Gelmini e l’assordante di Vincenzo Pascuzzi 7.12.2010 Ultimamente ha rinunciato ad andare alla Sapienza e al Convitto Nazionale di Roma e ha già dato forfait anticipato al convegno della Provincia di Bologna di venerdì 10 dicembre. Non visita mai, o quasi, le scuole. Teme contestazioni, proteste, forse non si reputa all’altezza di eventuali confronti dialettici estemporanei con docenti e studenti. La sua riforma dell’università ha provocato il risveglio e la reazione degli studenti. Approvata dalla Camera, tra le proteste di piazza e sui tetti, è ora in lista d’attesa al Senato. Se il governo verrà sfiduciato o costretto alle dimissioni, la riforma salterà. Perciò per poter vantare un qualche successo e recuperare immagine sta insistendo con il suo “monocratico” progetto per valorizzare il merito. L’annuncio è stato dato il 18 novembre scorso auto-proclamato “giorno storico”! Pochi giorni dopo, a fine novembre, ha anticipato una bozza del progetto in tre pagine. Questa bozza è solo un ballon d’essai? Un cauto sondaggio sulle reazioni di docenti, presidi, sindacati? La ministra cerca consensi tardivi? Non è dato sapere. Gelmini continua a credersi una pifferaia magica mentre soffia nel merito come in una assordante e stonata vuvuzela. Infatti la bozza del progetto non convince ma conferma le perplessità e le ostilità già causate dal comunicato del 18 novembre. Viene titolata “proposta” ma non specifica a chi è diretta e vuole essere immediatamente operativa. Non si tratta nemmeno di un progetto vero e proprio sia pure sperimentale ma solo di un’idea ancora vaga, confusa, preliminare, effimera e contraddittoria, insomma non attuabile. Una grossa patata bollente affibbiata alle strutture periferiche, alle scuole, ai nuclei di valutazione. Iniziative di contrasto sono già in essere a Torino ad opera del “Manifesto dei 500”, a Napoli e Pisa ad opera dei Cobas. Manca ancora o non si sa di Siracusa. In rete numerosi articoli criticano a ragione l’iniziativa gelminiana indicandone i lati negativi. Limitiamoci a richiamare ed evidenziare solo gli aspetti più rilevanti e qualcuno non ancora evidenziato. Il primo è l’aspetto odioso del “cannibalismo”: il Miur intende premiare con parte del “ricavato” da 140.000 licenziamenti; Il secondo è l’esiguità del campione: due sole province e due sole città che rappresentano intorno al 2% delle scuole e dei docenti. La sperimentazione è tale solo nelle intenzioni dichiarate ed è sicuramente un pretesto per camuffare povertà, spilorceria, scelte politiche occultate; Il terzo è la miseria e la selettività del premio: 100 euro al mese destinati al 15-20% dei docenti (uno su cinque o su sei), quando tutti conosciamo i livelli retributivi degli altri docenti europei sia in termini assoluti che riferiti al loro pil nazionale. Quarto aspetto. Per come è formato il nucleo dei tre valutatori e per come è articolato il giudizio, più che la ricerca del “merito oggettivo” dei docenti, si cerca il loro “gradimento soggettivo” e utilitaristico, una specie di “share” di audience! Nel nucleo dei valutatori ha un ruolo preponderante ma anomalo il preside in quanto non viene né eletto né valutato a sua volta! L’ultimo aspetto è forse quello più critico e distruttivo, è rappresentato dalla considerazione che a fronte di una minoranza del 20% di meritevoli premiati a regime (magari tra 5-10 anni!) si individuerà contemporaneamente una maggioranza dell’80% di non-meritevoli certificati ed etichettati come tali, con le assurdità, le reazioni, i risentimenti e i conflitti prevedibili! E questo sarebbe un progresso per la scuola?
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