Università: Gelmini da TuttoscuolaNews N. 466 6.12.2010 E’ opinione largamente diffusa che la sorte della riforma Gelmini dell’università, varata dalla Camera e in attesa di definitiva approvazione da parte del Senato, sia strettamente legata all’esito del voto di fiducia (o sfiducia) al governo Berlusconi fissato per il 14 dicembre 2010. Se il governo riuscirà ad avere la fiducia alla Camera, anche se risicata, è probabile che l’impegno preso da tutti in conferenza dei capigruppo a calendarizzare l’esame della riforma subito dopo il 14 dicembre sarà rispettato: anche un eventuale mutamento di rotta da parte del Fli di Gianfranco Fini, che alla Camera aveva votato a favore della legge (sia pure mettendo in minoranza il governo su due emendamenti), difficilmente potrebbe cambiare le cose al Senato, dove il governo può fare a meno dall’apporto del Fli. Se invece il governo fosse battuto si aprirebbe una fase di incertezza, di durata non prevedibile e dall’esito non scontato. In questo caso solo un governo Berlusconi bis che lasciasse la sinistra all’opposizione potrebbe portare in porto la riforma (magari con qualche ritocco legato alle modalità di soluzione della crisi di governo). Qualunque governo che non avesse il sostegno del Pdl e/o della Lega, e che comprendesse invece il Pd, non potrebbe che affossare la legge, perché la lotta contro la riforma Gelmini da parte di questo partito è stata in questi mesi così dura da rendere impraticabile qualunque ipotesi emendativa o di compromesso. L’approvazione della riforma non dispiacerebbe a Confindustria, alla Conferenza dei rettori e al raggruppamento dei centristi (Fli, Udc, Mpa, Alleanza per l’Italia di Rutelli), i quali però difficilmente avrebbero, in quello scenario post berlusconiano, la forza di imporla al Pd se non a prezzo di radicali cambiamenti. Per questo la scadenza del 14 dicembre sarà in ogni caso decisiva. |