Scuole alle strette, di A.G. La Tecnica della Scuola, 14.2.2010 Accade all’istituto comprensivo statale “Sant'Ambrogio”: la lettera, inviata alle famiglie per invitarle a collaborare (anche come imbianchini, idraulici, facchini o operatori di pronto intervento), viene presa da alcune come motivo di mala-gestione. Chiesta all’Usr un’ispezione di verifica. Lo stato di disagio finanziario e la conseguente confusione dei responsabili delle nostre istituzioni scolastiche sta cominciando a raggiungere livelli preoccupanti: il 13 febbraio è stata divulgata la notizia che a Milano il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo statale “Sant'Ambrogio” abbia inviato una comunicazione ufficiale, con tanto di protocollo, ai genitori dei suoi alunni per chiedergli di operare fattivamente per la scuola. L’aspetto paradossale della richiesta è che le famiglie dovrebbero spendere tempo, energie e professionalità, in maniera del tutto gratuita, per evitare che “alcuni aspetti operativi e organizzativi”, non meglio definiti ma per gli addetti ai lavori tutt’altro che oscuri, non mettano in ginocchio l’autonomia finanziaria dell’istituto aumentandone “i costi di gestione”. Poi il ds spiega anche che la disponibilità delle famiglie permetterebbe "di avere degli ambienti decorosi sempre pronti ad accogliere tutti coloro che varcano le nostre porte, sia grandi che piccini". Nella lettera il capo d’istituto spiega senza mezzi termini che la sua scuola ormai ha "bisogno della collaborazione di tutti": così il dirigente ha pensato bene di preparare, in fondo alla comunicazione fatta pervenire a casa, una parte da far riempire proprio a quei genitori volenterosi intenzionati a rispondere positivamente all’invito. Difficile, del resto, che non sappiano svolgere o siano impossibilitati a dare un mano alla lunga lista di mestieri e/o specializzazioni richieste espressamente dal ds: si va dai "lavori di segreteria" a quelli "di pulizia". Ma possono risultare bene accette anche altre referenze, come il sapere realizzare "tinteggiatura-imbiancatura” oppure “opere edili-murature, impianti elettrici, idraulici, lavori di trasporto, piccoli facchinaggi e spostamento mobili, lavori amministrativi, organizzare-condurre feste iniziative ludiche e pronto intervento". Quasi dimenticando che una scuola non è un’azienda, e che l’affidamento di attività di questo genere all’interno di un istituto scolastico necessita di procedure assicurative e di autorizzazioni tutt’altro che marginali, sembra che più di qualche genitore si sia impietosito. Ed abbia risposto positivamente all’invito. Altri, invece, sono rimasti stupefatti: ma perché – hanno chiesto - dovremmo essere noi a sopperire a gravi mancanze di cui si dovrebbe fare carico lo Stato? Così hanno reso pubblica la bizzarra richiesta del preside. E si sono rivolti all’Ufficio scolastico regionale rivendicando un’ispezione ministeriale (per presunte irregolarità gestionali) presso la scuola frequentata dai figli. Altro che aiuto… |