La riforma Gelmini e le scuole paritarie:
diplomifici e meritocrazia nell’Italia di oggi

Luigi Ciamburro da Diretta News.it, 20.12.2010

RIFORMA GELMINI E SCUOLE PARITARIE – Nelle ultime settimane di quest’anno abbiamo assistito alla calda protesta degli studenti contro il ddl Gelmini, la riforma più discussa di questo governo Berlusconi che, anche nel settore dell’Istruzione, tende a favorire un ristretto ceto imprenditoriale e subdole cerchie di potere.

Lotta contro i baroni, meritocrazia, trasparenza nei concorsi sono le parole d’ordine sbandierate dal ministro Gelmini, ma ogni volta che si parla di istituzione ‘Scuola’ tutti sembrano dimenticare il volto retrostante di essa, l’altra faccia della medaglia comunemente chiamata scuola privata o paritaria. Una sorta di lato b dell’istruzione che gode di una coltre impenetrabile capace di non far parlare mai di sé, su cui sorvolano e tacciono volentieri sindacati e ispettori del settore, su cui i precari si soffermano sporadicamente cercando altrove la soluzione o le responsabilità del declino della scuola. Un lato b che molti giovani manifestanti ignorano totalmente e su cui potrebbero far leva per rivendicare ulteriormente i loro diritti.

Lo scorso anno il programma-inchiesta di Rai3 “Presadiretta” ha tentato di sgretolare questo omertoso muro che circonda i diplomifici in Campania, sebbene tale discorso sia estendibile a quasi tutte le scuole presenti sul territorio nazionale. Stiamo parlando delle fabbriche dei diplomi, dove è sufficiente pagare alcune migliaia di euro per ottenere un titolo di studi: mediamente l’importo oscilla fra i 4.000 e i 6.000 euro. In cambio vengono garantiti voti alti, possibilità di non frequentare le lezioni, promozione quasi garantita, nessun acquisto di libri o altri accessori e, in moltissimi casi, al momento dell’iscrizione, è facile sentirsi dire: “I compiti in classe ve li facciamo noi”: basta pagare un surplus!

In questa maniera le famiglie pagano fior di quattrini, gli allievi vengono promossi senza aver mai aperto un libro di testo e, nell’improbabile caso non dovessero passare l’esame di maturità, viene permesso loro di frequentare l’ultimo anno senza costi per la seconda volta: l’istruzione mette i saldi!

INSEGNANTI E RECLUTAMENTO – Gli insegnanti vengono reclutati a piacimento dei gestori i quali non sono costretti a seguire una specifica graduatoria, né a tenere conto se un docente sia abilitato o meno. A bussare alla porta di questi diplomifici, oltre ai classici raccomandati “amici di tizio e caio”, sono i docenti rimasti fuori dalla scuola statale a causa dei tagli del ministro Gelmini, che vedono in questi istituti la loro ultima spiaggia per accumulare punti utili ai fini della graduatoria. Persone costrette a umiliare quotidianamente il proprio lavoro e ogni dignità morale e umana. Infatti il dato più grottesco è che qui si lavora gratis, le buste paga vengono firmate regolarmente e tacitamente (o si firma o te ne vai a casa!) e tante volte capita che i docenti siano costretti a versarsi persino i contributi: in poche parole bisogna pagare per lavorare, nella speranza di accedere al più presto in una scuola statale e vedere ripagati tanti sforzi. Ma dal momento che la presenza degli studenti è aleatoria, in cosa consiste il lavoro di questi prof? Nel compiere le verifiche scritte di chi non frequenta, cercando di usare calligrafie diverse per ogni ipotetico allievo, compilando registri personali con finte presenze, annotando falsi argomenti di lezioni mai avvenute e mettendo voti di interrogazioni mai eseguite. Basti pensare che molti diplomandi risultano presenti sia in classe sia sul loro posto di lavoro regolarmente esercitato.

