Gli studenti su YouTube:
così muore il nostro futuro

Il video del ministro Gelmini sul web continua ad essere cliccato e commentato da migliaia di giovani. E così, anche il giorno dopo l'ok al ddl, prosegue la polemica: "Serve un cambiamento, ma tagliare i fondi non è la soluzione"

 di Pamela Foti da SKY.it, 1.12.2010

“Il 30 novembre 2010, è morto il mio migliore amico. IL MIO FUTURO” scrive iki2104

E' questo uno degli oltre 5mila commenti che continuano ad affollare lo spazio su YouTube del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini.

Trecentosettantacinque mi piace. Duemilaquattrocento non mi piace.

Sono questi i numeri che esprimono il gradimento al messaggio video del ministro che qualche giorno prima dell'ok dell'Aula di Montecitorio, si rivolgeva ai giovani per rassicurarli: “Ragazzi questa riforma vuole aiutarvi, non danneggiarvi”.

Missione a quanto pare non riuscita, a giudicare dalle mobilitazioni di universitari e liceali che il 30 novembre hanno tenuto sotto scacco le principali città italiane.

“Che serva un cambiamento non vi è alcun dubbio, il problema è che tagliare i fondi all'istruzione non è la soluzione. Indirizzarli, certo, ma chi finanzierà in seguito la ricerca, chi ha i soldi per farlo, farà sicuramente i propri interessi”.

Il giorno dopo il passaggio della riforma dell’Istruzione alla Camera i giovani continuano a ribadire il loro no.

C’è chi attacca la maggioranza (“ma di che cosa parla, che lo stesso governo è fondato da ex impiegati, veline e collaboratori delle aziende del sig. Berlusconi) e chi punta il dito contro il ministro mettendo in discussione il suo curriculum da studentessa: “Te ministro dell’istruzione? Bocciata tre volte alla maturità?”. Informazione che, a dire il vero, non ci risulta.

Ma nel mare magnum degli insulti rivolti a Mariastella Gelmini, c’è chi argomenta i motivi della protesta che, nonostante il prossimo passaggio del ddl al Senato non sembra volersi arrestare, come precisa annoiato888: “Noi non ci fermeremo finché quel che diciamo non otterremo”.

HerenoSleepGirl racconta la sua storia: “Studio lettere a Venezia, grazie al potere che è stato concesso al nostro caro direttore Carraro i tempi per lo studio sono stati accorciati, abbiamo meno tempo per preparare gli esami tutto questo per poter finire prima e affittare a terzi l'ateneo. La protesta dei ricercatori è stata ignorata e il 60% dei corsi è stato rimandato al secondo semestre con conseguente sovraccarico nelle aule. A chi mancavano due esami si è trovato nella situazione paradossale di pagare per un servizio che non ha.”

“Grazie ai suoi tagli - scrive invece kattivo35 - molti degli studenti in medicina non potranno dare il loro futuro contributo anche nel curare gente che come me da Bergamo se ne va a Milano per curarsi con nuove tecniche”.

“L’istruzione è alla base di uno stato – replica Grianne20 - è una delle ultime cose su cui si dovrebbe tagliare se si vuole far migliorare un paese! E le università vanno rese pubbliche, non private, perché anche chi non può permetterselo ha il diritto di andarci! Diritto che questa riforma elimina”.

“Questo governo ruba il futuro ai giovani – dice Arkaggelos – Da una parte c'è chi è costretto a dimettersi... ed a fare a meno d'un pezzo di carta tutt'altro che irrilevante; dall'altra, coi tagli della ricerca, ci sarà meno personale qualificato in Italia, e le generazioni future avranno una preparazione decisamente di basso livello. Il coraggio di cambiare non è questo... “.

"Sì - gli fa eco freeScricciolina - questo governo ruba il futuro ai giovani. Ma in una repubblica democratica com'è possibile che, nonostante ci sia più del 90% di studenti (e non) in disaccordo con la riforma, questa venga approvata comunque? Qui ci stanno tagliando le gambe...ci stanno togliendo il diritto allo studio...E com'è possibile, poi, che 7 politici si astengano nel votare la riforma...com'è possibile che a queste persone non importa il futuro di coloro per cui lavorano...”.

“Non vi fate strumentalizzare dai baroni e dai centri sociali” esortava il ministro nel messaggio del 26 novembre. “Gentile Ministro della pubblica istruzione – le risponde il 1 dicembre don 33x - mi pare che le manifestazioni siano il segnale di un rifiuto, giustificato, a non farsi strumentalizzare da poteri che nulla hanno a che fare con la cultura e con la scienza pura. Distinti saluti”.

E sul web intervengono anche gli accademici. “Sono un professore universitario, associato di Ingegneria e figlio di nessuno – si presenta così l’utente a forma irancat - Pur riconoscendo che molte cose nell'Università non vanno, questa legge prende a pretesto questi malfunzionamenti, così come quelli della Giustizia, per fare un'altra cosa: poter mettere le mani della politica sull'Università. La riforma presentata non è frutto di una seria e approfondita riflessione su come valorizzare l'erogazione di cultura e ricerca in Italia, ma solo della voglia di tagliare fondi subito!"

C'è anche chi non si schiera contro, ma ammette di non avere le idee chiare. “Io non sto capendo più niente”, scrive Giovanni, che chiede al ministro "una cosa molto concreta: crei un sito web dove noi ragazzi possiamo leggere ciò che lei vuole modificare nella scuola italiana. Io non sto capendo più niente! Non so se ascoltare i miei rappresentanti d'istituto che dicono di partecipare agli scioperi contro di lei, o quei politici che vanno in televisione sparando emerite cavolate. Le raccomanderei inoltre di curare il sito personalmente in modo da evitare incomprensioni”.