Nasci al sud? Meno preparato
I giovani meridionali hanno un anno e mezzo di
ritardo nella preparazione
rispetto a quelli del Nord e sanno quello che sa uno studente
immigrato
Flavia Amabile La Stampa 24.2.2010
Sei uno
studente in una scuola del Sud? Basta questo per
avere un anno e mezzo di ritardo nella preparazione rispetto a uno
studente del Nord. Uno studente italiano, però. Perché il livello di
conoscenze dei ragazzi meridionali equivale più o meno a quello
degli stranieri nelle scuole del Nord. Un quindicenne su tre di
quelli che ogni giorno entrano nelle classi dalla Campania alla
Calabria, isole comprese, non raggiunge la soglia minima delle
conoscenze definita a livello internazionale.
Un risultato drammatico,
anche perché prescinde da ogni altra considerazione. Lo studente non
può farci molto, la pochezza della sua preparazione è condizionata
unicamente dal contesto, dal semplice gesto di frequentare una
qualsiasi scuola del Sud. La Fondazione Agnelli ha analizzato anche
quest’anno lo stato della scuola in Italia nel suo Rapporto che
verrà presentato ufficialmente oggi e il quadro che emerge non è
affatto lusinghiero. L’indagine si basa sui dati Ocse-Pisa, l’esame
condotto tra gli studenti delle secondarie dei Paesi Ocse per
confrontarne le conoscenze.
Gli studenti italiani delle superiori
sono fra i pochi al mondo ad avere preparazioni molto diverse
semplicemente per aver frequentato una scuola piuttosto che
un’altra. E si parla di divari fra istituti pubblici, non privati.
Le cause - sottolinea il rapporto - sono per il 15% legate alle
differenze tra regioni, e per il 37% a differenze tra scuole in una
stessa regione. Insomma, «i fattori contestuali - quelli scolastici
in misura maggiore di quelli regionali - giocano più delle capacità
personali». In altre parole anche un genio inserito in una scuola
scadente non potrà raggiungere risultati eccellenti. E il merito non
sempre risulta premiato.
Non è che tutto il sud
sia allo stesso livello e tutto il nord meraviglioso. A Trento e
Bolzano «non importa a quale scuola sei iscritto, otterrai comunque
dei buoni risultati», spiega il rapporto. Con uno svantaggio:
costano, sono inefficienti: in quelle del Trentino per ogni punto
Pisa si spendono 165 euro. In Veneto dove i risultati in termini di
preparazione sono comunque fra i più soddisfacenti in Italia di euro
se ne spendono 113 per ogni punto Pisa. In Puglia e Campania accade
l’opposto: non importa in quale scuola ci si iscrive, sono tutte più
o meno mediocri. E per quella mediocrità in Campania si spendono 126
euro per ogni punto Pisa ottenuto dagli studenti, un po’ di meno in
Puglia, 119 euro. Sicilia, Sardenga e Basilicata, invece, sono le
regione in cui si spende tanto e si ottiene una preparazione del
tutto inadeguata.
Diverso è tra le regioni anche il
livello di spesa. Al Sud si è sempre al di sopra del
4% del Pil con una punta del 6% in Calabria. Al Nord, invece,
(almeno nelle regioni a statuto ordinario) la quota di Pil destinata
all’istruzione scolastica è sempre inferiore al 3% con il minimo di
spesa in Lombardia (2,2%) e in Emilia Romagna (2,3%). E’ da queste
differenze tra regioni che dovrà dipendere anche ogni decisione
futura sul federalismo scolastico, ricorda il rapporto. Le
differenze nella spesa dipendonono da vari fattori. Le regioni meno
popolate avranno plessi di minori dimensioni. In alcune regioni c’è
maggiore ricorso al tempo pieno che rappresenta un notevole aumento
dei costi: sono quelle del nord dove maggiore è il numero di donne
che lavorano, ma anche in Basilicata. E, quindi, come avverte il
rapporto «un quadro così articolato richiede un serio sforzo
analitico per essere compreso in tutte le sue sfumature, e
certamente mal si adatta a una cornice politica smaniosa di creare
rappresentazioni duali».