I 15enni in azienda come se fossero a scuola, di A.G. La Tecnica della Scuola, 29.1.2010 Come previsto l’Aula ha detto sì a maggioranza all’emendamento Cazzola che anticipa di un anno l’apprendistato: ma c’è l’obbligo di trovare un’intesa tra Regioni, ministero del Lavoro e dell'Istruzione. Bordate dall’ex ministro Fioroni: siamo il Paese con meno diplomati e laureati, imbocchiamo una china pericolosa. Nessuna sorpresa: il 28 gennaio l'Aula della Camera, a maggioranza e con il parere favorevole del governo, ha dato il via libera per l’assolvimento all'ultimo anno di obbligo di istruzione (quindi tra i 15 ed i 16 anni) attraverso l'apprendistato. Come preannunciato nei giorni scorsi, in fase di revisione finale è stato approvato un “ritocco” di non poco conto: poiché la tipologia di apprendistato-scolastico rientra nelle norme di attuazione della legge Biagi, per vedere attuata la norma sarà "necessaria l’intesa – riporta la stessa norma contenuta nel ddl lavoro - tra Regioni, ministero del Lavoro e ministero dell'Istruzione, sentite le parti sociali". La modifica è giunta soprattutto a seguito delle tante polemiche che si sono scatenate nei giorni scorsi per l’approvazione del cosiddetto emendamento Cazzola. L’opposizione, che ha votato contro, ha ribadito sino all’ultimo la sua contrarietà al provvedimento, inteso come una scelta in controtendenza rispetto alle indicazioni dell’Ue che tendono ad innalzare l’obbligo formativo. Secondo Giuseppe Fioroni (Pd), ex ministro dell’Istruzione, invece la norma "toglierà un altro pezzo di futuro ai nostri figli. Stiamo parlando del biennio - ha detto Fioroni - che deve consentire ai giovani di essere posti in condizione, di avere saperi, competenze e apprendimenti che gli assi previsti dalla Comunità Europea consentono a tutti i ragazzi degli altri Paesi. L'unica cosa certa è che questo obbligo di istruzione costa e noi siamo il Paese che ha meno diplomati, meno laureati e meno giovani con qualifiche professionali. Oggi imbocchiamo – ha concluso - una china pericolosa perché non vogliamo dare le risorse all'istruzione". La maggioranza, dal canto suo, ha ribadito che il provvedimento è stato voluto specificatamente per contrastare l’ancora troppo alto tasso (quasi il 20%) di studenti che lasciano la scuola benché ancora in età di obbligo formativo. E le esperienze di lavoro possono essere altamente formative al pari di quelle scolastiche. |