Berlusconi: Molte riforme scuola ASCA, 14.12.2010 (ASCA) - Roma, 14 dic - Quest'anno, per la prima volta, e' diminuito il tasso di scolarità degli studenti italiani che, di governo in governo, hanno visto cambiare sotto i loro occhi una delle istituzioni più importanti dello Stato. Dal primo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, nel 1994 sono, infatti, state ben cinque le riforme che hanno tentato di far cambiare volto alla scuola italiana e, nonostante il numero dei ragazzi che riescono a conquistare il diploma sia aumentato rispetto all'anno scolastico 1994/1995, proprio nel 2010, per la prima volta, il trend positivo iniziato nel 2000, ha subito un rallentamento. Dal 10 maggio 1994, quando si insediò il primo governo Berlusconi, ad oggi, alla vigilia del voto di fiducia del suo quarto esecutivo, la scuola ha cambiato faccia e anche numeri. Il tasso di partecipazione nell'istruzione secondaria nelle regioni del Centro-Nord e', infatti, passato dall'82% dell'a.s. 1994/95 al 92,3% dell'a.s. 2005/2006, mentre al Sud (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), e' passato dal 71,1% al 91,4%, con percentuali leggermente più basse in Campania (90,6%), Puglia (91,8%) e Sicilia (90,9%). Il tasso di scolarità però, secondo l'ultimo annuario statistico 2010, e' tornato a calare quest'anno seppure in misura ''leggerà'. L'Istat rileva che sono 8.952.852 gli studenti iscritti all'anno scolastico 2008/2009, 7.459 in meno rispetto a quello precedente, invertendo così il trend positivo avviato nel biennio 2000/2001. Il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al cento per cento per le scuole dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado, mentre subisce una modesta flessione per la secondaria di secondo grado, dal 93,2% del 2007/2008 al 92,7 del 2008/2009. E il diploma i ragazzi italiani lo raggiungono in modo sempre diverso. Sono infatti cinque le riforme che hanno stravolto il sistema scolastico negli ultimi 15 anni (una media-record di una ogni tre anni): dall'eliminazione degli esami di riparazione attuata nel 1995 dall'allora ministro della Pubblica Istruzione Francesco D'Onofrio fino all'ultima riforma di Mariastella Gelmini. Insomma, ritmi di cambiamento incessanti per una delle più importanti istituzioni nazionali che ha visto modificare la propria struttura quasi a ogni cambio di Governo. Così il cambiamento ha preso il posto della stabilità e c'e' chi, durante il proprio percorso di studi, le riforme le ha ''subite'' tutte. Durante il primo Governo Berlusconi, e' D'Onofrio ad eliminare gli esami di riparazione (legge 8 agosto 1995, n.352 ''Disposizioni urgenti concernenti abolizione degli esami di riparazione e di seconda sessione ed attivazione dei relativi interventi di sostegno e di recupero'') e nelle scuole superiori fanno il loro ingresso, per la prima volta, i ''debiti formativi''. Nel 1996 l'Ulivo trionfa alle elezioni politiche e sale al dicastero di viale Trastevere, Luigi Berlinguer ricordato soprattutto per aver riformato l'esame di maturità. Con la legge 10 dicembre 1997, n.425 ''Disposizioni per la riforma degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore'', l'esame più temuto dagli adolescenti, infatti, cambia faccia: l'esame di Stato comprende tre prove scritte e un colloquio. La prima riguarda la lingua italiana, la seconda una delle materie caratterizzanti l'indirizzo di studio e la terza, multidisciplinare, e' una serie di quiz a risposta multipla. Il colloquio verte su argomenti multidisciplinari. Il punteggio di valutazione passa dai sessantesimi ai centesimi, viene introdotto il credito formativo, i commissari sono membri interni alla scuola mentre il presidente della commissione e' esterno. La riforma viene avviata con l'anno scolastico 1998/1999. Tra gli obiettivi del ministro anche il cambiamento della suddivisione in elementari, medie e superiori a cui viene sostituita una struttura basata su cicli di 12 anni (prima erano 13 con 5 anni di elementari, 3 di medie e 5 di superiori). Sette anni di ciclo primario o di base (dai 6 ai 13 anni) e cinque di ciclo secondario (dai 13 ai 18), con l'estensione dell'obbligo scolastico a 15 anni e l'obbligo alla formazione professionale fino ai 18. Questa legge però viene interamente abrogata, prima ancora di entrare in vigore, dalla Legge 28 marzo 2003 n. 53, più nota come ''Riforma Moratti''. Le elezioni politiche del 2001 vedono, infatti, di nuovo la vittoria di Silvio Berlusconi e al dicastero della Pubblica Istruzione sale, questa volta, Letizia Moratti con le sue ''tre 'i' (internet, impresa e inglese). Un'altra riforma coinvolge la scuola italiana. Un'altra riforma che verrà poi abrogata dal successivo esecutivo. I nuovi cambiamenti lasciano intatta la divisione in cicli ma ne modificano la struttura: il ciclo primario ora dura 8 anni (5 anni di scuola primaria con l'inglese dalla prima classe e l'abolizione dell'esame di quinta elementare. Di nuovo 3 anni di scuola secondaria di primo grado con lo studio della seconda lingua europea). Arrivati al secondo ciclo di istruzione la possibilità di scegliere tra licei o formazione professionale: i licei sono articolati in due bienni ai quali si aggiunge un ulteriore anno di approfondimento disciplinare e di orientamento agli studi superiori e si concludono con un esame di Stato. Nel 2006 torna a governare il centro-sinistra e il ministro della Pubblica Istruzione del secondo Governo Prodi e' Giuseppe Fioroni. Nuovo ministro, nuova riforma e reintroduzione dei rimandi estivi al posto dei debiti formativi. Il ministro sceglie di accantonare le tre ''i'' della Moratti per dare più spazio a italiano, matematica, storia e geografia in cui gli studenti italiani sembrano particolarmente carenti. Fa il suo ingresso anche un nuovo esame di maturità: ripristinate l'ammissione e la riforma delle commissioni, che tornano ad essere per metà esterne e per metà composte da docenti interni. Il resto e' storia di oggi. Con l'avvio dell'anno scolastico partito a settembre in tutta Italia e' entrata in vigore l'ennesima riforma, questa volta targata Gelmini, con 9 licei (classico, scientifico, delle scienze umane, linguistico, musicale e artistico con tre indirizzi) e 11 istituti tecnici, divisi in due settori, economico e tecnologico. Novità estese anche al nome allo stesso dicastero: questa volta sparisce la ''Pubblica'' ed il ministro resta dell'Istruzione. |