Legambiente, gli edifici scolastici
fermi a dieci anni fa

di A.G. La Tecnica della Scuola, 25.2.2010

Presentato il rapporto “Ecosistema Scuola”: a oltre il 30% serve manutenzione urgente; il 40% non ha spazi per lo sport; il 7,2% è a meno di un km dalle industrie; in tante non hanno le certificazioni. Per il presidente, Cogliati Dezza, manca un serio piano nazionale d'investimenti. Così ci devono pensare le Regioni, ma al sud nicchiano. Buone solo le risultanze sulla sostenibilità, come per la raccolta differenziata e l’illuminazione a basso consumo. Tra le città primeggia Prato. 

Negli ultimi dieci anni lo stato delle strutture scolastiche salvo rari casi, quasi sempre dettati da interventi per salvaguardare la sicurezza, è rimasto sostanzialmente immutato. Con tutti i limiti storici che contrassegnano le 42.000 scuola italiane, la cui nascita per il 60% dei casi è antecedente al 1974: oltre il 30% avrebbe bisogno di interventi di manutenzione urgenti; quattro su dieci non hanno ancora spazi per fare praticare lo sport ai propri studenti; il 7,2% è situato a meno di un km dalle industrie. I dati fanno parte del rapporto “Ecosistema Scuola 2010” di Legambiente, presentato il 24 febbraio a Napoli.

All'indagine, che analizza i dati forniti dai Comuni capoluogo di Provincia sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado, hanno risposto 95 dei 103 Comuni interpellati. I risultati, raccolti tramite questionario, sono relativi all’anno 2008.

Lo studio è risultato particolarmente interessante perché i suoi curatori l’hanno allargato all’esame di servizi non necessariamente strutturali: ad esempio, per Legambiente l'impoverimento delle risorse trasferite ai Comuni avrebbe dimezzato il servizio di scuolabus, passato dal 70% del 2001 al 35% di oggi. Continuano poi a rimanere incomplete le risposte dedicate al rischio ambientale, a riprova della mancata cura delle rilevazioni ambientali piuttosto che dell'assenza di problemi.

Da sottolineare, spiega Legambiente, il dato sulla vicinanza degli edifici scolastici alle industrie: sono situate a meno di un km dalle industrie ancora il 7,24% delle strutture, a testimonianza della mancata delocalizzazione delle scuole dalle aree a rischio quali sono quelle industriali. Tra le note dolenti anche il deciso calo delle azioni di bonifica dall'amianto, realizzate solo nel 4,13% degli edifici rispetto all’8,64% del 2006, e dei casi certificati di amianto (dal 10,28% del 2006 al 5,53% del 2009) dovuto in parte alle verifiche già eseguite, in parte all'assenza di nuovi controlli, infatti è ancora alto il numero di Comuni che non rispondono nulla.

Scarsi anche gli interventi strutturali relativi all’utilizzo di criteri di bioedilizia per la costruzione di nuove scuole (0,34%) e di fonti di energia rinnovabile, con una media delle scuole che possiedono questo tipo di infrastruttura ferma da cinque anni intorno al 6%, dato paradossale considerati gli sviluppi del settore.

Significativo che quasi il 50% degli edifici sia stato sottoposto a interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi cinque anni, ma ancora più del 30% necessita di interventi di manutenzione urgenti.

Per il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, la colpa principale dell’immobilismo o, peggio ancora, del peggioramento della situazione deriverebbe dalla mancanza sempre più cronica di fondi: "lo scorso anno - ha commentato - è stato previsto dal Governo un piano di investimenti articolato in 20 milioni di euro annui tratti dai risparmi delle cosiddette 'spese della politica', ma di cui ancora non si è avuto riscontro. Inoltre, abbiamo interpretato come un buon segnale d'impegno da parte del Governo la delibera Cipe che un anno fa ha stanziato un miliardo di euro, poi ridotti a 773 milioni a seguito della parte destinata alle scuola abruzzesi dopo il terremoto, ma che purtroppo, ad oggi, ancora non sono stati trasferiti agli enti locali per una concreta ricaduta negli interventi territoriali. Non si può pensare di riqualificare il nostro patrimonio edilizio scolastico senza un serio piano nazionale d'investimenti".

Qualche dato positivo comunque è emerso, soprattutto nel campo della sostenibilità. Come la raccolta differenziata della carta che l'86,92% delle amministrazioni dichiara di praticare, a fronte del 39,16% del 2001. Quasi il 50% degli edifici scolastici, inoltre, impiega fonti di illuminazione a basso consumo (nel 2005 erano il 37%), mentre circa il 25% degli edifici utilizza altre forme di risparmio energetico (dato triplicato rispetto al 2005).Buono anche il dato sull'adeguamento degli edifici alle norme in materia di accessibilità: è in possesso dei requisiti il 76,59% delle scuole, mentre il 13,29% ha già programmato interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche.

Ammontano a 270.840.366 euro gli investimenti per la manutenzione straordinaria: una media nazionale per edificio di 42.491 euro. Forti le differenziazioni fra le realtà territoriali: le regioni del nord investono una media di 56.064 euro per edificio e quelle del sud che appena 18.134 euro. Solo la Sicilia, nel meridione, è sembrata in linea con il nord.

Legambiente , infine, ha realizzato una classifica per città: al primo posto si è posizionata Prato, al secondo Parma, al terzo Biella. A livello regionale si conferma la Toscana, con Prato al primo posto e Livorno al settimo: la regione da diversi anni apre la classifica con due città tra le prime dieci, così come l'Emilia Romagna, con Parma al secondo posto e Modena al sesto, e il Piemonte, con Biella al terzo e Asti al sesto. La prima città del Sud, ventunesima assoluta, è Benevento, seguita da Lecce, che per alcuni anni è stata fra le prime dieci in classifica, slittata al trentaquattresimo posto. La situazione non è molto cambiata rispetto alla prima edizione di Ecosistema Scuola, dove la prima città del Sud in graduatoria era Caserta al venticinquesimo posto, seguita a due posizioni di distanza da Reggio Calabria.

Nel divario Nord Sud, rimangono sostanziali differenze per quanto riguarda le certificazioni, con dati preoccupanti sull'assenza di alcuni tipi di certificazione in territori di particolare vulnerabilità ambientale come quelli dichiarati a rischio sismico. Nelle regioni del centro Italia (le due macro aree dichiarate più sensibili) il 73,5% delle scuole è a rischio sismico: il 51,35% di loro possiede il certificato di idoneità statica e il 98,22% fa le prove di evacuazione. Nelle regioni del meridione, il 65,09% delle scuole è dichiarato a rischio sismico, ma solo l'11,76% possiede il certificato di collaudo statico e solo il 62,5% fa le prove di evacuazione.