L'OPINIONE

Sms per controllare i figli online
Il web in rivolta contro Romani

di Alessio Balbi da Aetnascuola.it, 3.2.2010

Mentre aumentano le voci critiche verso il decreto del governo che equipara i siti di video alle emittenti tv tradizionali, un nuovo fronte si apre tra il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani (artefice di quella norma) e il mondo della rete: partecipando a una popolare trasmissione televisiva, Romani ha infatti annunciato che il suo ministero sta per diffondere uno strumento in grado di controllare la navigazione dei ragazzi e di avvisare i genitori con un sms se i figli visitano siti "pericolosi". Dichiarazioni che hanno messo in allarme la comunità di blogger e operatori web, già in agitazione per le norme contenute nel decreto sulle tv.

"Sono allo studio altri strumenti per la tutela dei giovani su internet", ha detto Romani ospite di "L'Arena" su RaiUno. "Ad esempio il "Click sicuro", che si potrà scaricare a breve dal sito del ministero, per il quale se i ragazzi che viaggiano su internet entrano in siti pericolosi verrà inviato un sms ai genitori e la trasmissione verrà immediatamente interrotta". Quello descritto da Romani sembrerebbe un software simile ai programmi di parental control già distribuiti su internet da aziende private: si tratta di sistemi che i genitori possono installare sui pc usati dai figli per evitare che incorrano in contenuti inadatti ai minori. Le criticità evidenziate dai detrattori della proposta riguardano l'idea della "delazione" tramite sms e soprattutto il fatto che sia il governo a compilare una lista di siti pericolosi e a fornire uno strumento per bloccarli. Un meccanismo nel quale alcuni vedono l'inizio di una deriva "cinese" per il controllo governativo della rete.

Tra i blogger, molti ironizzano sull'impegno moralizzatore di Romani, ricordando i trascorsi dell'attuale viceministro nel movimentato mondo delle tv private dei primi anni Novanta. Nel libro "Il mucchio selvaggio", dedicato all'epopea dell'emittenza locale, Giancarlo Dotto e Sandro Piccinini scrivono che la grande invenzione di Romani come editore della rete Lombardia 7 fu un programma condotto da Maurizia Paradiso. Si trattava di "puro svago per adulti, con implicazioni economiche interessanti, soprattutto per lui". La trasmissione, condita di filmati osé, era infatti abbinata "ai numeri proibiti, 144 e 166, coi quali", secondo Dotto e Piccinini, "Romani incassava tra i 60 e i 70 milioni al mese. Ritmi da 1500 telefonate a notte. Intere famiglie sul lastrico". Ironia della sorte, quel programma ormai storico si chiamava "Vizi privati e pubbliche visioni".

Intanto, continuano le lamentele degli operatori internet nei confronti del decreto, firmato dallo stesso Romani, che recepisce la direttiva europea sulle tv. Il provvedimento equipara i siti di video, come YouTube, ai tradizionali canali tv, obbligando di fatto i provider a controllare preventivamente tutti i contenuti pubblicati dagli utenti. Una sorta di filtro a internet, non previsto dalle leggi comunitarie, criticato anche dal presidente dell'Agcom, Corrado Calabrò, in quanto "restrittivo e inefficace". Dopo l'intervento dell'Authority, anche nella maggioranza sono aumentate le voci che chiedono una revisione del decreto: "Il filtro su internet è completamente da rivedere", ha dichiarato oggi Bruno Murgia, componente della Commissione cultura della Camera per il Pdl. La fondazione Farefuturo, vicina al presidente della Camera Gianfranco Fini, parla espicitamente di "censura preventiva che non rende il web più sicuro".

Parlando oggi davanti alla Commissione cultura della Camera, Romani ha aperto a modifiche del decreto, ma non per quanto riguarda internet."Non sono d'accordo con molte delle osservazioni fatte da Calabrò", ha detto il viceministro. "E' frutto di un malinteso affermare che il governo voglia censurare Internet. L'unico problema che abbiamo posto riguarda lo sfruttamento commerciale di video realizzati da terzi e resi disponibili on demand: riteniamo che questo tipo di servizio debba essere assimilato al video on demand tradizionale. Quanto alla cosiddetta autorizzazione generale ai siti Internet", ha proseguito Romani, "si tratta della possibilità di revoca dell'inizio attività che viene affidata al governo, sulla base di un regolamento stabilito dall'Autorità, nel caso in cui non vengano rispettati i requisiti amministrativi". Parole che sembrano destinate a riaccendere le polemiche piuttosto che a placarle.(da repubblica.it)