UNIVERSITA'

Ddl Gelmini, votazioni caos al Senato
domani la mobilitazione a sorpresa

A palazzo Madama una seduta mai vista: la leghista Mauro perde la pazienza e nella foga dichiara approvati gli emendamenti del Pd. Schifani impone una nuova votazione tra le proteste dell'opposizione. Gli studenti: "Per i cortei non chiediamo autorizzazioni", e una delegazione al Quirinale per cercare l'appoggio di Napolitano 

 la Repubblica 21.12.2010

ROMA - Manifestazioni in tutta Italia, cortei a sorpresa non autorizzati a Roma e una delegazione in "missione" al Quirinale per cercare di rafforzare l'attenzione del presidente della Repubblica per il movimento studentesco della Sapienza che ha scritto una lettera 1 a sindaco, prefetto e questore della Capitale. Sono queste le mosse decise dalle assemble che si sono svolte oggi in molte università della Penisola in vista della cruciale giornata di domani quando la contestata riforma Gelmini otterrà il via libera definitivo dal Senato. In realtà davanti agli studenti per qualche ora è balenata anche la possibilità che il testo fosse obbligato a un nuovo passaggio alla Camera, riaprendo tutti i giochi.

Colpa di una delle più concitate e caotiche sedute mai viste a palazzo Madama. Protagonista assoluta la vicepresidente di turno, la leghista Rosi Mauro, che incalzata dall'opposizione e ossessionata dal desiderio di accelerare al massimo l'iter del provvedimento ha iniziato nel pomeriggio a far votare emendamenti a raffica. Ne è scaturita una confusione totale, tra intemperanze della Mauro e urla delle opposizioni, al culmine della quale la senatrice leghista ha dato per approvata una serie di emendamenti che modificando il testo licenziato dalla Camera ne avrebbero richiesto un nuovo passaggio a Montecitorio. 

Il video dell'episodio 2 è finito immediatamente su internet ed è già diventato un culto. In un crescendo di agitazione la vicepresidente ha scandito: "6.209 chi vota a favore, chi vota contro, non è approvato. 6.26 chi vota a favore, chi contro, è approvato. 6.27 chi vota a favore, chi contro, non è approvato. 6.28 chi vota a favore, chi contro, non è approvato". Quanto basta secondo Felice Belisario dell'Idv a ritenere l'emendamento presentato dal Pd inserito a tutti gli effetti nella riforma. Anche perché sull'emendamento 6.26 Rosi Mauro, prima di mettere in votazione, ha anche dichiarato in aula il parere contrario del Governo. La formula è poi inequivocabile: "Chi vota a favore, chi contro, è approvato". Nel parapiglia Mauro ha anche dichiarato "approvati" altri tre emendamenti: il 6.21, il 6.303 ed il 6.23. "Non ci può essere neppure la controprova del tabellone elettronico - spiega il senatore dipietrista - perché le votazioni si sono svolte per alzata di mano".

Per rimettere le cose a posto il presidente del Senato Renato Schifani si è visto costretto a convocare prima la conferenza dei capigruppo e poi la Giunta per il regolamento, sentenziando infine che in virtù dell'articolo 118 di palazzo Madama tutte le votazioni contestate vanno ripetute. "Con il caos in aula - si è giustificato - i senatori non sapevano cosa stavano votando". "In ogni caso di irregolarità delle votazioni - ha aggiunto - il Presidente, apprezzate le circostanze, può annullarle e disporne l'immediata rinnovazione, con o senza procedimento elettronico".  

Nel dibattito che ne è seguito in aula, contro la decisione di Schifani si sono espressi si la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro sia quello dell'Idv Felice Belisario. "Sarebbe un precedente gravissimo - ha chiarito la presidente dei democratici - perché è vero che una votazione può essere ripetuta, anche due. Ma non sette votazioni imposte mentre l'Aula del Senato era in subbuglio". Favorevole invece a ripetere il voto il capogruppo dell'Udc Gianpiero D'Alia.

L'eventualità di un ritorno alla Camera è però un rischio che il governo e la maggioranza non possono però assolutamente rischiare di correre. I numeri a Montecitorio non garantiscono infatti al ddl Gelmini la stessa tranquillità del Senato e se è vero che nel primo passaggio alla Camera Fli ha votato a favore, oggi il finiano Granata ha fatto capire che nel nuovo contesto politico (Fli ora è a tutti gli effetti nel campo dell'opposizione ed è alleata con l'Udc che ha votato contro) le cose potrebbero cambiare. "Un breve stop alla Gelmini per una serie di audizioni - spiega il parlamentare futurista - sarebbe un grande segno di civiltà e di ascolto da parte della politica. Smorzerebbe polemiche e rafforzerebbe le politiche universitarie e giovanili attraverso il confronto, oltre le farneticazioni e le provocazioni di alcuni contro il mondo studentesco".

Un atteggiamento che si richiama anche alle parole pronunciate ieri da Giorgio Napolitano sulla necessità di non sottovalutare il disagio giovanile. Affermazioni apprezzate dal movimento universitario che ha deciso oggi di chiudere di fatto il dialogo con le forze dell'ordine e il governo, rivolgendosi invece direttamente al capo dello Stato. In una lettera inviata al prefetto e al questore di Roma "gli studenti e le studentesse della Sapienza in mobilitazione" spiegano infatti di voler realizzare domani "cortei spontanei" senza comunicare dove si svolgeranno visto che "la vostra apertura al dialogo che in queste settimane si è manifestata ripetutamente e in vari modi: dalle centinaia di denunce per manifestazione non autorizzata, agli arresti immotivati, alla costruzione di una "zona rossa" permanente e in continua espansione". Diverso invece come detto l'atteggiamento verso il Quirinale. "Vogliamo però interloquire con chi ha detto, in questi giorni, che bisogna ascoltare il nostro disagio, perciò domani una nostra delegazione porterà una lettera al Presidente Napolitano", spiega un'altra lettera degli universitari romani.