Profondo rosso per la scuola del I ciclo

di R.P. La Tecnica della Scuola, 16.1.2010

Ormai è ufficiale: per il 2010 i fondi ministeriali per il funzionamento amministrativo e didattico sono azzerati. Solo risparmiando sulle spese per le supplenze si potrà avere qualche soldo per la didattica. Per fortuna, come direbbe Flaiano, "la situazione è drammatica ma non è seria".

Profondo rosso per le scuole di base di (quasi) tutta Italia che in questi giorni sono alle prese con la redazione del Programma annuale del 2010.

La stesura del documento si preannuncia difficile, quasi impossibile, soprattutto per le scuole del primo ciclo (in Sicilia la Regione ha deciso di assegnare alle scuole un contributo per le spese di funzionamento).

Con un “giochetto contabile” in perfetto “stile finanza creativa” il Ministero è riuscito nella non facile impresa di azzerare di fatto i finanziamenti destinati alle scuole.

Vediamo come.

Ogni scuola ha ricevuto infatti poco prima di Natale la comunicazione con la quale viene reso noto l’ammontare del “budget” 2010.

In pratica una scuola di medie dimensioni avrà a disposizione 160mila euro , cifra molto alta ma sulla quale il margine di manovra è pari a zero; infatti di questa somma, 100 mila euro sono già destinati al pagamento dei compensi accessori al personale dipendente (e per legge eventuali avanzi non possono essere usati per altri scopi), i 60mila euro restanti - dice il Ministero- potranno essere utilizzati con la massima libertà dalla scuola per ogni necessità.
Il fatto è che fra queste necessità ci sono anche gli stipendi del personale supplente che sostituisce i titolari assenti per malattia; non solo, ma c’è da aggiungere che i 60mila euro sono esattamente uguali a quelli del 2009 che - in molte, moltissime scuole - non sono stati sufficienti per coprire l’intera spesa delle supplenze.

Cosa succederà dunque quando la scuola avrà esaurito i 60mila euro?

Si potranno richiedere altri soldi al Ministero che però ha già messo le mani avanti e ha fatto sapere che non è detto che i soldi arrivino davvero.
In pratica il meccanismo sarà questo: se la scuola riuscirà a non spendere tutti i 60mila euro in supplenze, potrà usare i risparmi per la didattica e il funzionamento generale degli uffici, in caso contrario per queste ultime voci non ci sarà neppure un euro a disposizione. E se i 60mila euro non bastassero per coprire tutte le spese per le supplenze la scuola non avrebbe neppure la certezza di ottenere altri fondi.

Il problema si complica ulteriormente se si pensa che fare una previsione sulle spese per le supplenze non è cosa facilissima e normalmente solo verso ottobre-novembre si riesce a capire se si potrà avanzare qualcosa ; quindi fino a quella data le scuole non potranno spendere soldi né per la didattica né per il funzionamento: infatti se non riuscisse a risparmiare nulla sulle spese di supplenza, non si saprebbe più come coprire le altre spese.

Insomma, un vero pasticcio per la cui soluzione non basterà neppure ricorrere ai contributi delle famiglie alle quali non si potrà certamente chiedere di versare soldi per pagare le spese postali o i contratti di assistenza per i programmi informatici necessari a gestire le procedure che lo stesso Ministero prevede come obbligatorie.

Il paradosso è del tutto evidente: il Ministero pone a carico delle scuole una serie di obblighi ma non assegna neppure un euro per farvi fronte!

Da tutto ciò emerge un altro dato: se è ormai chiaro che sui fondi che arrivano dallo Stato le scuole non hanno più alcun margine di manovra in quanto si tratta di risorse di fatto già destinate, a che servono gli organi collegiali che dovrebbero programmare le attività e decidere sulle modalità di impiego delle risorse?

Insomma, come ripeteva spesso Ennio Flaiano, “la situazione è drammatica, ma non è seria”.