Università, nuove proteste in tutta Italia
Manifestazioni a
Roma, Milano, Napoli, Bologna e Ancona. Il Messaggero, 10.12.2010 ROMA (10 dicembre) - Continuano in tutta l'Italia le manifestazioni contro la riforma Gelmini dell'università, mentre un rapporto certifica la diminuzione dei laureati e gli effetti che la crisi ha sulle prospettive occupazionali. Il ministro polemizza intanto con la Cisl su un sondaggio secondo il quale per 3 insegnanti su 4 la scuola è peggiorata. Le manifestazioni di protesta. Nella capitale blitz davanti alle sedi di Pdl, Fli e Pd da parte di un gruppo di studenti universitari che hanno esposto striscioni e attaccato adesivi con lo slogan «Di voi non ci fidiamo» sulle targhe delle sedi di partito. Sempre a Roma tre cortei in motorino, organizzati dal Blocco Studentesco, partiti dall'Eur, da Ponte Milvio e da Montesacro, con tappe al Ministero dell'Economia, alla Provincia, al Senato e infine il Ministero dell'Istruzione. A Milano si è svolto un corteo organizzato dal coordinamento dei collettivi studenteschi. A Napoli notevoli problemi per due manifestazioni, una delle quali ha bloccato l'accesso dal Vomero alla tangenziale. Un migliaio di studenti hanno manifestato a Pistoia. Ad Ancona gli studenti dell'Udu hanno occupato brevemente l'assessorato alla cultura. A Bologna in 200 hanno fatto irruzione nella sede della provincia, con lancio di uova. A Pisa blitz nelle tre mense universitarie da parte degli studenti dei Coordinamento Università Bene Comune. Prove generali della protesta che andrà in piazza il 14 in tutta Italia in concomitanza con il voto di fiducia. Con i ricercatori il ministro Gelmini si è impegnata a emanare al più presto i decreti attuativi della riforma, a partire da quelli indispensabili per avviare le nuove procedure di abilitazione nazionale. Il ministro ha pure assicurato che prenderà in considerazione la proposta riguardante la progressione al ruolo di II fascia per un maggior numero di ricercatori e interverrà in Senato per chiarire che i ricercatori possono entrare a far parte del Senato Accademico. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, pur ribadendo che a suo parere la riforma è buona, ha lanciato oggi ancora una volta l'allarme sui finanziamenti. «Il rischio - ha detto - è che sia sottofinanziata perché c'è un problema di risorse». Oltre tre insegnanti su 4 (77%) pensano che la scuola italiana negli ultimi anni sia peggiorata. Solo il 9% è convinto del contrario. Mentre un altro 75% boccia la riforma della scuola targata Gelmini. Lo rileva un'indagine Swg-Cisl Scuola “Energie per il domani. La scuola italiana: valori e consapevolezza a servizio dei giovani e del paese”. Su un campione di 700 insegnanti, l'85%, nonostante tutto, si dice orgoglioso del proprio lavoro: la maggiore gratificazione la riceve dal legame che si crea con gli studenti (57%) e dal contatto con i giovani (52%). Le motivazioni che portano invece i docenti a non ritenersi soddisfatti della loro professione sono soprattutto la retribuzione inadeguata (51%) e lo scarso riconoscimento sociale del ruolo di docente (50%). La maggior parte degli intervistati è convinta che la scuola italiana sia peggiorata nel tempo perchè i tagli economici hanno limitato le possibilità dei singoli istituti (62%), il sistema scolastico non tutela adeguatamente gli insegnanti (30%) e gli insegnanti sono meno motivati (26%). Non piace neppure la riforma Gelmini: gli intervistati non vedono di buon occhio l'aumento del numero degli alunni per classe (72%), la riduzione delle ore di insegnamento nella scuola primaria e secondaria di primo grado (59%), l'introduzione del maestro unico-prevalente (54%), il nuovo assetto del secondo ciclo (31%) e la bocciatura con un solo 5 in pagella (28%). I dati dell'Ocse «smentiscono il sondaggio della Cisl. Esiste una differenza significativa tra le ricerche e i dati Ocse-Pisa e quelli forniti dalla Swg su commissione della Cisl - replica il ministero dell'Iistruzione - Solo poche ore fa sono stati resi noti in tutto il mondo i risultati dell'indagine sull'andamento dei sistemi scolastici internazionali. Una rilevazione autorevole e oggettiva secondo cui aumenta la qualità della scuola italiana, che dopo anni inverte un trend negativo e torna a guadagnare posizioni. Evidentemente a qualche sindacato è venuto il mal di pancia, ma soprattutto ha visto crollare tutti gli slogan scanditi in questi anni. Uno choc comprensibile, da cui qualcuno deve ancora riprendersi, che potrebbe essere utile per• a fare autocritica e ad abbandonare posizioni vecchie, ormai superate. Bisogna avere il coraggio di cambiare e modernizzarsi. Settori del sindacato con lungimiranza lo stanno facendo, purtroppo non nel comparto della scuola». Il Pd: la verità fa male alla Gelmini. La rilevazione Swg Cisl «conferma tutto ciò che chiunque giri per le scuole e ascolti in tutta Italia studenti, insegnanti, personale e dirigenti aveva già toccato con mano - sottolinea Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd - Il disagio è grande: la scuola ha bisogno di investimenti in qualità e le risorse ci sono, anche per la stabilizzazione di oltre 100 mila precari perchè la continuità didattica è parte della qualità della scuola. Stupiscono infine i toni astiosi riservati da ministro e maggioranza alla Cisl, un sindacato fino a oggi ritenuto moderato e che da oggi, evidentemente, è colpevole di aver certificato la realtà. D'altra parte 'La verità ti fa male lo so e nessuno mi può giudicare nemmeno tu', Cisl, come da decenni ammonisce Caterina Caselli. E pure le cifre, a quanto pare fanno male». Calano i laureati, aumentano le difficoltà per l'ingresso nel mondo del lavoro. Negli ultimi tre anni sono calati leggermente i laureati in genere, anche se si registra un lieve aumento nelle lauree magistrali e a ciclo unico. A risentire di più del calo sono soprattutto le lauree mediche (-15,9%) e giuridiche (-6,5%), e in generale, a un anno dalla laurea, si registra una flessione dell'occupazione. Unica eccezione i laureati in economia e statistica (+4,8%). Lo spiega il Rapporto Stella, che ha analizzato 150mila laureati nel triennio 2007-2009 in di diversi atenei italiani da nord a sud (Bergamo, Milano, Pavia ma anche Pisa e Palermo). A un anno dalla laurea, confrontando quasi 13mila interviste fatte a più del 60% dei laureati del 2009 con i dati dell'anno precedente, è emerso come l'occupazione sia passata dal 36,9% al 34,4% per i laureati triennali, dal 60 al 56,6% per i laureati magistrali e dal 53 al 49,6% per quelli a ciclo unico. Per questo aumentano i laureati triennali che scelgono di proseguire negli studi. Dalle analisi, risulta che quasi il 4% dei laureati magistrali e più del 5% di quelli a ciclo unico sono comunque inseriti nel mondo del lavoro, anche se con uno stage non retribuito. È inoltre rilevante la quota di persone che, al momento dell'intervista, dichiara di avere trovato un lavoro ma di dover ancora prendere servizio. La percentuale di laureati 2009 inseriti nel mondo del lavoro è del 37,2% per quelli triennali, del 64,8% per i magistrali e del 62,3% per i laureati a ciclo unico. La retribuzione media rimane allineata all'anno precedente (circa 1.200 euro), mentre si allungano i tempi di ingresso . |