Dileggia prof su Facebook, allieva punita

Sei in condotta e lavori sociali. I genitori protestano, arriva la polizia

di Conchita Sannino, la Repubblica 18.1.2010

Una studentessa, poco diligente, scrive su Facebook due righe di dileggio sulla vittima preferita, la prof di religione che "osa" parlare in classe di crocifisso, valore della verginità e assalti di Satana. E la scuola, l'istituto Mazzini, che si comporta proprio come i ragazzi sperano: una tesa riunione dei docenti; l'allieva, Chiara P., 16 anni, sospesa per un giorno con richiesta di scuse; un 5 in condotta (ovvero: bocciatura) condonato poi in un 6, ma a patto che la ragazza «per 15 giorni si dedichi alla pulizia della scuola». Dopo le lezioni, beninteso.

Una vicenda che sembrerebbe seria. Un pretesto per parlare, in classe, dei confini del web, di regole del gioco. Invece. Finisce con la polizia a scuola e un padre che viene quasi alle mani col preside. La platea intanto se la ride: «Tutto perché Chiara aveva scritto della prof Ciaciona mia?».

All'Istituto Mazzini, da settimane, gli studenti - buoni e cattivi, diligenti o ribelli - si passano la stessa domanda, tra paura e incauto divertimento: «Dobbiamo rispondere anche di quello che scriviamo in Facebook? Allora devono incriminare tutta la scuola. Anzi no. Tutte le scuole».

In effetti, la storia di Chiara P., 16 anni, studentessa della terza "E" del liceo psicopedagogico, pone - tra gli altri - soprattutto questo interrogativo. Può, una leggerezza o un insulto, o anche una foto della prof, lanciato su Facebook, entrare nelle dinamiche del rendimento o delle condotte scolastiche?

La vicenda che sta per chiudersi con una denuncia della famiglia di Chiara, si trascina in realtà dallo scorso autunno.

È ottobre quando Chiara P., - figlia di Giuseppe, un dirigente dell'Ansaldo Breda, e di Sara Miele, insegnante di sostegno; ragazza già segnalata a scuola «in passato, per comportamenti non corretti» - scrive su Facebook "Aaah, la ciaciona mia". Nel mirino c'è la professoressa di Religione, Daniela V. A., considerata docente attenta e dialogante. Il fatto che sia nubile e innamorata della sua materia, la religione, la offre purtroppo come bersaglio ideale alla goliardìa più scontata. Ma lei stessa è iscritta sul web e disposta non di rado a scrivere via mail ai suoi allievi. Accanto a tale espressione usata da Chiara, compare, però, una foto della stessa docente che un'altra ragazza, Ilaria, avrebbe scattato con il cellulare. Alla stessa insegnante, d'altro canto, è dedicato un gruppo "Quelli che la... V. A.", sfogatoio di sfottò, battute. Poi c'è anche qualche stupido che scrive oscenità. Che cosa c'entra questo sciocchezzaio, viene tuttavia da chiedersi, con le valutazioni della scuola?

Spiega la stessa studentessa, Chiara: «La prof di religione ha un nipote che frequenta la stessa scuola. Deve avergli riferito tutto. Comunque vengo chiamata, mi si contesta il mio gesto, che io comunque non rifarei, e vengo accompagnata a scuola da mia madre». A quel punto, intervengono i suoi genitori, «il preside del Mazzini si è permesso di usare espressioni inaccettabili. Ha detto a nostra figlia: "Ma allora sei mongoloide? Ma voi volete fare le studentesse o le "sciampiste", qui dentro? Chiedi scusa e muoviti».

Segue, sempre secondo il racconto della famiglia, uno scambio diretto con la professoressa offesa, a cui vengono offerte le scuse. Ma la docente e il Consiglio di istituto, riunitosi a ridosso del Natale, scelgono una punizione simbolo: il 6 in condotta inflitto insieme ai «lavori socialmente utili per quindici giorni». Chiara deve lavare i pavimenti, i bagni, le aule. Un gesto che, accettato in tutto il mondo persino da rockstar e celebrità colte in fallo, per gesti inconsulti, deve sembrare alla famiglia una vera e propria onta. Così, dopo un altro aspro scontro con il preside, i genitori di Chiara vanno ieri mattina al Mazzini e, per poco, il padre di Chiara e il dirigente non vengono alle mani.

Racconta Giuseppe P. «Abbiamo atteso il preside per qualche ora. Lui è arrivato e in maniera aggressiva ci ha detto che non deve dar conto a nessuno dei suoi orari. Poi, alla mia "pretesa" di discutere del caso di mia figlia mi ha lanciato addosso due bidelli, che ci hanno spintonato verso la porta». È arrivata la polizia. Una volante ha cercato di sedare la rissa. Magari la ragazza cambierà istituto. La madre chiederà il "nulla osta" per il trasferimento. Chissà se a vincere è stata l'autorevolezza della scuola o solo un braccio di ferro.