Il prof è da riformare

  Massimo Antonucci L'Espresso, 25.2.2010

Sono un abbonato de “L’espresso” da anni, insegno Scienze Sociali in un liceo di Bologna. Confesso che l’articolo “Il prof è da riformare” (“L’espresso” n. 7) mi ha prima sorpreso, poi mi ha provocato una rabbia profonda. Stupisce che “L’espresso” dedichi alla riforma della scuola superiore due paginette in cui parla unicamente il direttore della Fondazione Agnelli.

Se fosse una delle tante voci all’interno di un’inchiesta sulla riforma, potrei capirlo. La cosa grave è che si riportano posizioni di qualcuno che sembra aver messo piede nella scuola tanti anni fa e da allora ne ha sentito parlare da altri. Sembra un destino: la riforma della scuola la fanno politici avulsi dal mondo della scuola , ma ben dentro agli affari dell’economia (più che la riforma Gelmini è la riforma Tremonti); l’informazione sulle riforme poi la fanno persone che dirigono Fondazioni. Quella che nell’articolo viene chiamata “razionalizzazione” è un bel termine per dire taglio di risorse.

Ma la cosa che mi ha fatto infuriare è il passaggio in cui afferma che aprire la scuola a chi è precario da 10 o più anni sarebbe un disastro! Un disastro sono simili affermazioni. Bisognerebbe chiudere ai precari in nome della qualità: questo è quanto si afferma. Su quali basi l’eminente studioso fa queste affermazioni? A pagare la “razionalizzazione” dovrebbero essere persone con tutti i titoli per insegnare?

L’unico scandalo è il fatto che uno Stato tenga cronicamente precari degli insegnanti, alcuni dei quali raggiungono la pensione da precari.

Prof Massimo Antonucci, Bologna