Paritarie e dati Ocse-Pisa.
Letture opposte a confronto

da Tuttoscuola, 15.12.2010

Nell'ultima newsletter TuttoscuolaFOCUS, nell'analizzare gli ultimi risultati dell’indagine internazionale Ocse-Pisa 2009 sulle competenze di base dei quindicenni, abbiamo accennato alla “constatazione che gli scarsi risultati di studenti di scuole private hanno contribuito ad abbassare la media complessiva dell’Italia” e alla vis polemica che caratterizzava il dibattito sull'argomento.

All'origine, vi è un articolo di Salvo Intravaia su Repubblica, dal titolo Nella scuola pubblica si impara di più. L'Italia in basso per colpa delle private, nel quale l'autore sostiene che “sono le private la vera zavorra del sistema”. Stando agli ultimi dati dell'indagine Ocse-Pisa – scrive Intravaia - “sulle competenze in Lettura, Matematica e Scienze dei quindicenni di mezzo mondo. Insomma: a fare precipitare gli studenti italiani in fondo alle classifiche internazionali sono proprio gli istituti non statali. Senza il loro "contributo", la scuola italiana scalerebbe le tre classifiche Ocse anche di dieci posizioni. La notizia arriva nel bel mezzo del dibattito sui tagli all'istruzione pubblica e sui finanziamenti alle paritarie, mantenuti anche dall'ultima legge di stabilità, che hanno fatto esplodere la protesta studentesca”.

A contestare l'articolo, è intervenuto un secondo articolo, a firma di Giorgio Vittadini e Luisa Ribolzi su Il Sussidiario, dal titolo Le paritarie abbassano il livello? È solo un’idea (falsa) di Repubblica.

I due autori obiettano che il campione finalizzato a distinguere la scuola pubblica dalla privata non è rappresentativo, ed ha al suo interno solo i CFP.

Le paritarie – proseguono Vittadini e Ribolzi – sono anch'esse analizzate in maniera non rappresentativa, e i punteggi degli studenti sono sì sotto la media, ma contenuti intorno al 3% (non tale da costituire una zavorra.

Infine, spiegano i due editorialisti, “è assolutamente scorretto affermare che i punteggi delle scuole paritarie (da cui restano esclusi i CFP) sono responsabili dei bassi punteggi ottenuti dall’Italia: il numero di risposte relativo alle scuole paritarie non è in grado di influenzare significativamente i valori medi. Non si può usare surrettiziamente questo dato per affermare che va ulteriormente contrastato il già sistematicamente negato diritto di scelta dei genitori (quasi il 20% dei genitori che iscrive il figlio alla scuola statale afferma di aver pensato alla scuola paritaria, ma di averla scartata perché non se la può permettere, o perché dovrebbe fare dei sacrifici), e non si può straparlare di finanziamenti alla scuola paritaria come lesivi della qualità della scuola statale”.

La Fidae da ultima interviene sull'argomento, sostenendo le tesi espresse da Giorgio Vittadini e Luisa Ribolzi, spiegando che il loro articolo “aiuta a fare chiarezza sulla questione specifica e induce indirettamente a porsi di fronte al problema della scuola italiana in maniera più obiettiva e serena nella consapevolezza che essa, al di là di ogni sua etichetta di statale o paritaria, è un bene di interesse generale che non dovrebbe essere strumentalizzato per contingenti fini ideologici di parte”.

La Federazione delle scuole cattoliche invita a una maggiore cautela nell'interpretazione dei dati statistici: “Chiunque sa, o dovrebbe sapere, che ogni dato statistico, soprattutto quando esso si riferisce ad aspetti difficili da quantificare, come appunto è la qualità dell’istruzione e dell’educazione, deve essere sempre corredato dalla lettura di una infinità di variabili perché sono queste che ne danno il vero senso, significato e la vera portata anche” statistica” che esso rappresenta Chiunque pure sa, o dovrebbe sapere, che ogni dato statistico non può essere estrapolato dal suo contesto, generalizzato. Chiunque sa che ogni dato, per corretto che sia, esprime un dettaglio dell’intero problema e non può quindi essere assolutizzato, soprattutto quando addirittura questo dettaglio viene frainteso. Queste sono elementari norme di analisi testuale che sarebbe bene venissero sempre praticate, soprattutto quando certe informazioni vengono diffuse attraverso uno strumento così grande e pervasivo come può essere un giornale con una grande tiratura e sono date per certe e veritiere”.