Riforma e qualità degli apprendimenti/2. da Tuttoscuola, 22.2.2010 La ricerca internazionale, non solo quella di carattere pedagogico-didattico, ha in effetti dimostrato che il saldo possesso e governo critico della lingua materna (e di quella parlata nel paese di residenza per gli alunni stranieri) influisce positivamente anche sull'apprendimento di tutte le altre materie. C'è da chiedersi però se intervenire a 14 anni, come propone Mastrocola, non sia troppo tardi. Le comparazioni internazionali alle quali l'Italia ha partecipato negli ultimi 40 anni mostrano che la nostra scuola è abbastanza competitiva fino al quarto-quinto anno di scuola primaria, mentre ottiene risultati scadenti, e in via di peggioramento, quando gli alunni hanno 15 anni, in particolare nelle prove di "comprensione della lettura" (vedi gli esiti dell'indagine Ocse-Pisa del 2000, 2003, 2006; i risultati delle prove del 2009, che avranno come principale oggetto di studio proprio la reading literacy, comprensione della lettura, saranno resi noti alla fine del 2010). Questo significa che occorrerebbe intervenire in primo luogo nella fascia della scuola secondaria di primo grado, se non prima, come consiglia l'Unione Europea. Ma mentre per le matricole della scuola secondaria superiore (come per le matricole dell'università, dove si pongono analoghi problemi di insufficiente padronanza della lingua) servono interventi da "pronto soccorso", insomma da ultima spiaggia, come quello che la stessa Mastrocola propone (ammesso che si riveli efficace: le esperienze fatte in università non sono troppo promettenti), per la fascia scolastica precedente servirebbe - almeno in Italia - un vero e proprio ospedale: cioè una profonda e organica cura ricostituente, con una particolare attenzione proprio per l'italiano. |