Valutare i docenti

Pasquale Almirante, AetnaNet 21.2.2010

Da qualche tempo è in giacenza un nuovo decreto a firma del ministro Brunetta che, in attesa di essere approvato, ha avuto il pieno appoggio della sua collega del Miur, Gelmini, con cui ne hanno parlato in pubblico: il decreto sulla valutazione dei docenti.
L’idea di Brunetta sarebbe quella di dividere il personale in tre fasce di merito: una alta, dove sarebbero collocati il 25% dei professori, una intermedia col 50% e una bassa dove andrebbe il rimante 25%.

A spingere il ministro sull’acceleratore sarebbero anche le risultanze, ormai però assodate, di alcune indagini secondo cui viene dimostrato che è proprio la maggioranza dei docenti, ben oltre il 55%, a richiedere una valutazione del proprio operato anche per gratificarne l’impegno e anche per non appiattire tutti su un unico tavolaccio.

Nelle indagini tuttavia non si va in profondità in ordine alla distinzione per esempio sul carico di lavoro fra docenti con materie solo orali e altre anche con scritti, né fra materie di indirizzo e altre di complemento.

Si è solo osservato che la maggior parte dei professori gradisce un riconoscimento, al quale quindi si sta cercando di rispondere con questo decreto ripartitorio della categoria la cui collocazione in uno dei tre gironi verrebbe affidata al dirigente: una sorta di novello Minosse che a seconda ch’avvinghia premia, condanna o lascia nel guado con ritualità triennale agganciata al rinnovo del Ccnl.

Gli incentivi per i premi sarebbero ricavabili dai risparmi del Miur e di cui la ministra Gelmini, per giustificare tanti tagli, ha a lungo e con enfasi parlato. Se dunque da parte dei docenti si avverte l’opportunità del merito, rimangono molte perplessità sul metodo e soprattutto sul "chi" decide la fascia.

Ma posto pure che il dirigente non si lasci trasportare dalla fantasia avviticchiata alla avvenenza o ai calli sulle ginocchia dei suoi docenti, come farebbe a piluccare il 25% se in una scuola l’eccellenza è ben oltre, poniamo, il 70%? E così al contrario.

Fra l’altro occorrerebbe pure stabilire il metodo, i parametri, le condizioni anche minime e massime, fermo restando la possibilità di coinvolgere le famiglie e gli studenti nella assegnazione di queste pagelle che, siccome non sono di onorificenze ma di sostanza pecuniaria, rischiano contenziosi e malumori, suscettibili di trasformare la scuola in agenzia clientelare: che diranno i sindacati?