Mancato minuto di silenzio, di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola, 2.2.2010 I fatti risalgono al settembre scorso, quando gli istituti furono invitati a fermarsi per commemorare i funerali dei sei parà uccisi a Kabul per un attentato. Per la Flc-Cgil la decisione del direttore dell’Usr è un procedimento disciplinare arbitrario; per le dirette interessate la sanzione non è prevista dalla legge, ma serve ad intimidire i giovani ds. E ci sarebbero riusciti. Un’ammonizione immotivata e fuori le regole: così giudicano Simonetta Salacone e Renata Puleo, attraverso una lettera agli organi di stampa (pubblicata, tra gli altri, dalla Flc-Cgil) la decisione presa nei loro confronti dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio, Maria Maddalena Novelli, a seguito della mancata osservanza nei loro istituti di Roma, il circolo didattico Iqbal Masih e la primaria Maffi di Primavalle, del minuto di silenzio che il ministro Gelmini aveva invitato a svolgere il 21 settembre in tutti gli istituti in coincidenza dei funerali dei sei paracadutisti rimasti uccisi a Kabul a seguito di un attentato. L’esito della vicenda, che secondo la Flc-Cgil si è concluso con "un arbitrario procedimento disciplinare", a causa della non prevista applicazione, in base al contratto nazionale, di avvertimenti ufficiali di questo genere, sarebbe stato comunicato alla dirette interessate qualche settimana fa. Ma reso noto a distanza di oltre un mese. "La direttrice regionale – scrivono le dirigenti censurate – durante le vacanze natalizie ci ha ‘comunicato’ che abbiamo ignorato non una circolare, ma infranto la legge sui cerimoniali di Stato e un’ordinanza del Governo; che non possiamo riferire alla stampa senza autorizzazione, in forza della fedeltà dovuta (al contratto, alla Nazione, alla amministrazione pubblica, al Governo in carica?); che abbiamo sforato rispetto all’autonomia dirigenziale e degli organi collegiali". La nota, firmata dal responsabile dell’Usr laziale, chiude con un ammonimento a recedere in futuro da tali comportamenti e allerta le dirigenti rispetto alle ricadute di questi atti sulla valutazione del loro operato complessivo. Per le due presidi si tratterebbe quindi indubbiamente di una ‘censura’. "Peccato – sostengono - che questa modalità non sia prevista fra le sanzioni disciplinari e che tutto il procedimento sia stato viziato da continue violazioni formali". Il timore, per le due dirigenti a fine carriera (la Salacone lascerà con questo anno scolastico, la Puleo tra un anno e mezzo) è che “la vicenda serve ad ammonire i più giovani, proprio mentre il ministro Brunetta cambia le regole nella pubblica amministrazione, al passo con la controriforma scolastica". Anche se poteva anche andar peggio (ad un certo punto della vicenda si è parlato addirittura di un loro trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale o la recessione unilaterale del contratto), per i due Capi d’istituto lo scopo intimidatorio del Miur sarebbe stato ampiamente raggiunto. "In questi mesi – scrivono - ci hanno sostenuto i genitori, le associazioni professionali e pacifiste, le organizzazioni sindacali (con qualche prudenza), i docenti, ma i nostri colleghi più giovani di servizio ci hanno fatto timide telefonate di conforto e di ammirazione ‘per il coraggio’. I piccoli fatti risultano essere sintomi di gravi malanni: quando la paura serpeggia – concludono - si è già verificato un cambio di regime". Senza entrare nel merito, di certo se così fosse presto assisteremo ad un seguito: i cambi di regime non si fermano di certo all’ammonizione. |