Fis sempre più scarni, le scuole ricorrono di A.G. La Tecnica della Scuola, 14.2.2010 L’uso distorto è denunciato dall’A.Ge. della Toscana: spesso i soldi dei genitori degli alunni non hanno riflessi diretti sulla didattica, ma vengono usati per la tassa sui rifiuti, per le visite fiscali ed i materiali di pulizia. Ma anche il Miur rema in questa direzione. Poi la proposta: le scuole debbono vincolarli. La carenza di fondi sta costringendo dirigenti, Dsga, Rsu e consigli d’istituto a fare delle “acrobazie” economiche senza precedenti: in certi casi, però, sembra che si stia esagerando. Ne è convinta l’associazione genitori A.Ge. della Toscana, secondo cui sarebbe in crescendo il numero di scuole dove i contributi delle famiglie vengono dirottati su capitoli di spesa che non hanno nulla a che vedere con la didattica: "è un fatto – spiega Manzani Di Goro - che le scuole, di fronte a una spesa ingente imprevista, mettono mano ai fondi più accessibili, primo fra tutti il contributo volontario dei genitori. Così sono sempre più numerose – continua - le segnalazioni di un uso improprio del contributo volontario dei genitori, usati prima per la tassa sui rifiuti, poi per le visite fiscali e i materiali di pulizia". Sempre secondo la presidente dell’associazione la circolare ministeriale n. 9537 sulla gestione del funzionamento scolastico del 14 dicembre avrebbe incentivato questa tendenza: "perché alle scuole – spiega Manzani Di Goro – è stata data l’indicazione di utilizzare i finanziamenti non vincolati, fra i quali i più includono il contributo volontario dei genitori, per pagare gli stipendi dei docenti, il fondo incentivante per il personale e la ditta di pulizie". La prodiga presidente toscana chiede quindi ai gestori delle scuole di impegnarsi per evitare questa destinazione impropria dei fondi provenienti dalle famiglie: "La nostra proposta - presentata in occasione di due incontri con gli addetti ai lavori svolti ad inizio febbraio a Pistoia e Firenze - è quella di versare sul conto delle scuole, vincolandoli, tutti i soldi che le famiglie spendono per le attività didattiche, abolendo così la cassa scolastica, che è un uso tollerato benché vietato dalle leggi di contabilità dello Stato". Manzani Di Goro si rivolge, quindi, a quelle famiglie che sinora hanno vissuto passivamente questa situazione di emergenza, che indirettamente si riversa sugli alunni ai quali non vengono destinate le risorse previste per legge: "i genitori debbono tutelare per primi i loro figli, mettendo ben chiaro nella causale che il loro versamento è finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa, così quei soldi entreranno vincolati in bilancio e potranno essere utilizzati esclusivamente a favore dei bambini e della didattica". La proposta dell’A.Ge permetterebbe anche il vantaggio, per le famiglie, di poter detrarre la quota destinata alle scuole dalla dichiarazione dei redditi. "La legge 40/2007 – spiega il rappresentante dei genitori - stabilisce infatti che hanno diritto alla detrazione del 19% per cento". La legge 40/2007 stabilisce infatti che hanno diritto alla detrazione del 19% per cento "le erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, statali e paritari (...) finalizzate all'innovazione tecnologica, all'edilizia scolastica e all'ampliamento dell'offerta formativa". Ma se la scuola utilizza quei fondi per gli stipendi o per le spese di pulizia la detrazione non spetta più. Oltre il danno (nei confronti dei figli), pure la beffa (ad opera dello Stato). |