SCUOLA

L’ultima follia della scuola:
cancellare la geografia dai programmi

Piero Gagliardo, il Sussidiario 1.2.2010

Nel panorama variegato delle ristrutturazioni della Scuola e dell’Università italiane spicca, in maniera davvero sorprendente, per non dire incredibile, l’ipotesi di una possibile progressiva sparizione dell’insegnamento della Geografia dalla scuola secondaria.

Si potrebbe sarcasticamente commentare che la conoscenza del Pianeta, dei monti, dei fiumi, dei laghi, è già nota fin dai tempi della scuola elementare e, quindi, che cosa serve ancora? Che altro c’è da conoscere?

Ci sarebbe da rimanere stupiti, o meglio, smarriti di fronte ad una simile domanda, perché è come affermare l’inutilità di andare oltre nel processo di conoscenza della Terra, mentre tutto, dal clima alla biodiversità, dall’agricoltura alla desertificazione, dalle migrazioni umane alla valutazione delle risorse, tutto necessita di speculazioni approfondite per l’interpretazione attenta dei legami che concorrono all’individuazione corretta della realtà in continua evoluzione.

Cancellare l’insegnamento della Geografia nella scuola secondaria coincide con l’eliminazione di una capacità diagnostica di approccio agli eventi, una sorta di eliminazione dei criteri di affronto delle problematiche ambientali, una seria intenzione di eludere l’attenzione della gente comune dalla possibilità di generare modelli di sviluppo congruenti con le situazioni locali, in nome di valutazioni assunte in sede internazionale, talora scarsamente attendibili o, addirittura, generate solamente dal potere.

La Geografia oggi assume, diversamente dalle ipotizzate decisioni ministeriali, un ruolo fondamentale per la comprensione dei meccanismi di trasformazione della realtà del Pianeta, nella quale sono proiettati i modelli culturali, i sistemi di relazione, le concrete possibilità di vita per tutti gli esseri viventi nel presente e nel futuro.

Personaggi di fama internazionale, da Kofi Annan, con il suo prezioso intervento in occasione dell’incontro con i geografi americani del 2001, ad All Gore, premio Nobel per la pace nel 2007 per la sua lotta al riscaldamento della Terra, da Benedetto XVI con la sua Enciclica “Caritas in veritate” ed il suo messaggio per la pace del I gennaio 2010 “Se vuoi la pace, custodisci il creato”, fino ai nomi dei più grandi geografi italiani, tutti costoro hanno dimostrato al mondo intero, attraverso il loro continuo richiamo, la loro profonda cultura, la loro capacità di osservazione del reale, l’importanza di affrontare e di interpretare con adeguata capacità critica gli eventi che accadono sulla superficie terrestre ed hanno suggerito opportune valutazioni nella individuazione dei modelli di sviluppo da adottare.

Ci auguriamo che, nei tempi che rimangono per le decisioni definitive, questo frammento di pensiero si incunei con forza nelle valutazioni che il mondo politico deve compiere e sappia raccomandare linee operative correlate alla tradizione culturale europea, dove la Geografia ha sempre avuto un ruolo importante e decisivo per le relazioni tra i popoli,con le loro diverse culture e le loro religioni.