scuola Israel: c’è un solo metodo per valutare oggettivamente la scuola. Vi spiego quale il Sussidiario, 27.12.2010 LA VALUTAZIONE DELLE SCUOLE SECONDO ISRAEL - Giorgio Israel, dalle pagine de Il Giornale, quale sarebbe l’unico metodo serio e ragionevole per poter valutare le scuole italiane. Secondo i test Ocse-Pisa, gli istituti statali sarebbero migliori di quelli paritari. Viceversa, secondo l`Invalsi, sarebbero meglio le scuole paritarie. Chi ha ragione? E’ evidente, spiega Giorgio Israel dalle pagine de Il Giornale, che con i dati numerici e la statistica, si può affermare tutto e il suo contrario. E allora, come si può giungere a conclusioni ragionevoli e oggettive? «L`unica cosa sensata e utile non sono queste statistiche, bensì una valutazione capillare dei singoli istituti scolasti ci e anche dei singoli insegnanti. Il problema è però come fare questa valutazione». Un dei metodi consigliati consisterebbe in test che valutino «le scuole misurando il livello di miglioramento degli apprendimenti degli studenti», in sostanza, «dei test all`inizio e alla fine dell`anno». Un metodo che, tuttavia, presenta due problemi. Primo: «i test servono a stimare il miglioramento degli apprendimenti in ambiti molto ristretti», e in matematica, ad esempio, «non rispondono affatto allo scopo di valutare le capacità di ragionare matematicamente». Secondo: «non danno alcuna garanzia di serietà ma servono soltanto a creare un`aria di rigore «scientifico», nascondendo la «spazzatura» della soggettività sotto il tappeto». Convince ancora meno il metodo di valutazione per i singoli docenti perché, in base al meccanismo suggerito «dovrebbe essere condotta da una commissione composta dal dirigente scolastico e da due docenti dell`istituto eletti dal collegio dei docenti». Resta, secondo Israel, il metodo delle ispezioni, sulla falsariga di quello in vigore in quello in uso in diverse università straniere. Sarebbero eseguite da «commissioni composte da insegnanti provenienti da scuole di diverse città, da un ispettore ministeriale, e anche da insegnanti in pensione». La commissione si installerebbe presso l’istituto esaminato una decina di giorni «rivoltandolo come un calzino, assistendo alle lezioni, esaminando libri di testo, registri, interrogando docenti, studenti e famiglie, e raccogliendo il suo giudizio finale in un rapporto» che valuterebbe «sia l`istituto nel suo complesso che i singoli insegnanti». Tale rapporto sarebbe, infine, «sottoposto agli Uffici scolastici regionali e al ministero». Non si tratta, spiega Israel, di una strategia gestionale, ma di un’iniziativa che darebbe il via ad un processo culturale. I rapporti, infatti, saranno «inevitabilmente oggetto di commenti incrociati, a differenza del sistema dei test che nasconde dietro una falsa oggettività scelte operate da soggetti incontrollati. Ma questo è altamente positivo poiché avvia nell`insieme delle scuole e nella comunità degli insegnanti un vasto processo di controllo interno alla dinamica dell`istituzione scolastica». |