Il sistema delle graduatorie a punti per il reclutamento dei docenti nelle scuole statali è ancora in vigore e resterà tale ancora per tanto tempo, dal momento che mai nessun ministro dell’Istruzione ha messo in discussione questo stato di cose. Per chiunque volesse diventare professore di scuola media o superiore il passaggio nelle scuole paritarie resta obbligatorio (in alternativa non resta che sperare nelle supplenze periodiche…), alla faccia di chi ancora nella meritocrazia ‘gelminiana’!

ESAMI DI MATURITA’ o ESAMI DI ‘PROFITTO’? – In Italia nel 2010 oltre 26.000 persone hanno conseguito l’esame in questi diplomifici. Ragazzi che avendo perso uno o più anni di scuola sono spinti dai genitori a prendere il famoso ‘pezzo di carta’; oppure persone adulte costrette ad acquistare un diploma per accedere nel mondo del lavoro o aspirare a mansioni più qualificate di quelle che già sostengono. Per molti di essi il giorno della maturità corrisponde al loro primo giorno di scuola, dal momento che durante l’anno scolastico i docenti hanno sostenuto compiti e interrogazioni(!) al posto loro. Ma non sorge nessun problema dal momento che i dipendenti della fabbrica dei diplomi (alias ‘insegnanti’) saranno costretti a far entrare compiti belli e fatti, a rischio della loro immagine e reputazione agli occhi dei commissari esterni. Infatti come tutti sanno ogni commissione d’esame è formata da tre docenti interni, tre esterni più un presidente anch’esso esterno, i quali, davanti a un evidente stato di ignorante corruzione, fingono di non vedere e accettare anche per non mettere in difficoltà i loro colleghi interni e dal momento che conoscono sin troppo bene come funziona un istituto paritario. Alcuni degli esterni, poi, che magari non vogliono chiudere un occhio, vengono corrotti con somme di denaro o futuri incarichi ben retribuiti nei paritari: non sono rari i casi in cui un presidente di commissione esterno sia poi diventato preside di un diplomificio…!

Per quanto riguarda invece l’esame orale di maturità la presenza di testimoni è sconsigliata, in modo da poter dare un buon voto anche a chi fa scena muta. Sfiderei chiunque ad assistere alle prove orali e a giudicare degno di promozione questi acquirenti di diplomi…! Ma si sa, i soldi fanno venire la vista ai ciechi e l’ingegno agli ignoranti, dato che ogni istituto sforna in media 120 diplomi che vanno moltiplicati per 4-5 mila euro: ne derivano somme ingenti cui si sommano i sempre più generosi contributi statali.

Abnormi profitti che si rispecchiano negli stili di vita dei gestori, possessori di auto di lusso e di conti in banca a sei zeri, soldi che spesso vengono usati per corrompere chi volesse intralciare il loro infame cammino e posizionando persone compiacenti in posti chiave come gli Uffici Scolastici Regionali. Infatti ogni rara volta che viene inviata un’ispezione le segreterie delle scuole paritarie vengono preventivamente avvisate in modo da arginare, per quanto possibile, le lacune sin troppo evidenti come le aule vuote o i registri attestanti presenze immaginarie…Qualora fosse impossibile nascondere la verità non è difficile corrompere l’ispettore di turno che, conoscendo l’andazzo, è sempre ben disposto a sorvolare per un minimo guadagno sottobanco.

A rendere ancor più grottesca questa situazione provvede la nuova Finanziaria che aumenta sconsideratamente i finanziamenti alle scuole private: 245 milioni di euro buttati al vento e utili ad alimentare la cupidigia e le tasche di chi gestisce tali istituti. In maniera sì fatta gli alunni comprano un diploma a suon di moneta sonante senza nessun risvolto positivo per la propria cultura, i gestori si rivelano essere una classe imprenditoriale dedita alla corruzione e al profitto senza scrupoli e i professori o aspiranti tali sono costretti a sottostare ad una sorta di mafia che non possono denunciare se tengono alla loro carriera…

Questa è la meritocrazia sbandierata dal ministro Gelmini per il reclutamento dei docenti?