Istruzione: soltanto il 4,3% da Tuttoscuola, 22.2.2010 La manovra finanziaria in corso è destinata, tra l'altro, a modificare il rapporto tra spese correnti per l'istruzione e spese in conto capitale, visto che inciderà sensibilmente sulle spese del personale scolastico i cui organici, a cominciare dal 2007 sono oggetto di forte riduzione. Nel 1990, secondo i dati Istat, le spese correnti rappresentavano il 95,5% dell'intera spesa per l'istruzione; soltanto il restante 4,5% era rappresentato da spese di investimento in conto capitale. Il rapporto è andato peggiorando tanto da arrivare a superare nella seconda metà degli anni '90 il 96%, a favore, naturalmente, delle spese correnti. Con il ministro Moratti, per un suo dichiarato impegno di modificare il rapporto a favore delle spese di investimento, il rapporto è stato leggermente ridotto al 95,3% per alcuni anni, ma di nuovo è risalito nel 2007 e nel 2008. Nell'ultimo anno rilevato dall'Istat (2008), il rapporto tra spese correnti per l'istruzione e spese in conto capitale è risalito al 95,7%, al di sopra dei valori del 1990. Nel 1990 il rapporto tra spese correnti generali e quelle in conto capitale per tutti i settori e i servizi della Pubblica Amministrazione era di circa il 90%. Negli anni successivi ha oscillato fino a raggiungere il picco massimo del 94,4% nel 2000 per poi assestarsi al 92,4% nel 2008. Come si vede, dunque, non è soltanto l'istruzione che fatica ad investire risorse in conto capitale (al centro e in periferia), ma l'intera Amministrazione pubblica. Il Pubblico, dunque, investe sul capitale umano. L'istruzione non è da meno e, visto il consolidamento del rapporto tra spesa corrente e spesa di investimento, dovrà spendere molto di più per la formazione e l'aggiornamento del personale per potere avere prospettive di sviluppo e di ammodernamento. |