Un test per le superiori

La proposta del presidente dell'Invalsi:
usare il test già assegnato durante l'esame di terza media

Flavia Amabile La Stampa 26.2.2010

Sono d’accordo un po’ tutti, gli studenti italiani sono sempre meno preparati. L’ultima indagine a raccontarlo è stata quella della Fondazione Agnelli: gli studenti del Sud sono in ritardo di più di un anno e mezzo rispetto a quelli del Nord nella loro preparazione e lo conferma anche l’Invalsi, l’istituto che si occupa di realizzare i test per valutare scuole e alunni italiani.

Piero Cipollone, presidente dell’Invalsi, è davvero così forte la differenza?

«Il rapporto della Fondazione Agnelli si basa sui dati Ocse-Pisa che raccogliamo nelle scuole. La differenza esiste e siamo contenti che i numeri raccolti dall’Invalsi possano essere utilizzati da organizzazioni autorevoli per sviluppare analisi sulla situazione del sistema scolastico italiano».

Che cosa si può fare?
«Il mandato istituzionale dell’Invalsi è raccogliere informazioni sulla qualità del sistema di istruzione e formazione. Qualunque strategia di miglioramento non può che passare attraverso la conoscenza della realtà e quindi attraverso il nostro lavoro di rilevazione delle informazioni sulle scuole. Quest’anno avremo indicazioni su 2 milioni di studenti, il che ci permetterà di stilare non una classifica ma di capire quale debba essere il percorso di miglioramento da seguire. Le nostre scuole sembrano non sapere dove andare: noi forniamo loro il Gps, il navigatore satellitare, in modo da indicare la rotta da seguire».

Paola Mastrocola, scrittrice e professoressa di liceo, proprio notando la grande quantità di errori di ortografia, ha proposto un esame per valutare la preparazione in italiano degli studenti che si iscrivono alle superiori.

«E’ una proposta su cui sono pienamente d’accordo, non solo perché è un’idea che mi convince ma anche perché potrebbe essere realizzata immediatamente e a costo zero».

In che modo?

«Gli studenti di terza media, nel dare l’esame di Stato, devono già svolgere una prova standard di italiano e matematica. Lo prevede una legge dello Stato. I risultati potrebbero essere usati per la valutazione successiva, a settembre. Noi siamo in grado di elaborare le risposte già dopo poche settimane come è avvenuto ad esempio quest’anno quando a luglio avevamo pronto il nostro rapporto».

E da un punto di vista burocratico come funzionerebbe?

«Quando gli studenti fanno il test gli insegnanti riportano le risposte su un foglio che mandano all’Invalsi. L’altro resta alle scuole per cui gli studenti dovrebbero solo farsene fare una copia e portarlo alla nuova scuola. Diventerebbe una mappatura delle conoscenze raggiunte in italiano come chiede la professoressa Mastrocola. Ma, volendo, si può fare altrettanto con la matematica».

Tutti gli alunni di terza media devono già sottoporsi al test durante l’esame di Stato?

«La prova è in vigore già da tre anni. Il primo anno, il 2007-08, è avvenuto in forma sperimentale, lasciato alle scuole la possibilità di scegliere se farlo oppure no. Lo scorso anno è stato adottato in tutte le scuole ma ogni istituto decideva quale punteggio assegnare. Da quest’anno verrà realizzato non solo su tutti gli alunni di terza media ma le scuole dovranno attribuire al test un punteggio predefinito nella valutazione".