Approvata dal Consiglio dei ministri, riordina gli istituti superiori
Gli indirizzi saranno 6 nei licei, due nei tecnici, due nei professionali

Scuola, sì alla riforma. Gelmini: "Epocale"
Sindacati e opposizione: solo un taglio

E i Cobas proclamano per il 12 marzo lo sciopero generale della scuola per l'intera giornata per protesta contro la riforma

la Repubblica 4.2.2010

ROMA - Via libera del Consiglio dei ministri alla riforma che riordina l'istruzione secondaria superiore. Il riordino che riguarda licei, istituti tecnici e professionali sarà attuato dal prossimo anno scolastico (2010-2011), a partire dalle sole prime classi. La riforma prevede uno sfoltimento degli indirizzi di studio: i licei diventeranno 6 (dagli attuali 450 indirizzi tra sperimentazioni e progetti assistiti), gli istituti tecnici da 10 con 39 indirizzi scenderanno a 2 con 11 indirizzi, i professionali da 5 corsi e 27 indirizzi saranno snelliti a 2 corsi e 6 indirizzi.


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"Ci hanno accusato di aver cambiato per fare cassa. Niente di più falso: era un atto atteso da 50 anni". Così la riforma è stata introdotta dalla Gelmini in una conferenza stampa insieme a Silvio Berlusconi. Il premier ha parlato di una legge "che ci mette in linea con l'Europa", non resistendo a due battute: sulla musica ("La mia e di Apicella sarà materia di studio") e sul ministro ("Ha fatto la riforma invece del viaggio di nozze").

Dure le reazioni dell'opposizione. Per Pierluigi Bersani "il riordino della scuola superiore da parte del governo non è una riforma, ma un taglio epocale alla scuola pubblica italiana che - invece di avvicinarci come riferito dal premier -  ci allontana dall'Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese". Il riordino di cui parla il governo sarebbe in realtà un mero "taglio di risorse, di competenze e di tempo", dovuto alla necessità di Tremonti di far quadrare il bilancio. Per il Pd, a causa di questa riforma, "la scelta compiuta a 13 anni diventa nei fatti irreversibile per la grande differenza di programmi proposti dai diversi percorsi formativi sin dal primo biennio, favorendo la dispersione scolastica, penalizzando i saperi tecnico-scientifici e tagliando le ore di laboratorio negli istituti professionali".

E c'è anche chi si domanda se Berlusconi l'abbia mai letta questa riforma della scuola, perché - dice Antonio Borghesi, vicecapogruppo dell'Italia del Valori alla Camera, "l'impressione è che non l'abbia fatto". Per l'Idv, questa riforma "è stata scritta da Confindustria ed è priva di risorse adeguate".

Il tono delle critiche dell'opposizione si trova anche nella durissima reazione di Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil: "Ciò che il governo ha approvato - ha detto - non è una riforma ma solo una rigorosa applicazione dei tagli decisi dal ministro Tremonti".  Da questa riforma - spiega il segretario - "la professionalità del personale uscirà svilita e tantissimi precari, insegnanti e Ata, saranno presto licenziati". Di più, secondo Pantaleo, "la decisione di ridurre l'orario nella classi successive alla prima e nei soli istituti tecnici e professionali, accentua la separatezza tra i diversi segmenti, producendo nei fatti una divisione sociale grave e inaccettabile tra i giovani sulla base del censo e delle condizioni sociali e culturali di partenza". I sindacati fanno sapere che non molleranno la presa e che anzi, alzeranno il tiro:  "Il 17 febbraio ci sarà una grande Assemblea Nazionale della scuola secondaria superiore, aperta agli studenti, alle associazioni e alle forze politiche per decidere tutte le opportune iniziative di mobilitazione. Il 12 marzo poi sarà giornata di sciopero nazionale".

Sulla stessa linea anche la Gilda, l'associazione professionale dei docenti italiani, che allude ad una riforma che "penalizza fortemente le seconde, terze e quarte classi su cui ricadranno i tagli previsti dal governo". In seguito all'incontro avvenuto ieri, alla vigilia del Consiglio dei ministri, tra i sindacati e i tecnici del ministero dell'Istruzione, "il governo - ha spiegato il Coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio - ha accolto in parte i pareri espressi dalle commissioni parlamentari e dal Consiglio di Stato". Conclude Di Meglio: "E' evidente che studenti e docenti delle classi vittime dei tagli non avranno più alcuna certezza rispetto ai percorsi didattici che hanno intrapreso".

Insomma, per dirla con le parole usate dalla Rete degli studenti, questa riforma è una "carnevalata" che può valere come scherzo solo se in ballo non c'è il futuro dei giovani e del Paese. Il premier annuncia l'Europa, "per noi invece - conclude la Rete - i livelli europei diventano sempre di più un miraggio". Il 20 febbraio, "smaschereremo il governo". Prevista una giornata di mobilitazione nazionale.

Sciopero in vista. Dopo il via libera del Consiglio dei Ministri alla riforma delle superiori i Cobas confermano lo sciopero per il prossimo 12 marzo. "Una riforma sciaguarata" la definisce il portavoce nazionale dei Cobas Piero Bernocchi "che non ha alle spalle alcun progetto didattico, come non ne avevano alle elementari la "maestra unica" o la devitalizzazione del Tempo Pieno.

Si cancellano o si immiseriscono materie importanti di studio, si tagliano ore di insegnamento cruciali (in media 4 ore settimanali in meno), si sopprimono laboratori e esperienze pratiche professionalizzanti, si cacciano decine di migliaia di precari, eliminandone il posto di lavoro, soltanto in nome del Dio Risparmio, a spese di una istruzione sempre più impoverita, giudicata un investimento improduttivo da questo e dagli ultimi governi".

"Ma - avverte Bernocchi - la partita non si chiude qui. I Regolamenti dovranno superare ancora non solo le obiezioni del Consiglio di Stato ma ottenere l'approvazione della Corte dei Conti e del capo dello Stato,  fino alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Solo allora le scuole potranno presentare l'offerta formativà alle famiglie che, essendo a poche settimane dalla scadenza per le iscrizioni (26 marzo), dovrebbero iscrivere i figli pressochè "al buio".

Soprattutto, in queste poche settimane docenti, genitori e studenti vedranno il progetto distruttivo in tutta la sua brutale concretezza, città per città, paese per paese, con le scuole che spariscono, gli accorpamenti folli, gli indirizzi di studio soppressi". "Ci sono dunque - prosegue Bernocchi - le condizioni perchè si sviluppi, qui ed ora, una forte opposizione alla "riforma" da parte di docenti ed Ata, precari e "stabili", studenti, genitori. Dobbiamo intensificare subito la lotta, agevolando la mobilitazione di tutto il popolo della scuola pubblica. Tale lotta culminerà nello sciopero del 12 marzo e in una grande manifestazione nazionale a Roma che partirà da Piazza della Repubblica alle 10 per concludersi al Ministero di Viale Trastevere.

In testa al corteo - conclude Bernocchi - ci saranno i precari/e, che in questi mesi si sono battuti coraggiosamente in difesa della scuola pubblica, della qualità dell'insegnamento e del loro posto di lavoro".