Formeremo “cittadini inconsapevoli”? di Davide Lessi da Trieste La Bora, 7.2.2010. Trieste Non ne è stata fatta una materia di discussione nazionale. Come è avvenuto, invece, per “geografia”. Ma, dal prossimo anno scolastico, ci sarà anche meno “diritto” nei licei. Con la riforma, approvata la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri, si passa da 450 indirizzi ai 14 indirizzi ricompresi in 6 licei: classico, scientifico, linguistico, artistico, musicale e delle scienze umane. E solo nei due curricula di quest’ultimo – che va a sostiutire il vecchio liceo sociopsicopedagogico – l’insegnamento del diritto è tutelato.
A lanciare l’allarme è Elisabetta
Navarra, docente di ruolo di diritto ed economia all’I.S.I.S Da
Vinci-De Sandrinelli-Carli di Trieste, che ha segnalato alla
redazione di Bora.la la scomparsa dell’insegnamento
giuridico-economico dai licei. Alla sua
lettera appassionata è seguita questa intervista. Quando entrerà in vigore la nuova riforma dei licei e dell’istruzione secondaria?
La riforma entrerà in vigore a
settembre, partendo dalle prime classi (ma le riduzioni d’orario nei
tecnici e nei professionali saranno introdotte anche nelle classi
successive) per poi andare progressivamente a regime. Visto che è una docente di diritto (ed economia) può dirci se l’iter legislativo seguito per l’approvazione di questa riforma e da considerarsi regolare? Mi spiego: basta un atto governativo con semplice lettura alle Camere per stravolgere l’insegnamento secondario?
No, naturalmente, se il principio
democratico viene rispettato e prevale il buon senso. Sì, purtroppo,
se una maggioranza decide di raggiungere comunque i suoi obiettivi,
utilizzando tutti i pertugi che trova aperti nel nostro ordinamento
istituzionale. La riforma Gelmini parte da un decreto-legge, cui si
ricorre solo in casi straordinari di necessità e urgenza (il primo
citato era, paradossalmente, l’educazione alla legalità); in realtà
l’urgenza era di carattere finanziario (tagli alla P.A.) e tutti lo
sapevano. La maggioranza ha convertito in legge il suo decreto
(diventato maxi-emendamento), anche se vi ha apposto prudentemente
la “questione di fiducia”, e poi via ai regolamenti. Come valuta, in generale, questa riforma? E’ solo una manovra dettata dai tagli che interessano la ricerca e l’istruzione o è un tentativo di razionalizzare la didattica delle scuole secondarie? Vede, a riforma ormai approvata dal C.d.M., i pareri su di essa sono totalmente contrapposti: “riforma epocale” per la maggioranza, “taglio epocale” per l’opposizione. E’ difficile continuare a rimanere sul terreno delle opinioni quando si legge – e invito a farlo – il poco conosciuto “schema di piano programmatico” inserito nel decreto-legge Gelmini. Cito testualmente “La revisione degli ordinamenti scolastici con una riduzione generalizzata del monte ore settimanale di insegnamento e la definizione di nuovi criteri per la formazione delle classi e degli organici, determinerà una riduzione strutturale della spesa”; quindi, in tre anni, un taglio di 87.400 cattedre, ovviamente da giustificare all’opinione pubblica con motivazioni che fanno riferimento all’allineamento con i Paesi europei, alla modernizzazione ecc.
La realtà? Il ritorno al maestro unico
porta semplicemente ad un taglio di più di 10.000 cattedre in tre
anni…., la revisione dei curriculum delle scuole secondarie (tra cui
il taglio relativo al diritto e all’economia) di circa 14.000. Molto
semplicemente, la scelta è stata di far gravare pesantemente
sull’istruzione il più generale contenimento della spesa pubblica,
con tutto ciò che ne consegue.
Direi che si tratta semplicemente di
una manovra astuta ma ormai piuttosto “scoperta”: si taglia il
diritto e l’economia nei licei, ma ci sarà “Cittadinanza e
Costituzione” nelle scuole primarie, materia che non avrà un proprio
monte ore – e quindi in pratica non esiste – né una valutazione
autonoma e che sarà insegnata da docenti privi di una competenza
specifica. Che altro aggiungere? Oltre alle perplessità espresse nella lettera, cosa verrebbe a mancare a livello formativo se agli studenti non fosse garantito un insegnamento di “Diritto e Economia”? La convivenza civile è regolata da norme, come fare a conoscerne l’esistenza se nessuno te le insegna o ti fa capire il perché devono venire rispettate? Se nessuno ti fa sapere che oltre ai doveri hai anche dei diritti, perché sei un cittadino? Se nessuno ti fa conoscere la Costituzione proprio in un momento in cui si vuole mettere mano addirittura sui suoi principi fondamentali? Gli studenti sono contenti – direi quasi orgogliosi – di questa formazione che sollecita riflessioni, che li stimola a seguire ciò che accade intorno a loro, che consente di discutere su quello che prima nemmeno capivano.
Per quanto riguarda la formazione, mi
preme riportare l’incredibile parere dato a riguardo dalla
Commissione “Cultura ed Istruzione” del Senato che “condivide la
scelta di rinunciare ad alcune discipline che erano state introdotte
negli ordinamenti con talune sperimentazioni, come ad esempio
diritto ed economia. Pur nella consapevolezza che si tratta di
materie di grande importanza, soprattutto per l’educazione alla
legalità e per il contrasto di fenomeni di devianza, ritiene infatti
che l’istruzione liceale debba tendere all’acquisizione di una
formazione critica i cui contenuti saranno approfonditi nel
successivo percorso universitario”. Cosa replica a chi accusa voi docenti di battervi “sottobanco” perché vi sentite minacciati dai tagli del personale? Per quanto riguarda il “sottobanco”, il nostro Coordinamento ha un sito Internet, (www.docentidiritto.it) in cui si spiega chi siamo e quali sono le nostre iniziative (compreso l’appello che ha ottenuto un’ampia ed eterogenea adesione). I tagli del personale per queste discipline sono particolarmente pesanti (64% a fronte di una media del 15%), quindi è comprensibile che preoccupino soprattutto i precari e i docenti dei licei. Nel Coordinamento, precari e non (io sono docente di ruolo in un Istituto Tecnico, quindi relativamente meno toccata dal problema occupazionale) siamo tutti uniti nella consapevolezza che questi insegnamenti sono indispensabili alla crescita culturale e civile della società, e favoriscono la capacità critica con cui i cittadini esercitano il proprio diritto-dovere di elettori; obiettivi scomodi, che con questa riforma sicuramente non si intendono raggiungere.
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