il nuovo modello di gestione autonoma.

Premesso che i nodi organizzativi del nuovo modello ad oggi non sembrano ancora del tutto sciolti (secondo alcuni addetti ai lavori rimangono in piedi anche dei dubbi su un nuovo percorso di formazione professionale non del tutto il linea con il dettato costituzionale che impone allo Stato la paternità dell'organizzazione scolastica nazionale), vediamo cosa contengono i regolamenti che nei prossimi giorni le commissioni parlamentari si apprestano a votare mutando non poco l'assetto degli attuali 1.425 istituti professionali (suddivisi in cinque settori di istruzione, con 27 indirizzi) frequentati quest'anno da 545.229 studenti.

Con il riordino del settore, i nuovi professionali si articoleranno in due macrosettori: per il settore dei 'servizi' e per il settore 'industria e artigianato'. Anche questo genere di scuole superiori subiranno un decremento del quadro orario settimanale: il nuovo corrisponderà a 32 ore di lezione effettive, contro le attuali 36 della durata media di 50 minuti.

Ai due settori corrisponderanno complessivamente sei indirizzi; di queste cinque riguarderanno il primo settore, quello dei 'servizi'. Che si articolerà in servizi per l'agricoltura e lo sviluppo rurale; servizi per la manutenzione e l'assistenza tecnica; servizi socio-sanitari; servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera; servizi commerciali. Mentre il percorso 'industria e artigianato' in quello delle produzioni artigianali e industriali.

Gli istituti professionali avranno maggiore flessibilità rispetto agli istituti tecnici. In particolare gli spazi di flessibilità nell'area di indirizzo riservati agli istituti professionali, aggiuntivi alla quota del 20% di autonomia già prevista, ammontano al 25% in prima e seconda, al 35% in terza e quarta, per arrivare al 40% in quinta. "Nelle quote di flessibilità - spiega il ministero dell'Istruzione - sarà possibile articolare le aree di indirizzo in opzioni", ma anche "introdurre insegnamenti alternativi inclusi in un apposito elenco nazionale, definito con decreto ministeriale, per rispondere a particolari esigenze del mondo del lavoro e delle professioni, senza incorrere in una dispendiosa proliferazione e frammentazione di indirizzi".

La struttura del percorso quinquennale delle nuove scuole professionali si articolerà attraverso un primo biennio, un secondo biennio (al termine del quale sarà già possibile conseguire il titolo spendibile nel mondo del lavoro) ed quinto anno facoltativo (che continuerà a dare accesso all'università).