Gelmini: "Cari ragazzi, non scappate all'estero"
Appello del ministro dell’Istruzione contro gli
intellettuali disfattisti che professano la fuga: "Dalla Fiat
all’Università, vincerà il progresso". E sulle difficoltà spiega:
"Le parentopoli e lo status quo scoraggiano persino me". Ma
rilancia: "Il sistema si combatte dall'interno".
Paola Setti
il Giornale,
30.12.2010
Ministro Mariastella Gelmini, li convinca lei i giovani a
restare in Italia.
«Tanto per cominciare l’anno prossimo celebriamo i 150 anni
dall’Unità, e il nostro Paese avrà difetti, ma...»
Ferma! Se lo vede lei uno studente che resta perché ci sono
le celebrazioni?
«Guardi che persino la sottoscritta vive momenti di scoramento».
E fa il ministro a 37 anni. C’è chi a 37 anni ancora cercano
lavoro.
«Con la fatica che ho fatto a far passare la riforma dell’Università
mi sono resa conto quanto è difficile cambiare le cose. Ma è
ingiusto consigliare la fuga».
Prima pagina del Corsera, Giovanni Belardelli agli studenti:
«Andatevene all’estero». Solo l’ultimo di una serie di appelli.
«L’analisi del professore è abbastanza condivisibile».
Meritofobia, parentopoli.
«E uno stato di conservazione che sembra impossibile da scalfire. La
sinistra...»
Vabbè, facile dare la colpa alla sinistra.
«Il fatto è che a questo punto la grande sfida è distinguere fra chi
vuole il cambiamento e chi difende lo status quo. La sinistra ha
fatto della conservazione il suo leitmotiv, a noi spetta allargare
il fronte di chi vuole cambiare».
Come si fa?
«I segnali di cambiamento ci sono. Dobbiamo crederci e batterci
perché si moltiplichino, non mollare».
Tègn dur, si dice dalle sue parti.
«Il sistema si combatte dall’interno».
Cinque motivi per farlo.
«Primo: Mirafiori».
È stato appena siglato l’accordo a Pomigliano.
«È una rivoluzione».
Lo dica alla Fiom che minaccia sfracelli.
«È la sinistra di cui parlavo. Nessun sindacato si può arrogare il
diritto di condannare il Paese all’immobilismo».
Dicono che quello di Marchionne è un ricatto:
si fa come dico io o me ne vado.
«Sacrosanto».
Sacrosanto.
«L’accordo consentirà a Fiat di crescere. E al Paese intero di
vedere rivoluzionato il rapporto fra lavoratore e datore di lavoro».
È la vittoria dei padroni sugli operai, dice la sinistra.
«Questa è la grande svolta: imprenditori e lavoratori non sono più
categorie contrapposte, ma hanno identici interessi. Se un’azienda
viene messa in condizione di essere competitiva, ci saranno posti di
lavoro e stipendi più alti. Altrimenti ci sarà disoccupazione».
Il secondo motivo per restare.
«Il Mezzogiorno».
Cari studenti non andate a Londra, andate a Napoli.
«Restateci, a Napoli. Il piano del Sud del governo, oltre a
investire sulle infrastrutture materiali, punta su quelle
immateriali. I talenti devono restare sul territorio».
Basta «terroni» al Nord.
«E poi c’è la ricerca, l’innovazione. Per vincere la crisi dobbiamo
puntare sul capitale umano. I giovani servono».
E qui arriva la sua riforma dell’Università.
«Che non è mia, ma di tutto il governo e del parlamento. È un grande
segnale di cambiamento per i giovani».
Li avete presi a manganellate.
«È la sinistra...»
Sempre lei.
«... Che ha cavalcato il disagio dei giovani. Infatti anche sui
giornali, dopo l’approvazione, si moltiplicano gli apprezzamenti».
Lei ha trasformato due leader bolsi come Bersani e Di Pietro
in atleti: per contestarla si sono arrampicati sui tetti.
«Sì, ma poi la riforma è stata approvata. Vieta le assunzioni di
parenti fino al quarto grado, toglie potere ai baroni, aumenta la
flessibilità, l’internazionalizzazione, il turn over, inverte la
fuga dei cervelli e attrarne dall’estero».
Quinto motivo per non espatriare.
«È l’altro grande segnale che il cambiamento è iniziato: un governo
di giovani, con ministri under 40 come la sottoscritta, la Carfagna,
la Meloni, Alfano, Fitto».
E di donne che piangono e minacciano di andarsene: Carfagna,
Prestigiacomo. Tocca a lei ministro.
«Problemi risolti».
Maschilismo strisciante.
«Normali incidenti di percorso, ma con una compattezza di base.
Berlusconi per primo ha dimostrato di credere nelle donne».
Fin troppo, ironizzano i maligni.
«Lo hanno attaccato e insultato, ma è stato il solo ad avere il
coraggio di puntare su di noi in ruoli chiave. E sfido chiunque a
dimostrare che non stiamo lavorando con capacità e impegno».
Durerà?
«Il 14 dicembre della fiducia è stato sconfitto ogni progetto di
destabilizzazione».
Se non ampliate la maggioranza ci riproveranno.
«Siamo sicuri di avere i numeri per andare avanti: Il Parlamento è
cambiato».
Sì, perché c’è il Fli all’opposizione.
«No, perché molti deputati hanno scelto di stare dalla nostra parte,
dimostrando senso di responsabilità, facendo prevalere sul senso di
appartenenza l’interesse del Paese, che è la governabilità».
Se non imbarcate l’Udc al governo, restate in bilico.
«L’Udc non deve entrare al governo,ma scegliere la strada di
un’opposizione responsabile, sui contenuti».
Basterà? Se a Casini gli ripiglia lo sghiribizzo si allea
col Pd e prova di nuovo a rovesciarvi.
«Ci sono almeno 15 deputati che interloquiscono con noi e sono
pronti a votare le riforme. E le dirò di più: da Enrico Letta a
Fioroni a Mariapia Garavaglia, da Nicola Rossi a Ichino alla
Finocchiaro, io credo che il Pdl potrà dialogare anche con i
riformisti del Pd».
Un regime!
«Lo chiami confronto sui grandi temi del Paese. E dica ai giovani di
restare a lottare con noi».