Inaugurato il primo liceo cinese in Italia

di A.G. La Tecnica della Scuola, 26.2.2010

A Roma, presso il convitto nazionale Vittorio Emanuele II. Al taglio del nastro c’era anche il ministro dell’Istruzione: i nostri alunni così avranno la possibilità di diventare cittadini del mondo. Al momento il corso è composto da una sola classe, una prima con 28 alunni: già nella prossima estate voleranno in oriente.

La riforma della scuola superiore passa anche attraverso iniziative di nuovi corsi: come quello inaugurato il 25 febbraio a Roma, presso il convitto nazionale Vittorio Emanuele II, dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Si tratta del primo liceo scientifico italiano con opzione lingua cinese: si tratta di un liceo dove la lingua e la cultura cinese vengono studiate, come materia curricolare, nell'arco dell'intero quinquennio. Al momento nell'istituto esiste solo una classe, composta da 28 alunni, che è stata avviata lo scorso settembre. Gelmini è intervenuto al simbolico taglio del nastro spiegando che "con la riforma della scuola abbiamo introdotto lo studio della cittadinanza, ma ai nostri alunni dobbiamo insegnare anche ad essere cittadini del mondo".

Il ministro dell'Istruzione ha auspicato che questo modello d'insegnamento diventi "un paradigma per le altre scuole italiane" perché si basa su "un'offerta formativa ricca, per una lingua ancora sconosciuta ma - ha sottolineato Gelmini - con un impatto importante". Il modello introdotto, è stato spiegato, deriva dall'esperienza pluriennale del liceo classico europeo.

L’auspicio del dirigente del nuovo liceo, il primo in Italia ed il secondo di questo genere in Europa, è arrivare a creare almeno una classe fino al quinto anno. Sulla “carta” la sua frequenza appare impegnativa più o meno come quella richiesta negli altri tipi di licei: le lezioni si svolgono dalle 8 alle 14, con un rientro pomeridiano il lunedì dalle 15.20 alle 17. La differenza sembra però che stia soprattutto nella possibilità di completare il livello di preparazione curricolare attraverso dei soggiorni direttamente in Cina. Il primo è in programma già a fine anno scolastico. Non è chiaro ancora quale sarà la quota che le famiglie dovranno sostenere per far vivere ai figli delle esperienze turistico-formative sicuramente entusiasmanti, ma anche molto onerose.