Legambiente, edifici scolastici vecchi
e senza strutture per lo sport

Rimane un divario nella qualità dell'edilizia scolastica di Nord, Centro, Sud e Isole

 La Stampa 25.2.2010

ROMA
Edifici vecchi, senza strutture per lo sport e spesso non di proprietà, curati abbastanza bene a livello di manutenzione ordinaria e straordinaria in Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte e Toscana mentre al Sud a darsi da fare è la Sicilia ma per i soli interventi di emergenza. Il Centro Nord si conferma in testa alla graduatoria, stilata da Legambiente in Ecosistema Scuola (la ricerca annuale che l’associazione ambientalista effettua da dieci anni), del livello di qualità dell’edilizia scolastica delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado.

Complessivamente il 60% degli edifici scolastici è antecedente al 1974. Quasi il 50% del patrimonio edilizio del Sud risale, però, a dopo il 1974 e nelle Isole il 53% (di cui quasi un 23% costruito fra il 1990 e il 2008).

Che cosa è cambiato rispetto al 2001? L’indagine - presentata a Napoli in occasione del convegno “Per un’edilizia scolastica di qualità”, organizzato dall’associazione ambientalista per fare il punto sulle politiche del settore - fotografa pochi passi avanti e molte situazioni di stallo . A cominciare dall’età avanzata di buona parte dei 42.000 edifici scolastici italiani e della conseguente necessità di investimenti in manutenzione straordinaria, dal mancato completamento dell’Anagrafe scolastica a 14 anni dal suo avvio e dall’assenza di programmazione.

Al Centro poco più del 42% delle scuole sono state costruite dopo il 1974 e al Nord circa il 31% sono nate dal 1974 al 2008. Eppure, le amministrazioni del Sud e delle Isole dichiarano la necessità di interventi di manutenzione urgenti rispettivamente per il 47,28% e per il 40,75% degli edifici scolastici, a fronte del 21,04% del Nord e del 26,42% Centro, a dimostrazione, probabilmente, che l’edilizia di ultima generazione presenta più fragilità e più necessità di manutenzione continua.

Una delle inadeguatezze strutturali più allarmanti è l’assenza di strutture per lo sport che, oggi come nel 2001, non sono presenti in più del 40% delle nostre scuole. Anche sul fronte dei servizi, cambiano alcune condizioni a causa dell’impoverimento delle risorse trasferite ai Comuni, come il servizio di scuolabus che passa dal 70% del 2001 al 35%, con chiare ricadute negative sulla qualità della mobilità urbana.

Continuano a rimanere incomplete le risposte dedicate al rischio ambientale, a riprova della mancata cura delle rilevazioni ambientali piuttosto che dell’assenza di problemi. Da sottolineare il dato sulla vicinanza degli edifici scolastici alle industrie: sono situate a meno di un km dalle industrie ancora il 7,24% delle strutture, a testimonianza della mancata delocalizzazione delle scuole dalle aree a rischio quali sono quelle industriali.

Tra le note dolenti anche il deciso calo delle azioni di bonifica dall’amianto, realizzate solo nel 4,13% degli edifici rispetto all’8,64% del 2006, e dei casi certificati di amianto (dal 10,28% del 2006 al 5,53% del 2009) dovuto in parte alle verifiche già eseguite, in parte all’assenza di nuovi controlli, infatti è ancora alto il numero di Comuni che non rispondono nulla.

Buono il dato sull’adeguamento degli edifici alle norme in materia di accessibilità: è in possesso dei requisiti il 76,59% delle scuole mentre il 13,29% ha già programmato interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Tra le criticità pesa, innanzitutto, la necessità di investimenti molto ingenti in manutenzione straordinaria. Quasi il 50% degli edifici è stato sottoposto, infatti, a interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi cinque anni ma ancora più del 30% necessita di interventi di manutenzione urgenti.

Anche quest’anno, com’è tradizione, il Centro Nord si conferma in testa alla graduatoria, stilata da Legambiente, del livello di qualità dell’edilizia scolastica delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. Confermata la Toscana che con Prato (1°) e Livorno (7°) da diversi anni apre la classifica con due città tra le prime dieci, così come l’Emilia Romagna, con Parma (2°) e Modena (6°), e il Piemonte, con Biella (3°) e Asti (6°). La prima città del Sud è Benevento, che sta al 21°posto, seguita da Lecce, che per alcuni anni è stata fra le prime dieci in classifica, slittata al 34° posto.

Nel divario Nord Sud, rimangono sostanziali differenze per quanto riguarda le certificazioni, con dati preoccupanti sull’assenza di alcuni tipi di certificazione in territori di particolare vulnerabilità ambientale come quelli dichiarati a rischio sismico. Nelle regioni del centro Italia (le due macro aree dichiarate più sensibili) il 73,5% delle scuole è a rischio sismico: il 51,35% di loro possiede il certificato di idoneità statica e il 98,22% fa le prove di evacuazione. Nelle regioni del Sud Italia il 65,09% delle scuole è dichiarato a rischio sismico, ma solo l’11,76% possiede il certificato di collaudo statico e solo il 62,5% fa le prove di evacuazione.