REAZIONI ALLA RIFORMA GELMINI

Gli studenti "Non ci basta Sarà battaglia"

Insoddisfazione bipartisan, pronte nuove mobilitazioni

Marco Alfieri La Stampa, 31.12.2010

MILANO - Chi invita i rettori alla disobbedienza, chi vuole aderire allo sciopero Fiom e chi, da destra, denuncia lo spazio istituzionale «regalato» ad una minoranza rumorosa. Ma su un punto gli studenti concordano: nel criticare la firma al ddl Gelmini del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Paradossale, no?

«Secondo noi c’era lo spazio per rinviarla alle Camere perché nel testo di legge permangono profili dubbi». Quali? «Ad esempio l’obbligo di ingresso dei privati nei cda degli atenei. Istituire un meccanismo automatico viola l’autonomia della didattica. E poi la valorizzazione del prestito d’onore a scapito delle borse di studio lede l’articolo 34 della Costituzione».

Claudio Riccio, 25 anni, studente in Scienze politiche a Bari, portavoce nazionale del Link-Coordinamento universitario, nasconde a malapena la delusione per la firma presidenziale. E’ stato uno dei 12 studenti che il 22 dicembre ha incontrato il Presidente, nel momento più caldo della contestazione. «Napolitano ha fatto la sua scelta - archivia Riccio - ma noi andiamo avanti». Nonostante le riserve sollevate dal Colle. «Il rilievo più importante al ddl - prosegue il leader studentesco - è quello relativo all’articolo 4, capitolo assegnazione borse di studio». Si tratta di un emendamento voluto dalla Lega Nord che ne riserva una quota agli studenti residenti. «Una norma razzista, secessionista, è importante che venga cancellata nei decreti attuativi. Ma le altre osservazioni del Capo dello Stato - continua Riccio - francamente sono più formali e tecniche che sostanziali».

Insomma per la protesta i grandi nodi restano tutti sul tappeto. «Sul taglio dei fondi al diritto allo studio pesa invece il combinato disposto con la scure del governo», ragiona Riccio. «Quando questo esecutivo si è insediato, il fondo valeva 246 milioni, nel 2013 arriveremo a 12. Come si fa?». Per questo, dopo la pausa natalizia, la battaglia studentesca si sposterà dentro gli atenei, chiamati a riscrivere gli statuti proprio per adeguarli alla nuova legge. «Daremo battaglia per svuotarla nei senati accademici e in tutti gli organi collegiali», minaccia Riccio. «Per evitare l’ingresso dei privati nei cda e per far sì che l’accorpamento delle facoltà non avvenga per meri interessi baronali». E poi ripartirà la carovana dell'AltraRiforma, «con manifestazioni e cortei in tutta Italia e il coinvolgimento del mondo del lavoro, cominciando dall’adesione allo sciopero indetto dalla Fiom, perché in gioco c’è il futuro di un’intera generazione».

Anche Luca Cafagna di Uniriot Roma resta sul piede di guerra. «Napolitano ci ha incontrati, è stato l’unico, ma resta la scelta generale di non farsi carico della proposta politica degli studenti.Daremo battaglia sui decreti attuativi», promette Cafagna. Come? «Via la quota del 10% di borse di studio riservata agli studenti residenti, si riduca il numero dei privati nei cda degli atenei, e si elimini il 95% dei tagli alle borse di studio», ecco le richieste di Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari. Nel frattempo, «chiediamo fin da subito a tutti i rettori di disobbedire».

«La firma di Napolitano è decisamente un passo indietro rispetto all’incontro pre natalizio», si lamenta Tito Russo, 22 anni, iscritto a Scienze politiche a Cosenza, uno dei leader dell’Unione degli studenti. «Non ha senso sollevare riserve su singoli pezzetti di un ddl. Quel che noi contestiamo è il suo impianto, abbinato al peggior taglio al diritto allo studio della storia, che limita l’accesso fondamentale a scuola, università e ricerca».

Gira che ti rigira, dunque, dopo le vacanze si ripartirà da dove ci eravamo lasciati. Assemblee, scioperi, manifestazioni per le piazze italiane. Le riserve del Quirinale non smontano minimamente le barricate di molti studenti.

Anche perché agli antipodi, altrettanto polemica nei confronti del Colle, c’è la posizione di Azione universitaria, la rete degli studenti di centrodestra. Creando così il paradosso di un Napolitano accerchiato da destra e da sinistra. «Siamo felici che il Presidente abbia firmato. Ma suscita qualche dubbio un eccesso di dettagliate osservazioni, che non condividiamo nel merito», precisano presidente e coordinatore nazionale, Giovanni Donzelli e Andrea Volpi.

«Per quanto riguarda invece il confronto, auspicato nella lettera di Napolitano, aspettiamo ancora che le porte del Quirinale si aprano anche agli studenti democraticamente eletti negli organi universitari in rappresentanza di una maggioranza favorevole alla riforma. A differenza dei contestatori, non sono stati ancora ricevuti...».