Ingegnere precario per 8 euro l'ora

di Bruno Ugolini da l'Unità, 22.2.2010

Storie così ce ne sono tante. Questa l’ho trovata su La provincia di Como, a cura di Giovanni Cristiani. Parla di un ingegnere al lavoro, su chiamata, per otto euro circa l’ora. Meno di un elettricista o di un idraulico. Ha aperto la partita Iva con uno stipendio da dieci euro l’ora. Poi con la crisi hanno ridotto la paga a otto euro e cinquanta. Non è finita: ora l’hanno messo «a chiamata». Il famoso job on call ripristinato dal ministro Sacconi. Spiega il quotidiano comasco come le aperture delle partite Iva siano in netto aumento. Questo perché «le aziende non vogliono un legame giuridico stretto con un dipendente e i conseguenti costi da sostenere». Spiega un commercialista come spesso per molti giovani «i sogni di gloria legati alla soddisfazione di aver trovato un lavoro, magari il primo, e la condivisibile speranza di affrancarsi dall’abbraccio delle moderne famiglie cozzino con la realtà di stipendi che tali non sono... ». Quasi la metà del compenso ricevuto, spesso non oltre i mille euro, se ne va, infatti, soltanto per le tasse. E poi se ritornano da mamma e papà li chiamano bamboccioni...

C’è negli ultimi tempi attorno alle partite Iva una nuova sensibilità. La Cgil (che già opera con il Nidil, Nuove Identità di Lavoro), ha lanciato, assieme a numerose associazioni professionali, un appello al Governo e ai partiti politici, accompagnato da specifiche proposte. «I professionisti – ha spiegato Davide Imola, responsabile Professioni per la Cgil Nazionale - sono stati tirati in ballo per diversi aspetti negli ultimi mesi ma i segnali arrivati dai provvedimenti approvati o in discussione sono negativi. Occorrono politiche di sostegno e di riconoscimento professionale». La Cisl, a sua volta, ha dato vita alla Felsa (Federazioni lavoratori somministrati autonomi atipici), superando l’Alai. Secondo il Censis si tratta di 6 milioni di unità mentre i professionisti, che per oltre il 60% lavorano come dipendenti, sono suddivisi tra i 2.006.015 iscritti agli ordini e gli oltre 3 milioni che esercitano attività professionali non regolamentate.

Sono giovani avvocati o praticanti, giovani architetti, informatici, consulenti, pubblicitari, ricercatori, designer, amministratori di condominio, ma anche consulenti aziendali, formatori, traduttori, guide turistiche, grafici, interpreti, bibliotecari, enologi, agenti e rappresentanti, tributaristi, archeologi, redattori editoriali, restauratori, fumettisti. Un esercito spesso travolto dalla crisi che non prevede certo per loro opportuni ammortizzatori. Così ridiventano bamboccioni, ridicolizzati da autorevoli esponenti del centrodestra, quelli capaci, certo, di collocare, quando occorre, i loro figliocci nelle diverse Spa a disposizione.