"Presadiretta" svela in tv la scuola
ed è subito boom di ascolti

di Riccardo Iacona da l'Unità, 16.2.2010

Non sto a dirvi quali danni sta arrecando ai bambini l’eliminazione delle compresenze, che non erano utilizzate per “passeggiare nei corridoi” ma per recuperare i bambini che avevano difficolta di apprendimento...» – mi scrive Graziella, insegnante precaria di Palermo da 14 anni, il giorno dopo la messa in onda della puntata sulla scuola.

Poi ci scrive Giuseppina,che insegna a Torino nella scuola primaria “Don Milani” : «Si rendono conto i governanti che stanno sperimentando su materiale umano, che i ragazzi ed i giovani non sono documenti, che in caso di errore, possono essere riscritti e che le inadempienze e le superficialità provocano danni irreversibili?». Poi c’e’ Mariangela, docente di sostegno precaria che lavora nelle Marche: «Vi prego a nome dei bimbi disabili, a nome dei precari, a nome delle famiglie: continuate a parlare di scuola! Perché l’istruzione entra nei gangli della vita delle persone e le forma a tal punto da cambiare i connotati di una società!». Questa è la seconda volta che ci buttiamo con le telecamere di Presadiretta nel mondo della scuola e ancora una volta rimango stupito dalla passione che anima il lavoro nelle scuole pubbliche italiane. Passione vera e per questo accompagnata da una grande preoccupazione per quello che sta succedendo. Ed è in nome di questa passione che gli operatori la scuola la mandano avanti lo stesso, anche con pochi pennarelli e senza soldi nelle casse. «Il volontariato ormai è la nostra condizione quotidiana», – mi scrive Rossella un insegnante di filosofia e storia al liceo classico-linguistico di Lugo in provincia di Ravenna. «Cosa ci rimane? La nostra passione, quella stessa dedizione che porta un anonimo insegnante di provincia a guidare i propri alunni verso la vittoria alle olimpiadi di matematica senza strumenti e risorse. Non voglio neanche immaginare che cosa potrebbe fare se disponesse di qualche strumento in più!».

È talmente forte lo spirito di servizio che guida i professori come Rossella da non accorgersi che, a furia di tagli, la scuola gli sta sparendo sotto gli occhi. C’e’ infatti una soglia sotto la quale i tagli diventano uno spreco, perché «ammazzano» il servizio: quando in una scuola ho tagliato tutto il «tagliabile» – i soldi per i supplenti, il materiale didattico, i laboratori, una palestra degna di questo nome, gli insegnanti di sostegno e persino il riscaldamento – alla fine non c’e’ più la scuola. Sì, le teniamo aperte, ma il servizio che offrono è inaccettabile per un Paese del primo mondo come il nostro. I professori possono anche non accorgersene, i governanti no. Perché la posta in gioco è il futuro del paese, come ci ricorda Fernando che ha scritto la sua e-mail di getto, un minuto dopo la fine della messa in onda: «Un paese che non è in grado di garantire condizioni accettabili di studio ai suoi giovani è un paese fallito!».