ISTRUZIONE
dopo scuola anche università, ASCA, 29.12.2010 (ASCA) - Roma, 29 dic - Il 2010 e' stato un anno cruciale per l'istruzione italiana. A settembre, infatti, ha preso il via la scuola dell'era Gelmini e poco prima di Natale e' diventato legge il ddl che intende riformare l'università.
Un anno costellato da manifestazioni di protesta, scontri, cortei e
sit-in che hanno contraddistinto l'iter parlamentare delle riforme. Tra le piu' importanti, sicuramente per gli studenti, il fatto di non poter superare i 50 giorni di assenza. Pena la bocciatura. Era stato annunciato, entro il 2010, un nuovo concorso per diventare presidi che prevedeva circa 3 mila (2.871) nuovi posti, ma come spiegato da Antonino Titone, dirigente scolastico, della Flc Cgil, ''e' tutto bloccato e l'anno prossimo ci saranno 2.300 presidenze vacanti, ovvero 4.600 scuole che non avranno presidi a tempo pieno''. La fine dell'estate e l'inizio dell'anno scolastico hanno visto in piazza tantissimi precari, che da Nord a Sud hanno manifestato tutta la loro disperazione con scioperi della fame e la Cobas ha indetto piu' volte il blocco degli scrutini. Al centro delle proteste la politica di tagli del personale per la scuola, che, tra riforma e manovra finanziaria del Governo, secondo i sindacati, ''ha messo in ginocchio gli istituti''. Cosi', se la riforma Gelmini prevedeva l'assunzione di 10 mila nuovi docenti (assunti, secondo i Cobas, su 30 mila posti disponibili) e 5 mila unità di personale Ata, come denunciato piu' volte e ribadito da Anna Grazia Stammati, dell'esecutivo nazionale dei Cobas, ''sono stati pochissimi i precari che sono riusciti a conquistare delle supplenze annuali''. Un dato che peggiora drasticamente al Sud Italia. ''Su questo fronte - ha spiegato - la situazione e' geograficamente diversificata, il centro-sud e' stato penalizzato in modo fortissimo, meno ne hanno risentito al Nord''. Altro nodo cruciale, al centro di botta e risposta tra genitori e insegnanti, politici e sindacati, e' stato il tempo pieno. Secondo il Miur infatti, per quanto riguarda la scuola primaria sono aumentate le classi a tempo pieno: da 36.493 a 37.275. Ma, ha sottolineato Stammati, ''e' un dato che non rispecchia la realtà perche' non sono stati ripristinati i tempi pieni in uscita dalle classi terminali. Per ogni quinta elementare, infatti, non e' stato ripristinato un tempo pieno nello stesso corso. Questo e' un calcolo basato sulle nuove classi che lo hanno inserito, ma non prende in considerazione le quinte che sono uscite''. Anche sul fronte dell'offerta formativa la scuola e' stata in qualche modo ''stravolta''. Sono nati gli Its, una nuova filiera non universitaria creata per formare le figure professionali piu' richieste dal mondo del lavoro e sono stati istituiti due nuovi licei: il liceo musicale e coreutico (i cui programmi sono stati scritti insieme a direttori e docenti di Conservatorio) e il liceo delle scienze umane. Da quest'anno, insomma, gli indirizzi sono stati sei. Il Governo, come spiegato dalla Gelmini nell'illustrare la riforma, punta molto sugli istituti tecnici e professionali. I nuovi tecnici si dividono in 2 settori (Economico e Tecnologico) e 11 indirizzi. I nuovi istituti professionali si dividono in 2 settori (Servizi e Industria e artigianato) e 6 indirizzi. Un cambio anche nel programma di studio con una particolare attenzione rivolta al '900 in Storia, Letteratura e Filosofia.
Innovazioni anche per il tecnico-scientifico: Liceo scientifico
scienze applicate (senza il latino), riordino dei Tecnici ed in
particolare dei settore tecnologico con un aumento delle iscrizioni
rispetto all'anno precedente dell'1,7%. I licei musicali hanno
registrato 1.200 studenti su 37 licei attivati; 5 licei coreutici.
