Salviamo i maestri d'Italia

Programmi autogestiti e autonomia hanno messo in ginocchio l'istruzione

Raffaello Masci, La Stampa 16.1.2010

ROMA
«La nostra è una scuola in frantumi». Così la definisce la fondazione Italia Futura, presieduta da Luca di Montezemolo, che oggi presenta a Napoli il suo secondo focus (dopo quello dell’ottobre scorso sulla mobilità sociale) e lo dedica all’istruzione, cominciando dagli insegnanti delle elementari, tant’è che l'indagine s’intitola «Maestri d’Italia». La decisione di approfondire il mondo dei maestri muove, secondo il curatore dell'indagine, Adolfo Scotto di Luzio, dalla considerazione che una ricostruzione del tessuto scolastico lacerato debba partire da quegli insegnanti a cui è affidato il segmento più delicato - e finora anche il più qualificato secondo le valutazioni internazionali - dei nostri processi formativi.

Il fenomeno di «frantumazione» della scuola - secondo Italia Futura - va addebitato a due fattori principali: la fine dei «programmi nazionali» e l’esasperazione dell’autonomia. I «programmi nazionali» (cioè quell’insieme di conoscenze che la scuola doveva garantire alla comunità civile) sono stati sostituiti nel 2004 da quelle che sono state chiamate «indicazioni nazionali». Si tratta di riferimenti di massima che vengono forniti all’intero sistema, dopo di che ciascuna scuola fa quello che vuole.

Le indicazioni stesse, peraltro, sono una selva intricata, perché esistono quelle della Moratti ed esistono quelle «integrate per il curricolo» (che ne sono di fatto una nuova versione) di Fioroni, ed entrambe queste formulazioni sono vigenti (ennesimo fattore di confusione), tant’è che il ministro Gelmini - rileva la ricerca - è stata costretta a emanare nel settembre del 2009 un atto di indirizzo con lo scopo di ridare una direzione ad una scuola che in questi anni ha letteralmente perso la bussola. Morale: le indicazioni sono già vaghe e sono pure più di una, per di più ogni scuola fa quello che può quando non quello che vuole.

Il secondo fattore di disgregazione - dice lo studio - è l'autonomia, concepita non come «autonomia del sistema» (la scuola ha diritto a autorganizzarsi) ma delle singole sedi, per cui ognuna delle 11 mila istituzioni scolastiche e spesso ognuna delle 42 mila sedi si comporta come una cellula anarchica. Così, insiste la ricerca di Italia Futura, viene meno ogni garanzia di formazione unitaria dei giovani. Poi - beninteso - esistono anche molte eccellenze, ma dovute alla buona volontà e alla preparazione dei singoli insegnanti, non certo a vincoli di sistema. A pagare lo scotto di questa situazione magmatica sono - rileva la ricerca - i bambini e i ragazzi che vengono dalle famiglie culturalmente ed economicamente meno attrezzate, perché chi ha dei genitori colti, una via per emergere da questo intrigo la trova. Ma tutti gli altri? La ricerca, ovviamente, propone anche delle soluzioni, che il curatore illustra nell'intervista in questa stessa pagina.