LE MOTIVAZIONI

Private e disabili, Anffas:
«Si paga anche la comodità»

Spesso l'istituto privato è quella più vicino a casa, e alla fine molti genitori
sono disposti a fare un ulteriore sacrificio economico per questo

 Il Corriere della Sera 25.2.2010

ROMA - Perchè pagare di tasca propria l'insegnante di sostegno nelle scuole paritarie, se in quelle pubbliche lo passa lo Stato? «Perchè spesso la scuola privata è quella più vicino a casa, e alla fine molti genitori sono disposti a fare un ulteriore sacrificio economico per avere questa comodità», spiega Lilia Manganaro, responsabile dello Sportello scuola dell'Anffas. L'Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale si e' imbattuta spesso in queste situazioni. «Ci è capitato anche di assistere a casi di diniego da parte di alcuni istituti privati che non accettavano alunni disabili. Quando succede, interveniamo come associazione andando a parlare col preside e spiegando che esiste una legge -la n.62 del 2000- secondo cui le scuole paritarie sono obbligate ad accettare l'iscrizione dei bambini e dei ragazzi disabili, pena la perdita della parità», continua Manganaro.

CONTRIBUTO AGGIUNTIVO - «Qualche anno fa, nel padovano, è intervenuto perfino l'ex Provveditorato agli studi per imporre l'accettazione di uno studente disabile in una scuola privata. Questo per dire che l'Ufficio scolastico provinciale ne ha il potere se lo vuole», precisa Ottaviano Lorenzoni, sempre dall'Anffas. Non bisogna poi dimenticare che, dal 2008-2009, nelle scuole primarie paritarie (e parificate, le uniche in cui l'insegnate di sostegno lo passa lo Stato) è stato introdotto un contributo aggiuntivo per avere un numero di ore di sostegno integrative anche per gli alunni con difficoltà di apprendimento (e quindi senza la certificazione dell'handicap) «dietro la presentazione di un progetto alla Direzione scolastica regionale», sottolinea Manganaro. «Noi comunque, come associazione, consigliamo sempre di iscrivere i ragazzi disabili nelle scuole pubbliche», per evitare ai genitori di andare a combattere faticose battaglie per ottenere il diritto allo studio dei propri figli. (Fonte agenzia Dires - Redattore Sociale)