Tutte le sezioni attivate sono al completo. Polemiche, proteste, e polemiche sulle proteste hanno contraddistinto la fine del 2010. Al centro del contendere, tra le tante cose, le risorse che non basterebbero a coprire il provvedimento. Ma, subito dopo il via libera, il ministro Gelmini ha assicurato che i fondi per rendere attuativo il ddl ci sono, soprattutto dopo il miliardo di euro destinato all'università con la legge di stabilità. Fondi, secondo il ministro, ''sufficienti per la spesa corrente, gli scatti dei docenti e le borse di studio''. Altro nodo i decreti attuativi ma anche qui la Gelmini ha annunciato che i decreti saranno tutti approvati entro sei mesi e che i primi giungeranno all'attenzione del Consiglio dei ministri già a partire dalla prossima riunione. Insomma, dal reclutamento ai contratti di ricerca, per arrivare alla stretta contro la cosiddetta ''parentopoli'' all'interno dell'università (su proposta dell'Idv), dopo mesi di polemiche, ricerca di fondi e proteste al di fuori dei palazzi, il ddl Gelmini e' legge. Il provvedimento non ha avuto vita facile e non solo per le polemiche e le vivacissime proteste degli studenti, ricercatori, dottorandi che, in ogni passaggio cruciale in aula, hanno fatto sentire tutto il loro dissenso dalle piazze; ma anche per l'iter parlamentare e politico che lo ha accompagnato. Doveva approdare in Senato in terza lettura il 9 dicembre, ma il voto di fiducia al Governo ne ha posticipato l'arrivo di oltre dieci giorni. Dieci giorni da sommare a un percorso durato due anni. Sono del 2008, infatti, le linee guida del governo che hanno ispirato la riforma. Il 29 luglio scorso l'aula del Senato approva il testo che approda alla Camera ad ottobre.
Le proteste accompagnano passo passo l'iter parlamentare e vengono
rese ancora piu' aspre dai tagli previsti nella finanziaria che
condizionano molti dei punti del provvedimento. Da quando il ddl
arriva alla Camera studenti, ricercatori e dottorandi non si sono
risparmiati arrivando anche ad occupare i monumenti simbolo di mezza
Italia. Non solo. In occasione del voto di fiducia al Governo (14
dicembre), mossi dal dissenso contro la riforma, in migliaia hanno
sfilato nel centro di Roma in una giornata che ha sconvolto la
Capitale paralizzandola. Tante le polemiche sorte dopo gli scontri
con la polizia. Polemiche che, inevitabilmente, sono arrivate in
aula del Senato (dove il ddl era approdato il 20 dicembre), mosse da
alcune proposte di politici della maggioranza come l'istituzione per
i manifestanti di una sorta di daspo (il divieto di accedere alle
manifestazioni sportive) e di provvedere ad arresti preventivi nei
confronti di coloro che sono ritenuti violenti. Infine, un
''incidente'' sempre in aula del Senato ha rallentato l'approvazione
del ddl. Il 21 dicembre sera, durante la discussione, Rosi Mauro,
nelle vesti di vicepresidente vicario della Lega, ha dato per
approvati erroneamente quattro emendamenti del Pd. Alla fine la
Giunta per il Regolamento ha deciso a maggioranza di far rivotare
gli emendamenti. Emendamenti numerosissimi sia alla Camera che al
Senato: a Montecitorio sono stati 400 mentre a Palazzo Madama 850.
Dai politici a chi poi con questa riforma dovrà fare i conti tutti i
giorni. Se da un lato alcuni rettori (non tutti, per protesta, in
occasione del voto alla Camera, quello di Firenze invito' i docenti
a sospendere le lezioni) insieme a Confindustria appoggiano il
testo, per sindacati, studenti e ricercatori si tratta di un
''massacro al sistema universitario che non prevede risorse a
sufficienza e non aiuta i ricercatori nel loro percorso
accademico''. |