In dirittura d'arrivo
la riforma della secondaria superiore

Dopo la revisione dei testi da parte del Miur,
i regolamenti dovranno essere esaminati dal Mef

da Tuttoscuola, 1.2.2010

Come anticipato anche nell'ultima newsletter TuttoscuolaFOCUS del 31 gennaio (questo il link all'indice, visibile liberamente), questa dovrebbe essere una settimana decisiva per l'approvazione finale della riforma delle scuole superiori: dopo i pareri espressi dalle commissioni cultura, in successione Camera e Senato, che hanno fatto seguito a quelli di Cnpi, Conferenza unificata Stato-Regioni e Consiglio di Stato, i tre schemi di regolamento torneranno al Consiglio dei Ministri per l'ok in seconda lettura.

Viene dato per scontato da molti che sarà la seduta del Consiglio dei ministri di venerdì 5 febbraio, a dare il definitivo via libera a nuovi licei, tecnici e professionali. Considerati i tempi necessari per una verifica del Mef, molto più facilmente la seduta utile del CdM per l'appprovazione definitiva dei regolamenti sarà quella successiva del 12 febbraio.

In questi giorni, il governo starebbe verificando la possibilità di accogliere alcuni rilievi posti dagli organismi di competenza: su tutti l'indicazione, unanime, di introdurre la riforma solo dalle prime classi anziché dal biennio iniziale.

Il principale ostacolo a questa modifica potrebbe essere costituito dal Ministero dell'Economia che contava, come indicato nella finanziaria del 2009, di tagliare intorno al 7% della spesa scolastica, e che, con l'avvio dimezzato della riforma della secondaria, solo per le prime classi, potrebbe vedere ridotti i programmi di risparmio previsti in precedenza.

Oltre che a quello dell'Istruzione, su cui in caso di mancato ottenimento dei risparmi stabiliti potrebbe scattare la cosiddetta `clausola di salvaguardia' introdotta dall'ex ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, durante la penultima legislatura e mai abrogata.

Altri problemi per l'ok alla riforma potrebbero essere costituiti dall'accoglimento di altri punti, indicati, in ordine sparso, da Cnpi, Conferenza unificata, Consiglio di Stato e commissioni parlamentari: su tutti, l'invito a ridurre la presenza negli organi collegiali di enti ed esperti esterni, oltre che di dipartimenti e comitati scientifici che andrebbero in conflitto con l'autonomia di ogni singolo istituto.