SCUOLA
Gelmini: la mia riforma, una rivoluzione intervista a Mariastella Gelmini, il Sussidiario 15.2.2010
Fatta la riforma non si sono comunque
spente - ci mancherebbe - le polemiche. Il settore scolastico
italiano si trova in gran tumulto pressoché in ogni suo frangente. E
le voci di tutte le rappresentanze, politiche e sociali, non
potevano risultare unanimi dopo l’approvazione di una riforma che lo
stesso ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini non ha esitato e
definire “epocale”. Molti i temi e gli argomenti di viva
discussione: dai problemi concreti ed economici delle scuole locali,
al “tradimento” della sinistra riformista in parlamento fino alla
carriera dei docenti e al riconoscimento dei meriti lavorativi dei
professori più validi.
È un’analisi superficiale, strumentale
alla polemica politica quotidiana. In realtà la riforma
dell’istruzione superiore era attesa da tempo e non più rinviabile.
Le linee ispiratrici sono chiare così come gli obiettivi che
vogliamo raggiungere: ridurre la frammentazione dei piani di studio,
privilegiare la qualità della didattica e l’approfondimento delle
materie, puntare sulla matematica, le scienze e le lingue straniere
e rilanciare il rapporto tra scuola e mondo del lavoro. Il quadro
completo delle innovazioni comunque può essere consultato sul sito
del Ministero, www.istruzione.it .
Nella stesura della riforma ci siamo
aperti al confronto con tutti, opposizione compresa. Abbiamo
analizzato tutti i suggerimenti senza pregiudizi ideologici. Forse
non è stato il governo ad essere ingenuo, ma l’opposizione ad essere
schizofrenica. E così facendo ha perso un’occasione. Non mi risulta
però che ci siano stati stravolgimenti. Abbiamo approvato la riforma
perché questo governo vuole cambiare il Paese.
Mettendo da parte i pregiudizi
ideologici, affrontando ogni aspetto in modo pragmatico, senza
perdere di vista i bisogni e le necessità di chi vive la scuola: gli
studenti e i docenti.
Sono stati tanti i provvedimenti
adottati a favore della scuola, dalla primaria fino alla riforma
dell’istruzione superiore. Tutti sono orientati alla promozione del
merito e della qualità. Ma una riforma complessiva della scuola non
può fare a meno di riorganizzare i meccanismi di reclutamento,
valutazione e retribuzione degli insegnanti. Abbiamo bisogno di una
scuola che premi i migliori, non solo tra gli studenti ma anche tra
i docenti. Questo sarà il prossimo passo. Sono problemi reali che mettono in evidenza il modo in cui vengono spese le risorse nell’istruzione. L’Italia non spende meno degli altri Paesi ma spende male. Più del 97 per cento del bilancio dell’Istruzione infatti viene assorbito dagli stipendi e poco resta per le spese più urgenti così come per l’edilizia scolastica e la formazione. Il governo che ci ha preceduto non ha avuto il coraggio di affrontare questo problema, ha evitato di mettere mano alla pianta organica scaricando tutto il peso della razionalizzazione delle spese proprio sul risparmio di carta e toner. Il nostro impegno, al contrario, è migliorare la qualità della spesa, investendo più risorse nell’edilizia scolastica, nei laboratori e per gli strumenti necessari nelle attività quotidiane.
|