LA
STORIA
«Offese, insulti e pugni
Ho dovuto lasciare la scuola»
La testimonianza di una minorenne vittima del
bullismo
per due anni in un istituto tecnico a San Basilio
Ilaria Sacchettoni Il Corriere della Sera
di Roma,
5.1.2010
ROMA - Ogni giorno aspetta che la sorella torni a casa e l’aiuta a
preparare la cena. Voleva fare l’estetista Laura (nome di fantasia),
19 anni: vittima di un assedio bullista lungo quasi due anni.
Umiliazioni, atti vandalici, intimidazioni, offese al suo senso del
pudore e ai suoi sentimenti. Alla fine ha dovuto lasciare la scuola.
Tutto è accaduto in un istituto tecnico a Colli Aniene, in via
Bardanzellu.
A gennaio 2008, nell’aula destinata alla
lezione di massaggi, esplose la violenza. L’insegnante
era fuori («per un attimo» dirà poi la direzione scolastica) ma le
ragazze iniziarono a tormentare la loro compagna, Laura. Lei
insisteva di smetterla, cercava di difendersi con le parole, da
sola. Invece fu colpita da un pugno in pieno viso: la «capobranco»
delle bulle, una diciassettenne che da mesi la tormentava, aveva
deciso di darle una lezione. Laura si ritrovò sul pavimento con il
labbro spaccato, un dente incrinato, la bocca piena di sangue,
bagnata di sangue e di lacrime rabbiose. Le altre la guardavano a
terra, spaventate ma immobili. La «capobranco» terrorizzava anche
loro.
«Nessuna mi ha mai cercato nè
chiamato anche solo per sapere come stavo, ma non me lo aspettavo»
dice oggi Laura. Centodieci giorni di prognosi al «Sandro Pertini».
Il preside della scuola sospese la «capobranco» e la sua vittima,
indifferentemente. Laura cadde in depressione. Piccolina, curata,
tenace, oggi racconta: «Volevo fare l’estetista e ho resistito per
questo ma è stato inutile. Mi avevano preso di mira per l’accento.
Sono di Taranto, ho la calata pugliese, "fai schifo" mi dicevano. Ma
è solo che ero diversa da loro. Mi facevo gli affari miei, ero
riservata, non davo troppa confidenza. Loro mi gridavanno dietro,
dicevano che ero una "asociale" ma alla fine erano loro quelle che
non sapevano stare con gli altri».
Lei era fidanzata e loro la giudicavano:
«E’ un ragazzo più grande di me, stiamo assieme da tanto, ci
vogliamo bene: loro lo offendevano, mi offendevano». Lei resisteva
ma aveva paura: «Se andavo al bagno dovevo portarmi la borsa e il
cappotto per evitare che li rovinassero o li rubassero. Mi dicevano
"ti troviamo ovunque, non devi parlare" Mia madre mi accompagnava a
scuola e mi veniva a riprendere». Sulla vicenda indagò il
commissariato di San Basilio: alla fine furono sette le denunce per
«lesioni e violenza privata». Durante la ricreazione le «bulle»
andavano alla macchinetta del caffè. Infilavano gli spicci,
ritiravano una bibita, la aprivano e ci sputavano dentro.
Chi non apparteneva al gruppo
aveva paura d’essere costretto a bere. Una mattina le bulle presero
a calci e insulti anche una paziente. Altre volte, durante l’orario
di lezione, s’erano sfiorate risse. Spesso era la «capobranco» a
iniziare. La stessa che poi avrebbe sferrato il pugno a Laura. Ci fu
un’insegnante derubata del portafogli, altre insultate. Dopo Laura,
altre due ragazze hanno finito per ritirarsi dalla scuola. Quest’anno
l’istituto tecnico per estetiste di via Bardanzellu non ha riaperto.