L'ora di lezione sotto attacco permanente
Giorgio Ragazzini, dal
Gruppo di Firenze Da ottobre a gennaio (e quest’anno molto oltre), si svolgono nelle scuole medie le attività di orientamento. È in questo periodo che si tocca con mano quanto “la lezione”, cioè il momento centrale dell’istituzione scolastica, abbia perso di considerazione nella menti di molti docenti e dirigenti. Una preoccupazione costante, infatti, dovrebbe guidare la pianificazione di incontri, visite, colloqui: evitare per quanto possibile di interferire con il regolare svolgimento delle lezioni. Macché. Vengono anzi incoraggiate le visite di intere classi delle medie agli istituti superiori; e dato che vi sono impegnati almeno due accompagnatori, il risultato è di privare della lezione anche altre classi che rimangono a scuola. C’è da chiedersi, poi, con quale criterio si scelgano le mete, non essendo pensabile di visitare tutte quelle che gli allievi prendono in considerazione. A lasciarli fare, poi, alcuni istituti superiori farebbero il giro di tutte le medie per illustrare ai potenziali iscritti le allettanti caratteristiche del proprio istituto. Rigorosamente di mattina, però. In un diverso orario, tra l’altro, potrebbero intervenire anche i genitori; ma i responsabili del marketing scolastico sanno benissimo quale indice di gradimento riscuote il poter saltare la lezione, anche senza considerare i molteplici impegni pomeridiani di tanti alunni. Ma non basta. Pensa e ripensa, cosa hanno inventato per attrarre i giovani iscrivendi? La possibilità di “assistere a una lezione”. È facile valutare quale possa essere il valore orientativo (cioè zero) di una lezione, tenuta da uno tra i vari professori di una delle varie materie. Altrettanto facile giudicare, per le persone di buon senso, quale sia il quoziente etico di questa operazione, anche se condotta - c'è da supporre - in buona fede. Purtroppo, finora non mi risulta che qualche scuola media si sia risentita di questo incoraggiamento a disertare le proprie aule. Come se questo non bastasse, altre assenze sono causate dalla necessità di sottoporre i figli a viste mediche, controlli, analisi, perché, a quanto pare, in molti casi i servizi sanitari non prevedono appuntamenti pomeridiani. Ma lo sanno che esiste la scuola? Oppure se ne infischiano? Tutto questo - e altro - nel quadro di una normativa che prevede un tetto massimo di assenze di un giorno ogni quattro (cioè oltre cinquanta in un anno), senza dover indicare motivi particolari e per di più derogabile a giudizio della singola scuola. Il messaggio che arriva ai nostri allievi non potrebbe, quindi, essere più chiaro: la lezione non è veramente importante, se ne può tranquillamente fare a meno.
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